Ed ecco il nostro secondo racconto. Incontriamo stavolta due amici alla ricerca di un bar, per gustare una granita, ma… c’è una sorpresa finale. Buona lettura!
Alla fine di una rappresentazione mattutina, il grande attore napoletano, mentre stava uscendo dall’ingresso degli artisti, mi vide e mi salutò da lontano. Non so come, ci conoscevamo.
Mi avvicinai, lo salutai, e gli dissi: “Vieni, andiamo al bar, ti offro qualcosa”.
Entrammo nel bar più vicino e ci sedemmo.
“Che cosa prendi?”, gli chiesi.
“Mi piacerebbe assaggiare la vostra granita”, mi rispose. “Che gusto mi consigli?”
“Mah, io ti consiglierei qualcosa alla frutta: fragola, pesca, oppure limone”.
“No, non mi va il limone, preferisco qualche altro gusto”.
“E allora andiamo sulla classica granita alla mandorla”.
“Vada per la mandorla”.
Mentre aspettavamo che arrivasse il cameriere, lo vidi sparire all’improvviso. Poi lo vidi uscire da un ingresso secondario del bar, infilare una stradina, poi infilarne un’altra, ed infine entrare in un negozietto di non so che e chiedere del bagno. Tutto questo mentre io lo seguivo a una certa distanza.
Lo aspettai fuori dal negozietto e gli chiesi: “Ma perché non hai usato il bagno del bar?”.
“C’era troppa confusione – mi rispose – e mi seccavo ad aspettare. Questo negozietto l’avevo adocchiato prima dello spettacolo e mi aveva subito ispirato simpatia”.
Tornammo al bar e ci mettemmo a chiacchierare. Si mise a parlarmi dei suoi impegni di lavoro. “Stasera – mi disse – ho una serata pesante. Devo andare in due scuole”.
“Che scuole sono?”, chiesi. Di una non si ricordava bene il nome, ma l’altra era la mia scuola. “Allora stasera vengo a vederti”, gli dissi.
Quando finalmente arrivò il cameriere e gli chiedemmo la granita di mandorla, ci disse che purtroppo l’avevano finita.
“E adesso che facciamo?”, mi chiese lui.
“Andiamo in un altro bar. Ce n’è un altro qui vicino”.
Uscimmo e andammo nell’altro bar, che però era molto più piccolo del primo.
“Non mi piace – mi disse lui – mi dà un senso di oppressione. Lasciamo perdere, sarà per un’altra volta”.
“Ma no – insistetti – cerchiamo ancora, troveremo pure un altro bar”.
“Ma qui c’è solo una chiesa – mi disse lui – non ci sono altri bar da queste parti”.
“Non ti preoccupare – replicai – ci penso io”.
Facendo un lungo giro, tornammo al teatro. Guardandomi intorno, vidi un meccanico che si stava pulendo le mani sporche di grasso davanti alla sua officina. “Scusi – gli chiesi – c’è un bar nelle vicinanze?”. “Ma certo – rispose il meccanico – sotto il teatro. C’è un bellissimo bar, grande e lussuoso”.
Sicuro, come avevo fatto a non pensarci prima! C’era il Golden, sotto il teatro, uno dei locali più belli ed esclusivi della città. Lo raggiungemmo e ci sedemmo ad un tavolo. Arrivò un cameriere gentilissimo, col codino. Gli dissi di portarci una granita di mandorla, ma non una intera, perché il mio amico attore non la conosceva e voleva solo assaggiarla. Per cui poteva andar bene anche una “mezza” granita. Ed una brioche. “Come la vuole, la brioche”, mi chiese il cameriere. “Che possibilità ci sono?”, indagai. Il cameriere mi enumerò i vari tipi di brioche, che non capii. “Va bene – dissi – ora vengo al bancone e me la scelgo”. Il cameriere annuì e si allontanò. E mentre si allontanava, mi accorsi che era un travestito e che portava un camicione lungo fino ai piedi.
“Ah! – lo richiamai mentre si allontanava – Dimenticavo. Per me un latte di mandorla macchiato”. Dopo un po’ ritornò, portando granita, brioche e latte di mandorla.
E così finalmente il mio amico attore potè gustarsi la sua granita siciliana alla mandorla.
* * * * *
E questo è il sogno che ho fatto stanotte, e che per fortuna non ho dimenticato appena sveglio, come mi succede spesso. E ripensandoci bene, quell’attore era proprio lui: ma sì, era il “grande” Eduardo!
Nino De Maria