Conservare il ricordo del cugino Mario Vitale è molto facile. Reso da tutti noi l’ultimo commosso saluto, dopo il rito di commiato, resta la tua presenza nel ricordo.
Nel mio caso non può che rimontare alla nostra fanciullezza quando, trasferitomi da Catania proprio all’inizio del liceo, insieme ai cugini Giuseppe e Rosario mi hai aiutato a inserirmi in un contesto per me nuovo, introducendomi alla conoscenza di tanti amici.
Ore di giovanile spensieratezza scandite dalla passione per gli scacchi e la musica, tu per gli Earth Wind and Fire, io per i Beatles, e i fumetti; divisi dai colori delle rispettive fedeltà calcistiche, notoriamente il tuo neroazzurro, il mio bianconero. Le vicende della vita ci hanno poi inevitabilmente consentito più diradate occasioni di frequentazione. Ma non è mai venuto meno il tuo sorriso caloroso, che hai sai saputo poi estendere pure ai miei figli. Anche per loro l’immagine di questo tuo sorriso bonario e accogliente non sbiadirà nel tempo.

L’avvocato
Condividere il ricordo dell’avv. Mario Vitale è altrettanto facile. In queste ore si succedono copiosi messaggi di saluto e cordoglio, tutti accomunati dalla sincerità di intenti e dall’esattezza di giudizio. Su cui non indugio perché mai come in questo caso repetita… non iuvant. Le tue qualità professionali di serio avvocato e fecondo giornalista e l’impegno sociale in club service e nella progettualità per la tua città, sono così unanimemente condivisi, da non richiedere alcun ulteriore commento. Se non per rilevare che in ognuno di tali contesti ti sei sempre contraddistinto per serenità di valutazioni, apertura al dialogo e rispetto dell’altro, chiunque esso fosse. Valori per nulla scontati e per la verità anzi sempre meno diffusi, suffragati dall’affetto tributato da tutta la cittadinanza.
L’educatore
Coltivare il ricordo dell’educatore Mario Vitale lo sarà del pari. Last but non least, resta vivida in tutti coloro che ti hanno frequentato, la tua testimonianza di fede. Sempre attivo nell’associazionismo cattolico sin dall’adolescenza, familiare alla comunità giarrese per aver per molti anni interpretato l’apostolo nei riti della Settimana Santa, ti sei distinto come animatore dell’oratorio parrocchiale. Fra le tue molteplici attività è quella con cui mi piace infine chiosare, perché il suo retaggio è forse quello che con maggiore facilità potremo trasmettere alle generazioni future. Proprio per il ruolo fondante dell’oratorio per la loro crescita non solo religiosa, ma umana lato sensu.

Credo pure tu ritenessi che la crisi che ha attraversato gli oratori come luoghi di incontro e di fraternità dopo il ’68, abbia concorso allo sperdimento di tanti giovani da sè stessi, prima ancora che dagli altri.
In un momento in cui pure in ambito politico è finalmente acquisito il ruolo insostituibile degli oratori, come conferma il recente accordo tra Cesi e Regione Siciliana per la loro rivalutazione (nostro articolo del 2 febbraio), è bello rammentare come la tua passione e il tuo impegno in tale sede, insieme a quello di tanti altri amici, non siano mai venuti meno. Indi, quale modo migliore di trasmettere questo lascito ammirevole alle generazioni a venire, se non intitolarti una delle strutture o degli ambienti dell’oratorio della Chiesa Madre? Perciò auspico confidente che l’idea possa essere raccolta, caldeggiata ed attuata.
Infatti “ammaestri il fanciullo sulla via da seguire e non se ne allontanerà neppure quando sarà vecchio” (Prov. 22,6) e la Sapienza “può fare ogni cosa; non cambia mai, ma rinnova l’universo. Accompagna gli uomini buoni di ogni generazione, li fa diventare amici di Dio e suoi profeti” Sap.(7; 27). Come te.
Giuseppe Longo