Recensione / Possibile parlare di nuovo umanesimo? Così Savagnone in “Quel che resta dell’uomo”

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È ancora possibile parlare di “umanesimo”? Giuseppe Savagnone s’interroga così nel suo ultimo lavoro “Quel che resta dell’uomo” (Cittadella editrice, Assisi, 2015). Con un significativo richiamo al prossimo Convegno ecclesiale nazionale di Firenze “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” Savagnone esplora i nuovi tracciati dell’“umanesimo” rimettendo in discussione “la percezione che gli uomini e le donne del nostro tempo hanno della propria identità” e delineando “un umanesimo che non sia soltanto ad uso e consumo dei credenti”. savagnone_libro
E lo fa analizzando alcune tensioni/contraddizioni: l’ecologismo, la natura umana, l’essere umano e le sue relazioni, l’identità sessuale e il rapporto tra umanesimo e post-umanesimo.  Temi scottanti con cui bisogna fare i conti se si vuole discutere di nuovo umanesimo ponendosi l’interrogativo se “abbia ancora senso parlare di uomo” come di una realtà ben definita o piuttosto prendendo coscienza che “il concetto di uomo è una costruzione mentale che maschera la complessità reale”. Quella compiuta è un’analisi attenta sulla realtà da cui emerge una crisi dell’umano. Afferma Savagnone: “Siamo davanti alla crisi radicale dell’idea stessa di “umanesimo” e all’annuncio di qualcosa di diverso”. Riflettendo come oggi si assista alla negazione dell’ideale umanistico, lo studioso sottolinea questo “qualcosa di diverso” ponendo la sua attenzione sul post-umanesimo: “Siamo veramente di fronte a una identità irrinunciabile, oppure abbiamo a che fare con un concetto ormai culturalmente datato, per il quale ci sarà una fine prossima così come c’è stata un’origine?”.
Il superamento dell’uomo vecchio, ricorda Savagnone, è presente in tutto il Nuovo testamento (si pensi alla lettera agli Efesini di San Paolo). Non si tratta certo né di una trasformazione né di uno stravolgimento: è Dio che dispone e crea il nuovo, perché “vuole che l’uomo diventi quello che da sempre doveva essere e che il peccato ha sfigurato”. Nel libro sono poste questioni davvero enormi che il cristiano non può eludere. Savagnone li affronta senza alcuna pretesa di dare soluzioni certe ma accendendo una speranza per far prendere coscienza che è possibile un nuovo umanesimo in Gesù Cristo entrando in dialogo con le sfide dell’antiumanesimo contemporaneo. Affrontarli senza la giusta consapevolezza si correrebbe il rischio di essere ingenui e retorici. “Dio creò l’uomo a sua immagine” (Gen 1,27). Il post-umanesimo, conclude Savagnone, non potrà non fare i conti con questo Dio irrimediabilmente umano.

Domenico Strano