Il “Dialogo interreligioso come processo religioso” non è semplicemente il titolo di un incontro interculturale tenutosi a Catania, nell’eccelsa dimora delle suore domenicane.
Ma è una promessa che anela ad allestire una community di intenti, dove la matrice culturale rima con religiosità.
Segnatamente, tra metodo e merito, l’Interreligiosità rappresenta una chiave di volta e deve proporsi come virtù da riaffermare oggi e sempre. Le religioni, come arnie di un medesimo alveare, devono stringersi intorno ad un preciso obiettivo. Invero, esse devono protendere all’ossequio di una superiore visione scandita dalla spiritualità, principio costituente di ogni forma religiosa, unita all’elemento fondante della fede!
Il valore delle parole nel Dialogo interreligioso secondo padre D’Ambra
Nelle parole di padre Sebastiano D’Ambra, missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) – fondatore del Silsilah e di Comunità Dialogo – l’atto del dialogare può assumere varie sfaccettature. Così, nella navette tra dialogo e diplomazia intercorrono andirivieni che palesano la natura della comunicazione. L’azione del parlare, difatti, può mostrarsi sterile o formale, o diversamente empatica.
Quando nel dialogo, si rileva l’effetto del soffio emozionale, lì si manifesta lo spirito del verbo e il messaggio proferito schiude, come petali, accezioni e significazioni a chi è in ascolto. Così il dialogo, a differenza di chi esercita un ruolo diplomatico e parla per uniformarsi alla professione, è un cammino di fede. Il dialogo può approntarsi come stile di vita ed essere un’espressione d’amore. La diplomazia viene parametrata e si applica spesso attraverso l’approntamento di un calcolo! Essa ha bisogno di ammantarsi di energia emotiva e relazionale per giungere ad una riveduta cifra espressiva di etiche del dialogare.
All’interno della community Silsilah, la cultura del dialogo viene vissuta come un cammino di pace e culto del “verbo”, rivelatore della relazione con Dio, con se stessi, con gli altri e la creazione. Si creano così movenze evolutive protese alla spiritualità. Spesso si strumentalizza l’uso del dialogo per ottemperare ad alcune problematiche.
In tal senso, è importante istituire il dialogo, ma occorre anche andare oltre la strategia, affinché il dialogo diventi esperienza di interazione reale. L’idea di procedere ad un coordinamento delle religioni è un buon esempio. Si incoraggiano di fatto all’incontro i vari rappresentanti della fede, cosicché il dialogo delle parti non venga percepito solo come strategia comunicativa, bensì simboleggi un cammino di vita, un’espressione d’amore.
Dialogo interreligioso, l’esperienza di Padre D’Ambra
Un aneddoto, narrante i trascorsi di padre D’Ambra, riguarda il suo rapporto con Mindanao (Filippine) e la sua superiore volontà di dare ausilio alle genti del luogo, per le contingenti situazioni di povertà e i conflitti tra cristiani e musulmani, negli anni ’80. A seguire, dopo aver conseguito studi al PISAI (Pontificio istituito per Studi Arabi e Islamistica) di Roma, persegue l’ideazione di un progetto di dialogo. Nel 1984, ritornato nelle Filippine, a Zamboanga City, fonda il Movimento di Dialogo Silsilah, con l’obiettivo di occuparsi del rapporto di cristiani e musulmani, secondo lo slogan religioso: “spiritualità della vita in dialogo”. Creando un luogo ideale dove ciascuno è libero di aderire allo spirito di comunione universale, pur seguendo la propria fede.
A tre anni di distanza, persegue una nuova avventura religiosa, denominata: Movimento di dialogo Emmaus, costituito solo da cattolici. Il movimento che inizialmente era riservato solo ai consacrati è stato aperto a tutti i cattolici religiosi e civili. Dopo l’evento nefasto, che vede l’uccisione del confratello P. Salvatore Carzedda (20/05/1992) a Zamboanga City, P. D’Ambra è costretto a lasciare le Filippine, poiché i fondamentalisti “Abu Sayyaf” non volevano un dialogo tra cristiani e musulmani. Nonostante i fatti delittuosi, il Movimento di Dialogo Silsilah, diviene resiliente, seguendo il motto Padayon, ovvero andiamo avanti.
Dialogo interreligioso, l’incontro di padre D’Ambra e padre Carzedda
La conoscenza di padre D’Ambra e padre Carzedda ha addirittura radici siciliane, a partire dal 1968. Infatti, già prima dell’esperienza nelle Filippine, si erano ritrovati insieme presso il PIME di Mompilieri. Questo evento divenne antesignano per la fondazione di “Comunità Dialogo” in Sicilia. Ivi, padre D’Ambra invita i cattolici ad abbracciare la missione di “spiritualità di vita in dialogo” traslate poi nei Movimenti di Silsilah e Emmaus.
Riguardo a Comunità Dialogo si riferisce che, nel 2016, avvierà una nuova esperienza, denominata: Coordinamento Religioni in Dialogo, attualmente ente del terzo settore, riconosciuto dalla Diocesi di Catania e dalle istituzioni civili e accademiche.
La visione corrente dei movimenti suindicati ripercorre le parole di Papa Francesco, con precipuo riferimento all’Enciclica Fratelli tutti.
Il cammino associazionistico congiunto deve realizzarsi secondo il fine della spiritualità, ispirandosi all’incontro di Gesù con i due discepoli lungo la strada di Emmaus (Luca 24): scoraggiati e delusi, ai quali Egli domanda: “Di che cosa state parlando?”. Ivi, Gesù camminò insieme ai discepoli e li aiutò a vedere la luce nelle Scritture.
Allo stesso modo, l’ente Emmaus vuole indicare un cammino di fede erga omnes. In particolare, a Catania, con la benedizione del Vescovo, Emmaus intende contribuire ad una visione di “Cammino sulla strada” per avvicinare anche filippini e cattolici stranieri, divenendo compagno come Gesù lungo la via di Emmaus.
Si segua, dunque, sull’esempio di vita di padre D’Ambra, un cammino evolutivo di pace. L’insegnamento del divino sia invero compagno di vita lungo la Via tracciata e nell’atto d’apprendere la semplicità della fede, nel segno di una rinnovata coscienza spirituale.
Luisa Trovato