Racconti / Inedito_18: Il prode Micheletto, re del pedale e del fischietto (3^ parte)

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Una storia fantastica, ispirata ad un personaggio vero.

(Continuazione 3) Il ritrovamento dei tre gattini da parte di Bianca coincise con questa attività preparatoria di Micheletto, ma la cosa non lo interessò più di tanto, perché Bianca evitò accuratamente di coinvolgere lui e sua madre Acatella. I gattini intanto, con tutte quelle persone attorno che si occupavano di loro, cominciarono a crescere e a diventare sempre più graziosi e vivaci. Erano due maschi – uno rosso tigrato ed uno a strisce grigio-chiaro e grigio-scuro – ed una femmina, che era tutta bianca ma con la punta della coda e delle orecchie nera. Bianca aveva attribuito loro dei nomi e li aveva chiamati, rispettivamente, Rossitto e Fiumé (alla francese) i due maschi, e Musetta la femmina. Erano inoltre molto giocherelloni e assieme al cibo, che si faceva sempre più ricco e complesso, cominciarono ad arrivare per loro anche dei giocattolini. Bianca e le sue amiche cominciarono a cercare anche qualcuno che li potesse adottare, poiché non potevano restare per sempre sulla spiaggia. Crescendo, inoltre, cominciavano ad essere più intraprendenti e poteva esserci pure il rischio che scappassero per la strada e si infilassero sotto qualche macchina o qualche motorino.

Anche quell’anno arrivò Ferragosto e si celebrò la notte della vigilia secondo il solito rituale. Micheletto si abbuffò come non mai, rimpinzandosi con tutte le cose buone che c’erano, assaggiando più volte le varie portate e innaffiando poi il tutto con vari bicchierini di limoncello, fragolino, vodka ghiacciata alla pesca e – novità assoluta della stagione – di crema di limoncello e di melone. Tenne poi, per la delizia dei presenti, un superbo concerto per pancia e fischietto, particolarmente riuscito per via dei tessuti della pancia sensibilmente stirati dall’abbondante libagione. A mezzanotte alcuni ragazzi fecero il bagno al chiaro di luna, mentre in lontananza si intravedevano le luci dei falò accesi sulla spiaggia e numerosi fuochi d’artificio. Anche i tre gattini di Bianca assaggiarono i resti della mangiata in passerella, portati loro dalla stessa Bianca. Dopo avere abbondantemente mangiato e bevuto, e dopo l’impareggiabile concerto per pancia e fischietto di Micheletto, qualcuno portò sulla passerella un computer con il karaoke e una chitarra e così, cantando e suonando, si tirò quasi l’alba. Verso le cinque del mattino Micheletto, che aveva già digerito tutto il bendidìo che si era sbafato e cominciava a sentir nuovamente qualche languorino, propose di andare a prendere i cornetti caldi al bar del paese che era rimasto aperto tutta la notte. Subito una decina di persone lo seguirono, dopo di che, quando il sole era già comparso all’orizzonte, i pochi amici del mare rimasti in giro si ritirarono finalmente, morti di sonno e di stanchezza, nelle loro abitazioni, dalle quali non tornarono ad uscire prima delle due del pomeriggio di Ferragosto. Pure Bianca si ritirò a casa, non prima, però, di essere passata a dare un ultimo salutino ai tre gattini sulla spiaggia, che stavano ormai dormendo profondamente.

Bianca, naturalmente, il giorno di Ferragosto si alzò anche lei molto tardi, per cui la prima visita ai gattini la fece solo nel pomeriggio. E qui trovò una brutta sorpresa: i due gatti maschi, Rossitto e Fiumé, non c’erano più! Qualcuno, sicuramente, li aveva portati via quella mattina, mentre non c’era nessuno a sorvegliarli. Era rimasta solo la femmina, Musetta, che vedendola le corse incontro miagolando e saltellando. Bianca, disperata, per poco non scoppiò a piangere. Prese in braccio Musetta e corse a cercare le sue amiche per vedere se sapessero qualcosa sugli altri due gatti, ma la maggior parte delle sue amiche non era in casa e le poche che riuscì a trovare non sapevano nulla. A questo punto, per non lasciarla sola sulla spiaggia, decise di portarsi Musetta a casa, e la sistemò nel sottoscala, convincendo con le buone sua madre a tenerla lì fin quando non avesse trovato qualcuno disposto ad adottarla. Acatella acconsentì a patto che la gattina non entrasse in casa per nessun motivo e che Bianca provvedesse ad accudirla senza coinvolgere lei nella maniera più assoluta.

