La ricerca in ambito medico sta sempre più delineando una correlazione fra la perdita dei denti e l’insorgenza della demenza.
Ricerca / La perdita dei denti è collegata al rischio di demenza: Cos’è la demenza?
Demenza è un termine usato per definire diverse malattie che colpiscono la memoria, il pensiero e la capacità di svolgere attività quotidiane. Il decorso tende a peggiorare progressivamente le condizioni dell’individuo. Le cellule nervose vengono man mano distrutte ed il cervello danneggiato, portando in genere al deterioramento della funzione cognitiva (cioè la capacità di elaborare il pensiero).
Sebbene la coscienza non sia influenzata, il deterioramento della funzione cognitiva è comunemente accompagnato, e occasionalmente preceduto, da cambiamenti dell’umore, del controllo emotivo, del comportamento o della motivazione. Colpisce principalmente le persone anziane, ma non tutte le persone la sviluppano con l’avanzare dell’età. Fra le variabili che aumentano il rischio di sviluppare demenza annoveriamo: età (più comune in dai 65 anni in su), pressione alta (ipertensione), glicemia alta (diabete), essere in sovrappeso o obesi, fumare, bere troppo alcol, essere fisicamente inattivi, essere socialmente isolati, depressione.
Ricerca / Studi sulla perdita dei denti collegata al rischio di demenza
Varie ricerche hanno sottolineato la correlazione fra perdita dei denti in tarda età e riduzione del volume di certe aree cerebrali che sovente sono danneggiate da differenti tipi di demenza. I batteri coinvolti nella generazione di patologie gengivali potrebbero essere coinvolti infatti anche nei danni cerebrali associati all’Alzheimer. Sembra quindi esserci un’associazione fra cattiva salute orale (in particolare perdita dei denti) e declino cognitivo.
Ricerca / La perdita dei denti è collegata al rischio di demenza: studio dell’Università del Ryukyus
Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica npj Aging, svolto da Hiroyuki Nakamura e dai suoi colleghi dell’Università del Ryukyus a Okinawa (Giappone), approfondisce questa tematica. La ricerca si basa sulla popolazione di Nakajima, in Giappone. Tra il 2016 e il 2018, hanno partecipato 2454 residenti di età ≥ 60 anni, coprendo il 92,9% dell’età demografica locale. La ricerca ha utilizzato un approccio globale combinando esami odontoiatrici dettagliati, valutazioni dietetiche, analisi di risonanza magnetica (MRI) e valutazioni cognitive.
Soffermandosi sui dati riguardanti la popolazione senza segni di demenza o MCI (Mild Cognitive Impairment) si può osservare come chi aveva un numero di denti inferiore a 10 presentasse mediamente una dimensione cerebrale minore del 3,5% nell’area chiamata “giro paraippocampale” rispetto a chi ne possedeva più di 24. Questa parte del cervello è essenziale per la rievocazione dei ricordi. Oltretutto i soggetti con una quantità inferiore di denti mostravano più lesioni nella sostanza bianca per una percentuale pari al 25% rispetto agli altri. La sostanza bianca è composta da fasci di fibre nervose. Queste connettono varie aree cerebrali e dei cambiamenti in quest’area sono solitamente rilevate in soggetti con demenza.
Ricerca / Altre variabili della perdita dei denti collegata al rischio di demenza
Nakamura sostiene che ciò indichi un aumentato pericolo di incorrere nello sviluppo di demenza per gli individui con meno di dieci denti. Lo studio ha anche messo in risalto come la perdita dentale sia connessa ad un’alimentazione carente di cibi ricchi di fibre vegetali. Una dieta ricca di alimenti grassi e processati potrebbe aver avuto un ruolo rilevante nello sviluppo dell’atrofia cerebrale degli individui sani e potrebbe essere un fattore di rischio per una futura diagnosi di demenza.
Questo studio evidenzia un possibile percorso preventivo. La salute orale può svolgere un ruolo significativo nel prevenire i primi cambiamenti neuropatologici associati alla demenza.
Maria Maddalena La Ferla