Una realtà sconosciuta ai più, o quantomeno troppo poco conosciuta, è quella dei giornali di strada, un modo per così dire “eroico” di fare informazione sociale che vale la pena di raccontare.
Che cos’è un giornale di strada?
Questi sono giornali scritti, e spesso anche venduti, da persone senza fissa dimora con l’aiuto e l’indirizzo di giornalisti professionisti o pubblicisti.
Il loro scopo principale, e imprescindibile per definizione, è quello di concedere un’opportunità di lavoro, un aiuto concreto, ai senzatetto e fornire allo stesso tempo un’informazione di “qualità”.
Per far uscire una persona senza fissa dimora dallo stato di disagio in cui versa, non basta fornire un posto in cui dormire (dormitorio) e un pasto caldo (mensa).
Questo, se da un lato è senza dubbio un aiuto, in realtà ha come rovescio della medaglia il rischio elevato di trasformare un momento di disagio in uno stato di cronicità, è necessario piuttosto dare una dignità alle persone, un ruolo sociale: un lavoro.
Gli incassi dei giornali di strada vanno per metà al distributore e per metà alla redazione del giornale, questo consente di pagare i redattori di strada.
Allo stesso tempo questi giornali danno finalmente voce ai senza fissa dimora, consentono di diffondere importanti testimonianze che raccontano quel mondo dall’interno, eliminando tutti i filtri possibili.
Ripercorriamo un po’ la storia di questi mensili. Il primo giornale di strada, “Street News”, nasce a New York nel 1989, in seguito questo fenomeno editoriale si è diffuso in tanti paesi del mondo, per arrivare in Italia nella prima metà degli anni novanta, con il giornale bolognese “Piazza Grande”. Adesso il più diffuso è “Scarp de’ tenis”, di Milano, che grazie ad un’ottima rete di distribuzione è diventato un mensile a tiratura nazionale.
Scarp de’ tenis, nome ispirato al titolo di una famosa canzone di Enzo Iannacci, è nato nel 1994 da un’idea del pubblicitario Pietro Greppi. Dopo i primi quattordici numeri, viene ceduto alla Caritas Ambrosiana che inizia a editarlo mediante la propria struttura di comunicazione (la Cooperativa Oltre). Dapprima destinato ad una distribuzione limitata al centro di Milano, dal 2000 inizia ad essere pubblicato anche a Torino, Napoli e Genova e a seguire in numerosissime altre città italiane, comprese Catania e Palermo.
Entra successivamente a far parte della rete internazionale dei giornali di strada INSP (International Network of Street Papers), il che permette una diffusione mondiale delle storie raccontate dal mensile che diventa così la fonte più autorevole nel raccontare il problema dell’emarginazione.
Altri giornali di strada italiani sono Fuori Binario a Firenze, Terre di mezzo a Milano, Foglio di via a Foggia e Shaker-pensieri senza dimora a Roma.
Quest’ultimo giornale romano, oltre ad essere completamente gratuito, è scritto dai senza dimora sostanzialmente per i senza dimora: li informa sui servizi a loro dedicati, dei quali possono usufruire e pertanto viene distribuito in quelli che sono punti cardine per loro.
Nel 2014 a Catania, dalle ceneri della redazione satellite di Scarp de’ tenis (difficilissimo vendere un simile mensile a 3,50 euro in Sicilia), nasce Telestrada Press.
Su questo mensile di strada i senza fissa dimora scrivono e firmano i pezzi con il proprio nome e cognome, cosa che non avviene più su Scarp de’ tenis, dove il cognome è riservato solo ai professionisti, i redattori di strada firmano con il nome di battesimo.
La firma con nome e cognome invece è fondamentale, conferisce al soggetto senza fissa dimora pari dignità, anzi conferisce proprio dignità.
Spesso si cede alla tentazione di guardare queste persone come una massa senza nome, non è così, sono persone e tutte le persone hanno un nome ed un cognome, noi tendiamo a scordarlo, aumentando e ingigantendo le distanze tra noi e loro e il disagio di chi soffre.
Vediamo di continuo i senza fissa dimora, ma ce ne ricordiamo solo a Natale e Pasqua oppure quando commettono qualcosa di grave… di recente, come tutti sappiamo, a Palermo è stato bruciato vivo Marcello Cimino, ma il suo nome e cognome è venuto fuori solo tre giorni dopo il fatto, tre giorni in cui è stato trattato come uno dei tanti senzatetto… uno dei tanti… uno qualunque.
Si parlava di impresa eroica all’inizio, sì, perché è una sfida per chiunque vendere a due, tre euro un mensile scritto da redattori di strada, è una sfida starci dentro con i costi e soprattutto aprire gli occhi su realtà dolorosissime e angoscianti, situazioni che nelle città italiane sono diventate purtroppo drammaticamente diffuse.
Alessandra Distefano