Per comprendere la poesia occorre un briciolo di follia, poiché poco può la mente razionale innanzi all’arte di essere se stessi. E’ così che dev’essere l’approccio alla lettura dell’anima espressa di Armando Liotta, autore de “La risata che non c’è” (raccolta edita da “La Voce dell’Jonio), mente fertile e libera e solo in apparenza limitata dalle mura di una comunità terapeutica.
La lettura delle sue poesie è un viaggio attraverso una giungla di sensazioni, paure, dolori e gioie. In un crescendo di consapevolezza che rendono i suoi manoscritti più strutturati nel tempo, ma sempre genuini.
L’autore esprime un eterno dualismo visione/realtà, che lascia al lettore la chiave di interpretazione per interrogare se stesso con sincerità ed esprimersi senza paura di temere giudizi.
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Ne “Il fratello del tempo” egli scrive “ma è vero che uno scritto armonioso diventa poesia?”.. Lo è nella misura in cui siamo onesti sulla verità dei sentimenti e rammentando che in tutti noi c’è poesia.
Ne “L’autistico” sottolinea che non esiste imperfezione nell’unicità dell’essere umano: ”… non capisco gli altri perché mi fermino quando mi perdo per un non so che… fra un frenetico movimento ed un battito di testa ,,. il mio pensiero non si desta alla conformità degli altri… viaggia su un binario isolato che mi porti alla mia danza...”; ci invita alla comprensione della diversità che rende uguali.
“La risata che non c’è” poesie per menti visionarie e ribelli
Nel suo continuo interrogarsi sul tempo si evince poca attenzione al suo decorso. Ma la necessità di trascorrerlo con la qualità di una buona compagnia che, nella maggior parte dei casi, è se stessi.
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Inconsapevole conoscitore delle teorie visionarie di mondi paralleli e quantistici nella quale ha fluttuato in modo anarchico per alcuni periodi della sua vita, Armando Liotta ci trasporta, con ingenua leggerezza, nel faticoso viaggio di autoconsapevolezza e guarigione guidata. (Egli non manca di citare con gratitudine in prefazione coloro, professionisti nella cura e nell’assistenza psichiatrica, che lo accompagnano in tale percorso).
Da modesta lettrice, ritengo che questa raccolta di poesie e riflessioni appartengano ad un autore multicolore ricco di contenuti. Un autore che ha dimostrato che non esiste oblìo per chi ha la forza di respingere l’ego, accettando l’aiuto degli altri. E che è possibile convivere o addirittura riappacificarsi con i propri lati d’ombra.
La raccolta di poesie “La risata che non c’è” può, a ragione, essere considerata un manuale d’istruzione per menti visionarie e ribelli.
Sonia Battiato