Ricordando Peppino, nella lunga notte senza tempo

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“Troppo lunga è la notte, senza tempo, infinita”. Così scriveva in una delle sue poesie più delicate Peppino Impastato, prima che venisse fatto saltare in aria, il nove maggio di trentatrè anni fa, da una carica di tritolo posta sotto il suo corpo adagiato sui binari della ferrovia. La scoperta dell’assassinio, avvenuto durante la notte, ebbe un’eco limitata perché in quelle stesse ore mattutine venivano mostrate a tutto il Paese le immagini del cadavere di Aldo Moro rannicchiato nella Renault 4 rossa, a Roma. Consacrato qualche anno fa al meritato onore anche dall’interpretazione di Luigi Lo Cascio ne “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, Peppino Impastato rappresenta la forza della cultura e dell’impegno, incarna l’irruenza della legalità che rompe gli argini della mafia, anche a costo di mettersi contro il proprio sangue. Se è vero che le proprie idee si pagano con il coraggio, Peppino pagò la sua ribellione con l’allontanamento dalla propria famiglia prima (lo zio e altri parenti erano mafiosi) e con la morte, poi.

A Milano è accaduto, qualche settimana fa, che il Consiglio provinciale bocciasse la richiesta di uno stanziamento da cinquemila euro da destinare a iniziative nelle scuole e all’intitolazione a Impastato di una sala della biblioteca di Palazzo Isimbardi, ma sono molte le associazioni e numerosi i simpatizzanti che si sono date un gran da fare, in ogni angolo dell’italico stivale, per organizzare eventi a tema. A Cinisi una staffetta podistica è partita dalla casa del boss Tano Badalamenti (il mandante condannato all’ergastolo) alla Casa memoria Impastato, assieme a cortei, conferenze, incontri a tema e intermezzi teatrali. Per la prima edizione di “Musica e Cultura in onore di Peppino Impastato”, sono stati premiati il cantautore siciliano Pippo Pollina, da sempre impegnato con la sua musica (e non solo) in attività antimafia, e Roy Paci, che ha spesso omaggiato la figura di Peppino durante i suoi concerti live. La Provincia di Firenze ha piantato un albero di ulivo al Parco di Villa Demidoff e a Giarre, vicino Catania, si è celebrata “L’ora legale”, una giornata di appuntamenti arricchiti dalla presenza di Giovanni Impastato, il fratello di Peppino, e dai rappresentanti di “Libera” e “Addiopizzo”.

Sempre più spesso si tratta di iniziative nate tra i ragazzi e destinate ai ragazzi, che, lo confermano i dati presentati dal Centro studi Pio La Torre, da nord a sud, all’unanimità, ‘bocciano’ la mafia. Dall’indagine sulla percezione mafiosa condotta dal Centro, che ha coinvolto 2500 studenti di 94 scuole distribuite su tutto il territorio italiano, emerge che oltre l’80%  dei giovani percepisce la mafia come fenomeno molto diffuso, e il 70% ritiene incida negativamente sulle condizioni di sviluppo del Paese. Se dal 70% dei ragazzi dai 16 ai 19 anni l’ingerenza mafiosa viene considerata un ostacolo al proprio futuro professionale e personale, la quasi totalità del campione esprime scarsa fiducia nei politici nazionali e locali, mentre tra le attività legali percepite trasversalmente spiccano lo spaccio di droga, il pizzo, il lavoro nero e le discariche. “Lunga è la notte e senza tempo. Il cielo gonfio di pioggia non consente agli occhi di vedere le stelle. Non sarà il gelido vento a riportare la luce, né il canto del gallo, né il pianto di un bimbo”, scriveva Peppino, e aveva ragione: la lotta alla criminalità si combatte solo attraverso la legalità, e grazie al ricordo di chi è morto per difenderla.

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