Report 2014 / Istat: povertà in frenata, ma i numeri restano da allarme rosso

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Preoccupa la povertà assoluta che coinvolge 1.470.000 famiglie (il 5,7% di quelle residenti), per un totale di 4.102.000 persone (6,8% della popolazione). Non godono di “uno standard di vita minimamente accettabile”. A queste si aggiungono le famiglie in povertà relativa. Dalla Caritas italiana distribuiti 42 milioni di euro in tutto il Paese. Le preoccupazioni del mondo cattolico.
Rimane “stabile” il livello di povertà in Italia. Lo rileva l’Istat nel report “La povertà in Italia – Anno 2014”,povertà frena diffuso il 15 luglio. Dopo anni di continua crescita si registra una battuta d’arresto, ma i numeri restano impressionanti: 1.470.000 famiglie (il 5,7% di quelle residenti), per un totale di 4.102.000 persone (6,8% della popolazione), vivono in condizioni di povertà assoluta, ovvero non possono acquistare beni e servizi essenziali per “uno standard di vita minimamente accettabile”; 2.654.000 famiglie (10,3% di quelle residenti), per un totale di 7.815.000 persone (12,9% della popolazione), si trovano invece in condizione di povertà relativa, ovvero sotto quella “soglia” determinata dalla spesa media mensile per persona nel Paese.

I dati. Minori, anziani e famiglie numerose si trovano pericolosamente al di sotto della fascia di povertà, come pure non va sottovalutata la situazione del Mezzogiorno. Stando ai dati della povertà assoluta, tra le persone coinvolte 1.866.000 risiedono al Sud (con un’incidenza del 9% dei residenti al Sud). Rispetto al complesso della popolazione italiana per classi di appartenenza, 2.044.000 sono donne (6,6%), 1.045.000 minori (10%), 857.000 hanno un’età compresa tra 18 e 34 anni (8,1%) e 590.000 sono anziani (4,5%). Nella fascia di povertà relativa, invece, si trovano 3.879.000 donne (12,5%), 1.986.000 minori (19%) e 1.281.000 anziani (9,8%). “Livelli elevati di povertà assoluta” coinvolgono pure le famiglie con cinque o più componenti (16,4%), soprattutto se si tratta di coppie con tre o più figli (16%). Guardando a livello regionale, il Trentino Alto Adige (3,8%), la Lombardia (4%) e l’Emilia Romagna (4,2%) hanno i valori di povertà relativa più bassi. Nel Mezzogiorno, invece, è mediamente al di sotto della soglia di povertà più di una famiglia su 5 (il 21,1%), ovvero il 23,6% della popolazione. Fa eccezione l’Abruzzo (che riporta un’incidenza del 12,7%, in linea con la media nazionale); gravi le situazioni delle famiglie residenti in Calabria (26,9%), Basilicata (25,5%) e Sicilia (25,2%).

L’aiuto della Caritas. Contestualmente al report dell’Istat, Caritas italiana ha diffuso i dati relativi all’utilizzo nel 2014 dei fondi a disposizione. Si tratta di oltre 59 milioni e 200mila euro destinati ai poveri, di cui circa 42 milioni (il 70,9%) utilizzati per attività in Italia, 13 milioni e 800mila per progetti nel mondo (23,3%) e 3 milioni e 400mila per costi di gestione (5,8%). In Italia il 76% (31 milioni e 300mila euro) sono stati destinati a progetti realizzati a livello diocesano. Emerge inoltre che nei Centri d’ascolto della Caritas sparsi su tutto il territorio nazionale è boom nella distribuzione di viveri e vestiario e nell’utilizzo dei servizi mensa da parte degli italiani. I dati raccolti nel corso nel primo semestre 2014 provenienti da 531 Centri d’ascolto in 85 diocesi (su 220 totali) parlano di 46mila persone che hanno chiesto aiuto, di cui quasi la metà (46,5%) italiani e il 62,7% senza occupazione.

Livello “inaccettabile”. “Il numero di poveri assoluti in Italia è inaccettabile”, commenta il sociologo Mauro Magatti, parlando di “dato grave che va preso sul serio” e di fronte al quale occorre “interrogarsi su quali nuove forme d’intervento sociale e comunitario e di politica economica occorre creare per accelerare una risposta che non può essere lasciata ai tempi eterni”. Non si può “abbassare la guardia rispetto a un fenomeno sociale che mantiene delle dimensioni enormi”, osserva Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli, per il quale “questi dati Istat dimostrano che è quanto mai urgente un piano nazionale contro la povertà assoluta”, basato “non solo su sufficienti risorse finanziarie ma anche sull’attivazione di una rete di solidarietà”, e citando il Reddito di inclusione sociale proposto dall’Alleanza contro la povertà. Per Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, siamo in presenza di “una situazione che non si può esitare a definire drammatica e che segnala la distanza tra gli indicatori economici della ripresa e le reali condizioni della vita quotidiana delle famiglie”. “Dobbiamo migliorare, altrimenti vuol dire che non stiamo facendo abbastanza per contrastare la povertà”, gli fa eco Roberto Bolzonaro, vicepresidente del Forum, chiedendo di “rimodulare” in base ai carichi familiari gli 80 euro ora distribuiti “a pioggia”.

A fianco dei poveri. A “contraddire” ogni possibile ottimismo verso i dati Istat è pure chi a fianco dei poveri opera ogni giorno. Come Claudia Nodari, presidente nazionale della Federazione nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, dal cui osservatorio “risulta un aumento del bisogno su tutto il territorio nazionale, e soprattutto al Sud”. Le richieste più frequenti sono di prodotti alimentari, indumenti, medicine, “ma anche lavoro”. Nodari spiega che ai poveri “storici” e agli immigrati da due-tre anni si sono aggiunti, e aumentano sempre più, gli “impoveriti, soprattutto 40enni-50enni che hanno perduto il lavoro e non sono più in grado di pagare bollette e/o canone d’affitto”. Lo conferma l’Opera San Francesco di Milano (Osf), notando la crescita esponenziale degli “italiani in condizioni di disagio” che vanno a chiedere un pasto caldo.

(Agensir)
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