Un altro pilastro della Chiesa acese viene a crollare. È tornato infatti alla Casa del Padre don Vincenzo Lanzafame, 82 anni da poco compiuti, essendo nato ad Acireale il 21 giugno 1936. La notizia ci ha colti alla sprovvista ieri sera.
Da quando non era più parroco di San Giuseppe (un anno circa) era stato nominato canonico della Basilica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e la mattina, dopo avere concelebrato la messa con il rettore don Salvatore Scalia, si soffermava spesso, nei pressi dello storico chiosco di Jachino, con gli anziani e le persone che frequentavano abitualmente quella zona di piazza Duomo, all’ombra dei campanili della Cattedrale. E ogni volta che ci vedevamo, se non ero io a farlo per primo, era lui a richiamare la mia attenzione e a salutarmi, sempre con un trasporto ed una affettuosità da vecchio amico e da persona cordiale, socievole e sempre disponibile.
Il nome di don Vincenzo Lanzafame resta legato indissolubilmente a tante cose e istituzioni acesi e diocesane. Oltre ad essere stato per tantissimi anni docente di religione, è stato anche responsabile dell’Ufficio Catechistico diocesano, dove si occupava in particolare della formazione delle graduatorie e delle nomine degli insegnanti di religione nelle scuole del territorio diocesano. Presso l’Istituto Magistrale “Regina Elena” (adesso Liceo delle Scienze Umane) è stato docente di religione, ma anche storico vice preside per numerosi anni e preside incaricato dopo la morte del prof. Antonino Leotta.
Ma il suo nome è soprattutto legato alla parrocchia di San Giuseppe, dove ha prestato servizio per più di 40 anni, dapprima come vice parroco e poi come parroco. In veste di vice parroco, ha firmato il mio primo certificato di matrimonio, dal momento che io mi sono sposato (qualche decennio fa!) nella chiesa di San Domenico, che rientra appunto nel territorio della parrocchia San Giuseppe. Qui la sua figura sempre attenta e presente ha portato sicuramente – possiamo dirlo senza tema di smentita – molti giovani alla devozione verso il Santo Patriarca e verso la Madonna di Lourdes e Santa Bernadette, il cui culto si celebra solennemente l’11 febbraio di ogni anno in tale chiesa, dove è presente una bella riproduzione della grotta di Lourdes. Era anche assistente diocesano dell’Unitalsi, che ha la sua sede presso la chiesa di Gesù e Maria (ubicata in via Dafnica nel territorio parrocchiale di San Giuseppe), di cui era pure rettore.
Don Vincenzo, dopo gli studi liceali e teologici in Seminario, si era pure laureato in Lettere presso l’Università di Catania. Ma il suo percorso scolastico è stato abbastanza complesso, e sicuramente encomiabile e segno della sua ferrea forza di volontà. Poiché all’epoca gli studi liceali compiuti all’interno del Seminario non avevano valore giuridico, egli – già sacerdote – aveva sostenuto da esterno la Maturità classica in un liceo statale, dopo di ché si era iscritto all’Università. E qui me lo sono ritrovato – all’epoca – in veste di collega, alle lezioni o agli esami. Ricordo, in particolare, un esame di letteratura italiana, che era uno dei più impegnativi ai tempi del prof. Carlo Muscetta: egli si presentò all’esame – anche un po’ per protesta – con una valigia piena di libri, una pesantissima valigia cartonata, stracolma con tutti i libri che bisognava studiare per la prova, che andò platealmente a depositare sul tavolo davanti al docente con cui sostenne l’esame, traendone i vari testi man mano che gli servivano. E dai tempi dell’Università eravamo rimasti molto legati, proprio come vecchi compagni di scuola o colleghi di studi universitari.
Mi mancherai, don Vincenzo, e sono sicuro che il Signore ti accoglierà benignamente tra le Sue braccia per tutti i tuoi meriti come uomo e come sacerdote.
I funerali saranno celebrati giovedì 19 luglio, alle 10,30, in Cattedrale, anche se qualcuno avrebbe auspicato che si celebrassero nella chiesa di San Giuseppe, che per tantissimi anni è stata “la sua casa”.
Nino De Maria