La situazione andò così avanti per una settimana, mentre Bianca continuava le ricerche di qualcuno a cui far adottare Musetta, ma senza tanto impegno, perché sperava che prima o poi sarebbe riuscita a convincere sua madre a fargliela tenere con sé. Dopo circa una settimana, però, quando scese, una mattina, per portar da mangiare alla gattina, non la trovò più al solito posto. Risalì in casa e fece il giro di tutte le stanze sperando che magari fosse salita da sola e si fosse nascosta da qualche parte, ma niente. Allora, preoccupatissima, uscì in strada e cominciò a chiamarla, perché a questo punto era chiaro che era sicuramente scappata fuori mentre usciva qualcuno. Fece il giro dell’isolato continuando a chiamarla, ma non riuscì a trovarla. Andò allora, sempre più preoccupata, a cercare le sue amiche e tutte quante si sguinzagliarono per le strade del paese a cercare la gattina scomparsa. Anche Grossettina, la sorella di Bianca, e Micheletto, si misero a cercare in tutti i posti possibili e immaginabili in giro per il paese, e pure Acatella diede una mano nelle ricerche. Micheletto, per fare più in fretta, inforcò la sua bicicletta e percorse rapidamente il lungomare e tutte le strade del paese, fischiando in continuazione nella speranza che la gattina, attratta dal suo fischio – fììììì, fifììììì, fifì-fifì-fifììììì –, uscisse fuori. Le ricerche durarono ininterrottamente per tre giorni e tre notti, ma senza alcun risultato.

Bianca era disperata per aver perso tutti e tre i gattini dopo averli salvati, ma soprattutto era disperata per lo smarrimento di Musetta, a cui si era particolarmente affezionata.

Il pomeriggio del 29 agosto Bianca ricevette finalmente una telefonata da una sua amica, la quale le disse di avere ritrovato Musetta che giocava sugli scogli, dall’altra parte del paese, insieme con altri gatti randagi. Micheletto, che aveva sentito la telefonata, subito si caricò Bianca sulla canna della sua bicicletta e partì per il luogo del ritrovamento. Bianca non stava più nella pelle per la gioia, e quando rivide Musetta la riempì di coccole e di carezze, mentre anche Musetta ricambiava il suo affetto facendo rumorosamente le fusa. Micheletto manifestò pure lui la sua gioia facendo una bellissima fischiata – fììììì, fifììììì, fifì-fifì-fifììììì – anche perché il tutto si era concluso felicemente appena in tempo perché lui potesse festeggiare il suo cinquantesimo compleanno. Tornato a casa con Bianca e Musetta, Micheletto agganciò alla sua bicicletta la carrozzetta che usava per i traslochi, vi caricò sopra tutta la famiglia – ivi comprese la cagnetta Pulce nel cestino davanti al manubrio e la gattina Musetta in braccio a Bianca – e fece un giro trionfale per il paese, fischiando a tutto spiano, tra l’acclamazione degli abitanti e dei villeggianti.

La sera, tutti gli amici del mare si riunirono a casa di Micheletto per fargli la festa di compleanno. Mentre egli andava a prendere i fiammiferi per accendere le candeline, si ritrovò tra le mani la cornice in legno che gli aveva regalato per Natale l’amico commerciante d’arte, e che egli, senza accorgersene, aveva portato con sé durante il trasloco. Con questa cornice in mano, tornò nel salone dov’erano riuniti gli amici e, sollevandola un poco, riuscì a vederli tutti attraverso di essa, idealmente inquadrati tutti insieme.

Allora capì qual era il tesoro prezioso che essa conteneva: era l’amicizia, che non va mai e poi mai sprecata, per nessun motivo. Era questo il vero messaggio che gli aveva trasmesso l’amico che gliel’aveva regalata, il messaggio di un’amicizia eterna, che resta per sempre, anche quando si va via.

E l’amicizia era pure il miglior regalo che egli potesse ricevere, al di là di qualunque torta o dolciume, e di qualunque augurio formale. (Fine)

Nino De Maria

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