Giorni di preghiera, riflessione e positività quelli dal 19 al 22 ottobre per i cittadini ramacchesi. L’intera comunità ha infatti avuto l’occasione di ospitare le reliquie, consistenti in capelli e sangue raggrumato su un lembo di garza, di San Giovanni Paolo II.
Su richiesta del diacono don Paolo della parrocchia Natività di Maria SS, le reliquie sono giunte da Messina, dove sono custodite da un volontario che le ha avute in dono dall’allora segretario di Giovanni Paolo II Stanisław Dziwisz, attualmente cardinale di Cracovia.
La cerimonia di accoglienza del reliquario ha avuto luogo presso la Parrocchia San Giuseppe, dalla quale poi è partita la processione fino alla chiesa Matrice di Maria SS, dove è stata celebrata una Messa solenne presieduta dal parroco don Nunzio Valdini.
Durante i quattro giorni di permanenza nella comunità di Ramacca, oltre alla celebrazione di una Messa per l’unzione degli ammalati e una alla quale hanno preso parte i ragazzi del catechismo e del gruppo scout, il reliquario ha fatto il giro del paese stazionando per momenti di preghiera presso la casa di riposo e in tutte le scuole. A proposito della visita alle scuole, che richiama il forte interesse che Giovanni Paolo II nutriva per i giovani, il parroco della chiesa matrice, don Nunzio Valdini, ha detto: “La venerazione delle reliquie è un fatto positivo e importante per la vita della Chiesa. Con i giovani di oggi c’è un approccio totalmente diverso, perché essi hanno spesso valori un po’ lontani da quelli della Chiesa. Gran parte di questa lontananza è dovuta proprio al fatto che non si conosce la vita stessa della Chiesa e l’utilità di tutto ciò che si può fare al suo interno. Giovanni Paolo II è stato un uomo molto influente, per esempio, sulla questione dell’abbattimento del muro di Berlino. E la presenza delle sue reliquie è un’occasione in questo senso, che dà prova della forza della Chiesa nella vita degli uomini, un po’ come è accaduto durante la visita all’istituto superiore. La partecipazione era libera, e hanno preso parte al momento circa centoventi giovani. A prescindere dal motivo che li ha spinti a venire, che poteva essere curiosità per un fatto storico e culturale o semplice occasione per non fare un’ora di lezione, è stato comunque importante, perché una volta all’interno dell’aula si è mantenuto il silenzio e si è vista la partecipazione.”
A conclusione delle quattro giornate, domenica 22 ottobre il coro della chiesa Matrice ha tenuto un piccolo concerto alla presenza del reliquario, e durante il momento oratorio è stato proposto un brano in memoria del motto apostolico di Giovanni Paolo II, Totus tuus. A seguito, il vescovo della diocesi di Caltagirone, mons. Calogero Peri, ha presieduto alla solenne celebrazione di chiusura, e dopo ha concesso una breve riflessione sul messaggio che le reliquie trasmettono, nei pochi minuti prima della processione conclusiva.
La società odierna vive purtroppo un grave momento di vuoto, una crisi spirituale in cui i valori sono stati sostituiti da gratificazioni effimere e fine a se stesse. Il problema riguarda per la maggior parte i giovani, ma non solo. In un contesto del genere, che è distante da ciò che il ricordo di Giovanni Paolo II rappresenta, quale messaggio trasmettono veramente le sue reliquie?
«Il messaggio è quello di speranza per gli uomini. Le reliquie di Giovanni Paolo II ci richiamano a pensare a un uomo che è stato capace di essere per Dio, e questo non lo ha allontanato dai problemi degli uomini. Anzi, lo ha spinto ad ascoltarli, ad accompagnarli e incoraggiarli. Questo è quello che oggi i giovani probabilmente non sanno, cioè che la salvezza non può venire da se stessi, perché nessuno uomo è origine della propria vita né può impedirne la fine. Come trasformare allora questa condizione, che è disperata, e quindi anche il problema della fine, che è il fallimento di tutto, in una porta di speranza. Soltanto Dio può dare aiuto. E in questo senso, alla presenza delle reliquie di un uomo che non c’è più, possiamo comprendere che una strada di salvezza esiste, anche se non la vediamo. Se non si ha una risposta alla vita, non è bene dire che questa non c’è, perché qualcuno potrebbe aiutare a scoprirla, esattamente come ha fatto Giovanni Paolo II.”
Il saluto alle sante reliquie in piazza Tenente Di Fazio, dopo la processione, è stato dunque solo cerimoniale se la loro presenza si è impressa nella comunità di Ramacca. Si è trattato di una concretezza che ha reso manifesto l’urgente bisogno di trovare un equilibrio fra Dio e il mondo, di portare cioè la spiritualità nel sociale, fuori delle mura della chiesa. Quest’ultima più viva che mai nelle reliquie, come a voler dire che è impensabile un’esistenza priva Dio, tanto per sé quanto nel confronto con gli altri, altrimenti perché un uomo quale fu Giovanni Paolo II avrebbe speso l’intera vita per questa causa?
Vincenzo M. Santagati