L’improvvisa morte di Antonietta Strano, per oltre 50 anni presidente dell’AIFO e referente diocesana per i Lebbrosi, ha colto tutti di sorpresa.
Tre, particolarmente, sono stati gli ambiti in cui ha vissuto la sua esperienza di vita e di fede.
L’insegnamento nelle scuole elementari. Appena diciottenne, vinse il Concorso magistrale ed iniziò ad insegnare, prima a Cosentini, poi a S. Maria Ammalati e infine a Balatelle. La responsabilità di accompagnare i bambini che si aprivano al sapere, fu per lei una grande passione che con ineccepibile deontologia professionale portò avanti per 40 anni! A lei si possono bene applicare le parole di Paulo Coelho: “Un maestro non è chi insegna qualcosa, ma chi ispira l’alunno a dare il meglio di sé per scoprire una conoscenza che già possiede nella propria anima”. La cura dei piccoli che gradualmente crescevano fu per lei una vera “missione”, consapevole che scopo primario di ogni istituzione scolastica non è fornire nozioni, quanto e soprattutto creare una “coscienza critica”, che conduce ognuno a diventare, come amava ripetere don Bosco, “un buon cristiano e un onesto cittadino”.
L’incontro con Camillo de’ Lellis e la serva di Dio Germana Sommaruga, fece nascere in lei il desiderio di una vita interamente donata a Cristo nel servizio ai più deboli, soprattutto ammalati e sofferenti. Tante persone hanno beneficiato del suo conforto e della sua assistenza; tante associazioni di volontariato hanno potuto godere della sua appartenenza. Come San Camillo vedeva nell’ammalato la presenza del Signore Gesù e questi serviva nelle membra sofferenti facendo riecheggiare nel suo cuore le mirabili parole di san Camillo: “Padri e fratelli miei, miriamo nei malati la persona stessa di Cristo. Questi malati cui serviamo ci faranno vedere un giorno il volto di Dio”.
L’AIFO! Ciò che la nostra Diocesi conosce in ordine ai malati di Lebbra è tutto opera sua. Per questa causa si è donata interamente, scommettendosi in prima persona e facendosi la prima benefattrice. L’organizzazione delle Giornate Mondiali per i malati di lebbra erano accuratamente preparate con incontri nelle scuole, animazioni nelle comunità parrocchiali, con l’invio ad ogni singola parrocchia delle stampe che faceva arrivare dal centro nazionale e che si preoccupava, insieme al gruppo, di preparare in buste etichettate e consegnate ad ogni singola comunità. Aveva visitato dei lebbrosari in terra di missione e trasmetteva a tutti il ricordo di quelle esperienze che l’avevano profondamente segnata. Aveva pienamente compreso l’ideale tracciato da Raoul Follereau, il quale amava ripetere: “La sola verità è amarsi! Nessuno, su questa terra, ha il diritto di essere felice da solo”, ecco perché donarsi per questa causa era per lei una esigenza di fede, consapevole – come dice Gesù nel Vangelo – che ogni attenzione rivolta ai “fratelli più piccoli” è rivolta a Lui stesso!
Il ricordo di Antonietta ci accompagni nella nostra quotidianità, imparando dal suo esempio a fare della nostra vita un dono a Dio e ai fratelli.
Riposa in pace, zia Antonietta. A – Dio.
Don Roberto Strano