Ricordo / La testimonianza evangelica di Orazio Vecchio con e ne “La Voce dell’Jonio”

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La figura del prof. Orazio Vecchio, cui il Comune di Acicatena ha intitolato l’ex cinema “Savoia”, è emblematica nell’ambito della diocesi di Acireale, dove vive per l’intera sua vita, impegnata nel bene, come laico che testimonia giorno dopo giorno la sua fede in Dio, in ogni aspetto dell’esistenza umana, senza tentennamenti, munito di convinzioni profonde, che lo qualificano quale uomo di Dio: sposo e padre di numerosa famiglia; integerrimo professore di matematica nelle scuole superiori dell’antico “Collegio Pennisi” dei Padri Gesuiti e nel Collegio femminile “Santonoceto” di Acireale; autorevole rappresentante nel mondo socio-politico.
Si distingue per i suoi quindici anni di sindaco della cittadina nativa di Aci Catena, molto stimato dalla popolazione per la rettitudine e l’umanità congeniale,”un mito, Orazio Vecchio”; inoltre, quale fondatore del giornale cattolico “La Voce dell’Jonio”, che opera al servizio della Diocesi come espressione libera della parola, costruttrice di valori cristiani, in difesa degli ultimi, dei deboli, delle virtù, specie della verità e della giustizia.

Nelle riunioni di redazione, il direttore, prof. Orazio Vecchio, sempre puntuale e pronto a discutere con competenza delle problematiche che assillano l’opinione pubblica di ogni tempo, ha lo sguardo rivolto ai principi luminosi del Vangelo, con la cosciente convinzione che solo attraverso tale testimonianza la vita può andare avanti coraggiosamente, senza quella falsa ipocrisia che distrugge le opere umane, rendendole vane o vulnerabili.
“La Voce dell’Jonio” è per lui quasi una creatura, verso la quale (la chiamava “il mio settimo figlio”) è commovente il suo amore, fatto di sacrifici e altruismo, di generosità e attenzioni fuori della comune mentalità. Con i collaboratori, molto attento e premuroso, come se fossero la sua famiglia allargata; talora prevale il suo carattere battagliero, che in quel momento gli dà l’aspetto del condottiero, tuttavia presto si ritorna alla serenità, caratteristica degli incontri.

Un ricordo tra tanti: negli ultimi anni della sua vita, un giorno, conduce i collaboratori nella sua piccola proprietà di campagna a Santa Maria La Stella, dove trascorriamo alcune ore di libertà con gioia, conversando piacevolmente; lì una malinconica stanchezza adombra il suo volto, non è più il deciso direttore, ma la persona che, al di là del lavoro, desidera quella autentica amicizia, capace di dare ali allo spirito affranto. La sua scomparsa su questa terra è destino di tutti: con la fede si tramuta in una presenza celeste, attesa di speranza.

                                           Anna Bella

 

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