Randazzo / Dopo San Basilio, chiude anche San Giovanni Antida, altro storico istituto cittadino

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Dopo 137 anni, “senza clamore”, così come per tanto tempo avevano svolto la loro opera in seno alla comunità locale, se ne sono andate da Randazzo le Suore della Carità, riconsegnando al Comune quell’edificio dove avevano vissuto, lavorato, insegnato, pregato. La notizia era nell’aria da tempo, già nei due ultimi anni scolastici la riapertura delle scuole era stata incerta e risicata fino all’ultimo momento, finché quest’estate, improvvisamente, non è apparso un manifesto, una “lettera aperta” redatta dalle stesse suore, dove con estrema serenità, ma lasciando trapelare tanta amarezza, si annunciava l’imminente chiusura dell’istituto e la loro partenza dalla città. La crisi, certo, avrà avuto un suo peso in tutto ciò, con quanto ne consegue, carenza di fondi, progressivo assottigliarsi dei contributi regionali, ma anche, a quanto si legge, la crisi delle vocazioni che ha reso necessario il ricorso ad insegnanti esterni rendendo gli oneri economici non più sostenibili. A questo punto dalla sede provinciale di Napoli e dalla sede generale di Roma è giunta la decisione irrevocabile di chiudere l’attività scolastica, e ritirare le suore in età già avanzata, mentre le altre “continueranno la loro missione in altre strutture fuori dalla Sicilia”. Quasi un secolo e mezzo è durata la presenza delle Suore di Carità a Randazzo, e il loro rapporto con la città, non solo attraverso le scuole ma anche, nel passato, con l’Ospedale e la Casa di Riposo, mentre dall’Istituto sono passate tante generazioni di bambini, di ragazze, di donne, per frequentarvi l’asilo, le scuole dell’obbligo, per breve tempo il biennio del Ginnasio, la scuola di ricamo, e tante attività ricreative, gite, viaggi culturali, giochi, gare, tornei sportivi, attività filodrammatiche, e persino escursioni estive al mare. Le  Suore di S.Giovanna AntidaL’Istituto S. Giovanna Antida, con la sua mole estesa per un intero isolato nel centro storico di Randazzo, la sua villetta fiorita, la chiesa annessa di Santa Caterina, era un punto di riferimento per l’intera città, e rappresenta sicuramente un pezzo della storia di Randazzo, storia che era iniziata già secoli prima dell’arrivo delle Suore della Carità. Fondato probabilmente sul finire del XV secolo, quello di S. Caterina fu per secoli uno dei tre monasteri Benedettini femminili della città, assieme a S. Giorgio e S. Bartolomeo. Nel 1866 la legge Siccardi, con la soppressione dei beni ecclesiastici, mise a dura prova la sopravvivenza della comunità e delle poche monache benedettine superstiti, costrette a vendere dolci per sostenersi. Ciò fino a quando, nel 1877, le autorità civiche non si rivolsero alle Suore di S. Giovanna Antida Thouret, dell’Ordine di S. Vincenzo de’ Paoli, perché inviasse in città alcune religiose, onde provvedere all’educazione della gioventù femminile. Per inciso, nello stesso periodo analoga richiesta veniva rivolta ai salesiani di Don Bosco, che avrebbero fondato a Randazzo il primo istituto maschile in Sicilia. S. Giovanna AntidaCosì nel 1878 si inaugurò l’Asilo S. Giuseppe, nel 1915 fu fondato l’Orfanotrofio S. Cuore, e a seguire le varie scuole. Da allora le Suore di Carità hanno svolto un ruolo di primo piano all’interno della comunità randazzese, curando l’educazione e l’istruzione di bambine e ragazze, ma anche prodigandosi socialmente con dedizione nei momenti critici, come durante le epidemie di colera del 1887 e 1911, o durante la prima guerra mondiale, impiantando le cucine economiche per offrire un pasto caldo ai figli dei richiamati. Durante i bombardamenti dell’estate 1943 l’istituto fu quasi raso al suolo, la chiesa danneggiata. Le Suore, ospitate dapprima in un’ala del Collegio S. Basilio, poi nei locali dell’Ospedale, infine nel Palazzo Rumolo, vi poterono fare ritorno a ricostruzione avvenuta. Il fabbricato dell’Istituto fu rifatto con criteri moderni ed ampliato, da lì sono passate intere generazioni di donne randazzesi, che hanno spesso sostato in preghiera nella piccola e accogliente chiesetta di S. Caterina, non solo luogo di devozione per le suore, ma, aperta al culto, frequentata negli anni anche da numerosi cittadini. Recentemente, nel 2006, era stata fatta oggetto di interventi di restauro.

