In occasione delle feste natalizie, alcuni detenuti del carcere di Giarre, diretto dal dott. Aldo Tiralongo, in un percorso di reinserimento sociale e di integrazione con l’ambiente esterno, da un po’ di tempo avviato con l’équipe educativa e con tutte le figure professionali, ivi compreso il Cappellano e gli agenti di custodia, hanno ottenuto il permesso di porgere al nostro vescovo mons. Antonino Raspanti gli auguri nel suo domicilio e visitare gli uffici della Curia e il Vescovado. I giovani selezionati sono stati quattro, ma la loro esperienza ha avuto una risonanza per tutti i reclusi del penitenziario.
A nome di tutti, uno di loro ha scritto una lettera, che ha letto al Vescovo e ai presenti, per esprimere i sentimenti che attraversavano la loro mente e il loro cuore per quelle poche ore di libertà e d’incontro di cui potevano godere. Ne trascrivo alcune parti, pronunciate con tanta commozione e con altrettanta gratitudine:
“Di solito i ringraziamenti si fanno sempre nel finale mentre io mi permetto di farli prima, all’inizio, e alla fine perché la gioia di oggi è tanta, la felicità che ho toccato la libertà mi riempie di gioia. Stirare la vista verso il cielo, guardare la natura, gli occhi si svegliano e si caricano di luce […] La lontananza con la famiglia distrugge, ti fa soffrire tanto. Il carcere fa tanto male, ma nello stesso tempo fa anche del bene, anzi ti toglie dal male peggiore perché una stanza piccolina ti aiuta tanto a riflettere, a valorizzarti, come persona, a modificare caratterialmente, ma soprattutto ti aiuta a dare valore alla famiglia e alla libertà […] Ho bruciato tantissimi anni della mia gioventù, della mia vita ma alla fine questo treno di sofferenza mi ha aiutato tanto a maturare e cambiare direzione. La cosa bella di tutto questo viene se il racconto è stato sicuramente anche triste, la cosa bella è che io sto potendo leggere e voi state potendo ascoltare […] Siamo usciti dalla porta della sofferenza per entrare bussando nella porta della pace e questo forse per qualcuno non è niente ma per noi è tanto ed è proprio per questo che non finisco mai di ringraziarvi per la vostra attesa, per il vostro invito, per la grande accoglienza e preparazione con impegno da parte di tantissime persone […]anche se siamo detenuti possiamo dire di essere fieri di trovarci in questo istituto perché siamo nelle mani di persone tutti in generale che non guardano l’orario di turno, non guardano lo stipendio ma principalmente guardano il percorso di ciascuno di noi per il nostro bene per una vita regolare migliore”.
A questa visita ha fatto seguito un invito a pranzo in carcere insieme a tutti i detenuti e il personale per la cui realizzazione ognuno ha svolto un compito: dall’addobbo e allestimento dell’unica sala alla preparazione del pranzo, al servizio ai tavoli, al clima di festa e di famiglia che si è creato, anche con l’accompagnamento di qualche strumento musicale.
Anche in questa occasione non è mancato il discorso di accoglienza e di gratitudine.
“Ultimamente siamo stati invitati quattro detenuti nel monumento del Vescovo ad Acireale … dove siamo stati accolti con braccia aperte. Tutto quello che guardavano i nostri occhi raccontavano una storia: oggetti, quadri, foto di personaggi esclusivi, persone che hanno lasciato dei ricordi incancellabili. Siamo usciti quel giorno di questa visita dal Vescovo, siamo usciti dalla porta della sofferenza per bussare nella porta della Pace … è stata per noi un’enorme gioia, una grandissima soddisfazione che sicuramente poche persone si possono permettere l’ospitalità che abbiamo avuto noi. Ci hanno aperto tutte le stanze, ci hanno fatto sentire i proprietari di quella struttura, ci guardavano negli occhi l’uno con l’altro. La gioia è stata tanta. Siamo usciti da quella enorme casa del Signore con il sorriso che ci teneva in piena grinta.
Ci siamo trovati davanti … una suora anziana …(che ho voluto abbracciare) che aveva una carica interiore pazzesca con tanto spirito di capacità e forza nei suoi impegni quotidiani […] Arrivando in cella si fa mentalmente il riassunto della giornata e quella nonnina mi ha fatto riflettere tanto. Spesso noi giovani ci abbattiamo molto facilmente, tipo che siamo stranieri di questa vita. Si fanno spesso discorsi di poco senso. Dobbiamo ricordarci che ognuno di noi siamo esclusivi per chi ci ama come i nostri cari e tanti che ci seguono. Ognuno di noi possiamo essere utili a migliorare la società se lo vogliamo […]
Si può sbagliare, e tanti anche nell’ambito famiglie per bene. Mai si giudica. La cosa bella e importante é capire i propri sbagli in confidenza senza vergogna.
Oggi è una giornata molto speciale piena di significato. Siamo molto onorati di avere il Vescovo attorno a noi addirittura a tavola con noi, a pranzare come un parente, un amico di famiglia, sicuramente come io che leggo, come tutti i miei compagni siamo strafelici per l’organizzazione di oggi … Come si fa a non apprezzare tutto questo benissimamente poteva farci una piccola visita e andare mentre ha scelto di pranzare con noi per tenerci tutti vicino dedicandoci mezza giornata del suo tempo molto prezioso. […] Giorno 10 dicembre siamo stati noi a bussare da Voi nella porta della pace mentre oggi è venuto Lei a bussare nella porta della sofferenza per regalarci una giornata fantastica ed esclusiva … la nostra felicità interiore non è il mangiare è la sua presenza, è la bellissima immagine di stare tutti uniti assieme, socializzando per migliorare la società e rappresentare sempre la Parola di Dio cioè la Pace che in questo periodo il mondo ha tanto bisogno di questo”.
Non c’è nulla da aggiungere a queste parole così eloquenti. Sono la conferma che ogni uomo sa dare il meglio di sé quando trova qualcuno che ne ha cura e con amore lo accompagna. Ognuno di noi che viviamo in libertà possiamo essere strumenti di rieducazione e favorire la socializzazione per chi ha trovato qualche inciampo lungo la sua strada.
Teresa Scaravilli