È possibile fare un viaggio ideale nella narrazione biblica attraverso gli affreschi di una chiesa, oppure compiere un percorso interiore di redenzione attraversando la navata della medesima chiesa, dall’ingresso fino ai gradini che danno accesso al presbiterio? Pare di sì, come ci mostrano Giuseppina Spina (Giusy per gli amici) e Letizia Franzone nel loro libro Opere di un viaggio, che ha come sottotitolo “Gli affreschi di Giuseppe Spina Capritti nella chiesa di Santa Maria degli Ammalati in Acireale”.
Il volume illustra infatti gli affreschi del pittore Giuseppe Spina Capritti presenti nella chiesa parrocchiale della frazione acese, otto scene abbinate a due a due lungo la navata centrale della chiesa di Santa Maria Ammalati, che riproducono altrettante scene bibliche in un percorso che parte dalla consegna delle tavole della Legge a Mosè e va fino all’uccisione di Abele. È un percorso di arte e di fede contemporaneamente, perché qui l’arte sacra assolve il suo antico ruolo di “Biblia pauperum” (Bibbia dei poveri), con il quale doveva istruire e ammaestrare i fedeli meno colti. Ogni scena può essere ammirata e interpretata da sola, ma le scene costituiscono quattro cicli se viste a due a due l’una di fronte all’altra: Mosè ed Elia, il ciclo di Tobia, il ciclo di Giacobbe e il ciclo di Caino e Abele. Possono però essere viste anche nel loro contesto unico, in un quadro sinottico di tipo teologico che rappresenta il cammino ideale di fede che compie l’uomo. E questo percorso è agevolato e inquadrato dalla struttura stessa della chiesa, ad un’unica navata e preceduta da un’alta scalinata che costituisce l’attesa e la preparazione ad un “incontro”. Entrando in chiesa, il percorso teologico si snoda partendo dalla parola di Dio (Mosè con le tavole della Legge) e dall’eucarestia (Elia nutrito dall’Angelo), passa attraverso la sperimentazione della misericordia e della potenza di Dio (ciclo di Elia e ciclo di Giacobbe), finché il fedele si libera della sua natura fragile e peccaminosa per giungere a Dio e offrirgli il meglio di se stesso (l’offerta dei doni di Caino e Abele). Ma a questo punto si può scegliere se interrompere il “dialogo” con Dio (come fece Caino uccidendo Abele) o sperimentare il perdono di Dio accedendo al presbiterio, dove nel frattempo siamo arrivati. Alzando gli occhi, si può notare che l’accesso al presbiterio è sovrastato da un archivolto su cui sono impresse le parole, tratte dal libro dei proverbi, “Qui me invenerit, inveniet vitam et hauriet salute a Domino” (Chi trova me, trova la vita e ottiene favore dal Signore); ed ecco infine il tabernacolo che svela il volto di Cristo nell’eucarestia. È questo il “viaggio” interiore di liberazione e di affidamento a Dio a cui fanno riferimento il percorso che si snoda lungo la navata centrale della chiesa di Santa Maria Ammalati ed il titolo del libro. Il percorso degli affreschi del Capritti è anche in linea con l’intitolazione della chiesa a Maria Salute degli infermi, che non sono solo gli ammalati, ma anche gli uomini per loro stessa natura fragili ed esposti alle insidie del peccato. Tutto questo è spiegato da Giusy e Letizia nel loro libro con accuratezza e dovizia di particolari.
Giuseppe Spina Capritti, “onorato dipintore acese” vissuto tra il 1818 ed il 1911, padre del più noto Saru Spina, è stato anche un esperto restauratore, ed è l’autore degli affreschi che decoravano la volta del teatro Bellini di Acireale, distrutto da un incendio nel 1952. I disegni preparatori di questi affreschi e parte delle opere del Capritti si trovano presso la Biblioteca Zelantea. Per gli affreschi di Santa Maria Ammalati egli si è ispirato a dei disegni della Bibbia dell’illustratore francese Gustave Doré, e questa cosa Giusy Spina l’ha scoperta casualmente sfogliando una vecchia edizione della Bibbia, illustrata proprio dall’incisore francese. Su questi stessi affreschi Giusy ha svolto la sua tesi di laurea in Conservazione dei beni culturali.
Tornando al libro di Letizia Franzone e Giusy Spina, si tratta di un’opera a quattro mani, in cui le due autrici hanno tracciato un percorso di tipo artistico e religioso insieme, attingendo ognuna alla propria formazione culturale ed alle proprie competenze, Giusy da esperta d’arte e Letizia da teologa. Ma è un lavoro a quattro mani in cui non si capisce dove finisce la mano dell’una e comincia la mano dell’altra, perché il metodo di lavoro che hanno usato è stato quello del dialogo, cioè di un rapporto fatto anche di amicizia, di fiducia e di stima reciproche. Ne è venuta fuori una pubblicazione agile e accattivante, ricca di numerose immagini illustrative e corredata di una prefazione del giornalista Giuseppe Vecchio (che per deformazione professionale la chiama editoriale) e di una presentazione di don Marcello Pulvirenti (parroco di Santa Maria Ammalati). Il titolo, “Opere di un viaggio”, fa quindi riferimento al “viaggio” interiore di liberazione e di affidamento a Dio a cui attiene il percorso che si snoda lungo la navata centrale della chiesa di Santa Maria Ammalati. La copertina riproduce in trasparenza l’affresco di Isacco che benedice Giacobbe, in cui viene evidenziata la parte superiore, quella che riproduce il panneggio posto sopra il letto di Isacco e l’architrave della porta, elementi in cui le nostre autrici hanno visto i simboli del sepolcro di Cristo e del telo che ne avvolgeva il corpo. È un’opera interessante e che vale la pena consultare.
Il volume costituisce anche l’esordio della neonata casa editrice che fa capo alla “Voce dell’Jonio”, la testata di ispirazione cattolica fondata nel 1958 da Orazio Vecchio, e per la quale questa è una nuova “scommessa”, come evidenzia lo stesso direttore Giuseppe Vecchio.
Il libro è stato presentato per la prima volta domenica 30 ottobre, nella stessa chiesa in cui si trovano gli affreschi del Capritti, con la partecipazione del parroco don Marcello Pulvirenti, del giornalista Giuseppe Vecchio (nella doppia veste di editore e di direttore della nostra testata) e di don Giovanni Mammino (Direttore dell’Archivio storico diocesano), che ha tracciato la storia della diocesi di Acireale (nata il 3 giugno 1872 sotto il pontificato di Pio IX) ed in particolare del periodo in cui il primo vescovo, mons. Gerlando Maria Genuardi, organizzò la nuova diocesi e la dotò di nuove chiese, tra cui quella di Santa Maria Ammalati. A questa presentazione, tra il folto ed attento pubblico era pure presente il cardinale acese Paolo Romeo (arcivescovo emerito di Palermo), discendente del pittore Giuseppe Spina Capritti.
Una seconda presentazione è stata fatta domenica 20 novembre nella basilica di San Sebastiano, dove il rettore don Vittorio Rocca ha definito “percorso della Bellezza” quello degli affreschi del Capritti, paragonandoli alla bellezza delle opere d’arte presenti anche nella basilica di San Sebastiano.
Nino De Maria