E in prossimità della partenza, proprio nella chiesa alcune ex-allieve hanno voluto salutare l’ultima Madre Superiora, Suor Antonietta Belgiovine, e le Suore, organizzando una celebrazione eucaristica. Molte sono le domande che il paese si pone. Ci si chiede quale sarà la futura destinazione d’uso dell’edificio – già per metà occupato dal Museo di Scienze naturali al piano terra, e al primo piano dal Liceo Ginnasio statale – una volta che tornerà a disposizione del Comune, mentre la chiesa resterebbe sotto la giurisdizione della Basilica di S. Maria. Ci si è chiesti pure se non sia stato fatto abbastanza, e in tempo utile, per scongiurare la chiusura. In effetti nell’aprile scorso l’Amministrazione e il Consiglio comunale avevano deliberato “di rivolgere ancora una volta, sia alla Curia Provinciale di Napoli sia a quella Generalizia di Roma, delle Suore di Carità, un caloroso invito a voler riconsiderare la paventata chiusura della loro Casa di Randazzo”, e copia della mozione consiliare corredata dalle firme di numerosi cittadini, a sostegno della permanenza delle Suore di Carità a Randazzo, era stata trasmessa sia alla Madre Generale di Roma che alla Madre Provinciale di Napoli. Lo stesso Sindaco di Randazzo, il prof. Michele Mangione, con una sua recente dichiarazione sembra dare una risposta a tutti questi interrogativi: “Le suore di Carità, così come i Salesiani, lasciano un vuoto educativo e sociale, oltre che religioso, non indifferente nella comunità. Ho sperato fino all’ultimo momento che le mie lettere inviate alle Madri Generale e Provinciale, massimi vertici dell’ordine, insieme alla mozione unanime del Consiglio Comunale, potesse scongiurare la dipartita delle suore. Purtroppo la mancanza di vocazioni e le difficili condizioni economiche, così come riferitomi, hanno reso impossibile il permanere della comunità religiosa nella casa di Randazzo. Circa il destino dell’immobile, consegnato al Comune di Randazzo la scorsa settimana, vi sono alcune certezze note da tempo, come il trasferimento della biblioteca comunale e le sezioni della Scuola dell’infanzia di via IV novembre, entrambi fino a qualche mese fa in affitto presso locali privati; in tal modo l’ente risparmierà costi non indifferenti. Sugli ambienti del piano superiore l’ufficio tecnico farà delle misurazioni e valutazioni tecniche per l’eventuale trasferimento di altri uffici tutt’ora in affitto. Valuteremo con estrema attenzione i costi-benefici di ogni eventuale intervento in questa direzione”. Tuttavia, la gran parte dei cittadini randazzesi lamenta l’ennesima perdita, dopo la Guardia di Finanza, l’Ufficio del Registro, l’Ospedale, la Pretura, e, recentemente, i Salesiani dell’Istituto S. Basilio, presenze, istituzioni, servizi, che nel passato hanno arricchito, movimentato il paese e la comunità, mentre oggi, con la partenza delle Suore, Randazzo perde un altro “pezzo” della sua storia e del suo prestigio.

Maristella Dilettoso

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