Racconti d’estate per “La Voce”. 8^ puntata: I sogni di Fiorenzo

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Pubblichiamo oggi il nostro ottavo racconto estivo, dedicato ad una bella famiglia all’antica, molto unita ma sfortunata. Buona Lettura!

sogno_1Ascenzio, Gaudenzio, Prudenzio e Fiorenzo erano quattro fratelli molto uniti tra di loro e che si erano sempre voluti bene. Purtroppo il loro papà era morto quando erano ancora piccoli, e così erano cresciuti solo con la mamma, che li aveva tirati su con tanto affetto e tanta dedizione, cosicché, nonostante la mancanza del padre, erano cresciuti molto sereni ed equilibrati. Avevano tutti frequentato la scuola con profitto e ognuno di loro, crescendo, aveva intrapreso una strada professionale diversa.

Ascenzio era diventato insegnante elementare, Gaudenzio si era fatto medico, Prudenzio faceva il commerciante e Fiorenzo, che era perito industriale ed aveva la passione per gli studi scientifici, aveva deciso di fare il professore. Nessuno di loro si era sposato e quindi erano rimasti tutti e quattro a vivere con mamma Irene, anche da grandi.

Un brutto giorno, però, Ascenzio (il “maestro”, come lo chiamavano tutti), colpito da una brutta malattia, improvvisamente morì. E uno dopo l’altro, nel giro di un paio d’anni, morirono anche gli altri due fratelli. Infine, distrutta dal dolore, morì anche mamma Irene.

Fiorenzo, rimasto solo, si sentì crollare il mondo addosso. Ogni volta che era morto uno dei suoi fratelli, aveva cercato di farsi forza non solo per sé, ma anche per la sua mamma. Ma stavolta, morta anche la mamma, non ce la fece più a resistere e cedette allo sconforto.

* * * * *

Era passata circa una settimana dalla scomparsa di mamma Irene e la vita sembrava aver perso ogni interesse per Fiorenzo. Il mondo stesso che lo circondava pareva che avesse perso i suoi colori. Una notte, durante la quale dormì pochissimo come ormai avveniva dal giorno della morte della sua mamma, ebbe un sogno. E sognò il fratello Ascenzio (il maestro), che si trovava nell’aula scolastica dove aveva insegnato per tanti anni, attorniato dai suoi alunni. Alla vista di Fiorenzo, Ascenzio gli venne incontro e lo abbracciò senza dire una parola, indicandogli poi i suoi alunni che lo circondavano affettuosamente. Con questa visione negli occhi, Fiorenzo si risvegliò.

La notte successiva, Fiorenzo ebbe un altro sogno. Stavolta sognò il fratello Gaudenzio (il medico): si trovava in una corsia dell’ospedale in cui aveva svolto per tanti anni la sua attività professionale, e mentre si spostava da un letto all’altro, ascoltava con molta attenzione ciò che gli dicevano gli ammalati, trattando tutti con gentilezza e dicendo ad ognuno una parola di conforto. Anche Gaudenzio, appena vide Fiorenzo, gli venne incontro e lo abbracciò in silenzio, conducendolo poi in giro per le corsie dell’ospedale e mostrandogli i volti sorridenti dei suoi ammalati.

La terza notte ebbe ancora un sogno. Si trovava nel retrobottega di un negozio, da dove riusciva però a vedere perfettamente la zona di vendita. Ma sì, era il negozio del fratello Prudenzio, ordinato e pulito come sempre. In quel momento c’era un cliente che con fare concitato stava parlando con Prudenzio, mentre questi, molto tranquillamente, continuava a scuotere la testa come per negare qualcosa che fosse impossibile da fare. Infine il cliente, sempre più agitato, visto che Prudenzio era inflessibile nel suo atteggiamento, andò via gridando e sbattendo la porta del negozio. A quel punto, Prudenzio si girò verso il retrobottega e vide Fiorenzo. Sorridendo, gli andò incontro e lo abbracciò, anche lui senza dire una sola parola, ma mostrandogli il cliente uscito poco prima dal negozio.

Si alzò e si preparò per andare a scuola, ma era sempre più perplesso sui sogni che aveva fatto. Adesso aveva la netta sensazione che i suoi fratelli avessero voluto comunicargli un messaggio, che egli non riusciva però ad afferrare.

Dopo un paio di settimane, Fiorenzo aveva ripreso quasi regolarmente le sue abitudini e le sue normali attività, ma i tre sogni erano ancora presenti nella sua mente, più incomprensibili che mai. Una sera, in cui si sentiva più stanco del solito, volle andare a letto presto. E quella notte fece un altro sogno. Stavolta sognò la mamma: la signora Irene era seduta nel soggiorno di casa loro, ed appena lo vide gli allargò le braccia, dove Fiorenzo si andò subito a rifugiare piangendo. Poi la mamma lo fece sedere accanto a lei e cominciò a parlare: “Tuo padre – gli disse – faceva il ferroviere, e così come sapeva far andare dritti per la loro strada i treni, allo stesso modo anche lui tirava dritto nei suoi comportamenti e nelle sue decisioni, perché aveva una rettitudine personale incomparabile. E quando lui ci ha lasciati, anch’io ho portato avanti la famiglia seguendo i suoi insegnamenti e cercando di inculcare in tutti voi i suoi stessi sentimenti e la sua rettitudine. Tuo fratello Ascenzio, il maestro, era la bontà in persona, sempre pronto a farsi in quattro per tutti, ed era benvoluto soprattutto dai suoi alunni. Gaudenzio poi, il medico, esercitava la sua professione come una missione e viveva per i suoi malati. E tuo fratello Prudenzio, che faceva il commerciante, non aveva mai voluto accettare compromessi e si è sempre comportato con la massima correttezza, anche a costo di perdere i clienti. Io da parte mia ho sempre cercato di essere una madre affettuosa e di fare in modo che la nostra fosse una famiglia unita, in cui l’affetto tra di noi fosse sempre al primo posto”. Mamma Irene fece una breve pausa, poi continuò: “Fiorenzo, adesso tu sei l’unico componente della nostra famiglia rimasto in vita. E allora tu devi rappresentare tutti noi. Tu devi prendere su di te tutte le nostre buone qualità: la rettitudine di tuo padre, la bontà di Ascenzio, la disponibilità di Gaudenzio, la correttezza di Prudenzio, ed anche la mia affettuosità. Tu devi essere tutti noi, perché noi viviamo in te. Tu, inoltre, da parte tua, sei sempre stato un uomo estremamente altruista. E tu adesso – ricordalo – sei tutti noi!”

A questo punto, Fiorenzo si svegliò di colpo. Adesso però gli era tutto chiaro. Adesso capiva perfettamente i sogni dei suoi fratelli. Adesso capiva il messaggio che essi avevano voluto trasmettergli. E mamma Irene gli aveva aperto gli occhi e gli aveva affidato un compito importantissimo, che egli avrebbe cercato di realizzare a tutti costi.

E da quel momento Fiorenzo fu la persona più retta, più affettuosa, più buona, più disponibile, più corretta, più altruista che possa esserci. Ma non solo, perché aveva anche tante altre qualità che sarebbe troppo lungo elencare. Egli era sempre sorridente e cordiale con tutti e stare con lui era un vero piacere, per cui era sempre ricercato ed apprezzato da quanti lo conoscevano.

Nino De Maria