La morte della prof.ssa Camilla Strano Patti non ha generato un vuoto incolmabile solo in noi familiari (era l’ultimo baluardo della famiglia Strano), ma anche in quanti, e sono tantissimi, l’hanno conosciuta e apprezzata come docente di Latino e Greco al Liceo classico Gulli e Pennisi di Acireale e nei sui svariati impegni ecclesiali e civili.
Su esplicita richiesta di tanti, vorrei condividere uno stralcio delle parole da me pronunziate all’omelia, durante il rito esequiale celebrato nella Parrocchia di San Paolo Apostolo di Acireale sabato scorso 18 Febbraio.
“Essere seme, pronto a disfarsi, per dare vita, credo sia stato il programma di vita della zia Camilla. Come tante persone, nate in quella generazione che da lì a poco hanno sperimentato le privazioni e le atrocità della seconda guerra mondiale, ha forgiato il suo carattere, rendendolo forte ed intraprendente.
L’amore allo studio non è stato semplice accumulo di cultura, ma voglia di riscatto. Volontà decisa di chi sa che il progresso per essere vero, passa sempre da una svolta culturale.
Per questo ringraziava sempre il cielo di avere avuto la possibilità di studiare e, successivamente, di insegnare, non solo le sue discipline letterarie. Ma soprattutto di trasmettere una esperienza, instaurando con gli alunni una relazione fatta di empatia, sostegno, attenzione e quant’altro.
Insegnava a pensare, sulla scorta dei classici latini e greci, a far sì che ognuno non si limitasse ad essere semplice traduttore o ripetitore. Ma, soprattutto, ad elaborare un proprio pensiero e impegnarsi a realizzarlo.
Zia Camilla, seme per la famiglia e la comunità
E’ stato seme per la sua famiglia che ha amato all’inverosimile, con cura, attenzione, sollecitudine, donandosi interamente. Seguendo il cammino di ognuno dei suoi figli, assecondandoli nelle scelte, sostenendoli nelle difficoltà. Non è stata invadente, ma sempre attenta e pronta a fronteggiare le emergenze, a sostenere le fragilità di ognuno. Ha aperto con gioia le porte della sua casa a quanti ricorrevano a lei, veramente la sua casa è stata la nostra casa, la casa di tutti.
E’ stato seme per la comunità ecclesiale, prima nella FUCI, palestra spirituale della sua giovinezza, accanto all’indimenticabile mons. Ignazio Cannavò. E poi in questa comunità di San Paolo, la cui vita e azione pastorale ha visto nascere sin dalla cripta dove si svolgevano le prime celebrazioni. Fino al momento in cui, per la densità del quartiere e l’intelligente, aperta, azione pastorale, divenne luogo di comunità e di comunione.
Tanti ministeri ha svolto in questa Parrocchia, cimentandosi, soprattutto nel teatro parrocchiale. Per lei, il teatro aveva uno scopo, quello stesso di Konstantin Stanislavskij che scrive: “ Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessi”. E dal teatro, alla vita il passo è sempre breve!
E’ stato seme per tante associazioni cittadine, per l’impegno a far sì che la polis migliorasse; per le amicizie, per i rapporti interpersonali. Per i legami che ha saputo instaurare e che manteneva vivi attraverso presenza fisica e, negli ultimi tempi, con le sue telefonate.
Eucharistomen, grazie al Signore per averci dato zia Camilla
Oggi in questa celebrazione noi, seppur profondamente addolorati per la sua morte, innalziamo al Signore una sola parola: <<“Eucharistomen”, convinti che con questa parola, nelle sue tante dimensioni, è già detto tutto quanto si possa dire in questo momento. “Eucharistomen = rese grazie” >> (Benedetto XVI).
Sì, grazie al Signore per la vita e per ciò che è stata la zia Camilla. Grazie per tutti i benefici di cui l’ha ricolmata; per la sua dolcezza e fermezza che ci ha aiutati a crescere; grazie per le attenzioni che ha riversato su ciascuno. Grazie, perché ne siamo certi, che dal cielo continuerà ad amarci e sostenerci, forse più di quanto ha fatto in vita. Libera ormai della zavorra dell’uomo esteriore, che non le permetteva – specie negli ultimi tempi – di agire e muoversi come aveva sempre fatto.
Arrivederci in cielo amata zia. Ricongiunta per l’eternità insieme al tuo amato sposo Mario, ritrovata con i nonni, con mio padre, con lo zio Saro e la zia Antonietta. E con tutti i nostri cari che ci hanno preceduti, nell’attesa di ritrovarci, fai festa, per sempre e senza fine. Riposa in pace
Don Roberto Strano