Il giorno di Natale, che coincide anche con il mio compleanno, mi aveva inviato un suo affettuoso messaggio il quale, oltre a porgermi gli auguri, mi ricordava che “mi voleva bene”. Nel primo pomeriggio mi fece telefonare dalla cognata dicendomi che stava male e andava in ospedale, dopo qualche ora la cognata mi comunicava che lo avevano ricoverato per una emorragia intestinale e a tarda sera mi comunica il triste epilogo.
Monsignor Rosario Di Bella, per tutti don Saro, questa volta non ce l’ha fatta e con il carico dei suoi ottantotto anni ha varcato i limiti del tempo ed è andato a ricevere la corona di gloria promessa ai servi buoni e fedeli del Vangelo.
L’operoso ministero sacerdotale di monsignor Di Bella
Sessantaquattro anni di operoso ministero sacerdotale lo avevano visto impegnato in svariati e molteplici uffici. Aveva iniziato a Giarre, sotto la guida dell’indimenticato arciprete mons. Giovanni Raciti. Per quattordici anni ha profuso le sue giovanili energie a servizio dei giovani presso l’Oratorio parrocchiale. Generazioni di giovani, che oggi divenuti adulti lo ricordano con incommensurabile affetto, sono cresciuti con “don Saro”, presso i locali di Via Carlo Alberto, ampliati e attrezzati sotto la sua guida.
Poi, per un ventennio, Monsignor Di Bella fu Cappellano militare e Vicario dell’Ordinario militare per la Sicilia.
Rientrò in Diocesi nel 1994 e occupò diversi Uffici Pastorali: Missioni, Ecumenismo, Caritas.
Il giovedi santo del 2002, a seguito della nomina di Mons. Paolo Urso a vescovo di Ragusa, Mons. Salvatore Gristina lo nominò suo Vicario Generale, Ufficio nel quale fu riconfermato da Mons. Pio Vigo e da Mons. Antonino Raspanti, fino al 2012.
In questo delicato compito mise a servizio della comunità diocesana, e del presbiterio in particolare, le sue doti umane e cristiane, spendendosi a tempo pieno, trascurando a volte persino la sua salute.
Concluso il ministero di Vicario Generale, il vescovo lo nominò amministratore parrocchiale della Parrocchia S. Maria delle Grazie di Maugeri e lì, quasi rivivendo gli anni di Giarre, ricominciò la sua attività pastorale che più di ogni altra amava. Gli acciacchi del tempo che passa e la precaria salute lo portarono a rinunciare, dopo qualche anno, al delicato compito. E andò, pertanto, a fare da Cappellano presso le suore Serve della divina provvidenza a Lavina.
Sempre presente con l’uso dei social
Gli ultimi anni li trascorse a casa, amorevolmente accudito dai familiari. Attraverso l’uso dei social, però, raggiungeva tutti, ed era costantemente presente. Ogni qual volta aveva bisogno di qualcosa mi telefonava ed io prontamente mi recavo a casa sua per cercare di soddisfare quanto richiedeva.
Quando nel 2020 celebrò i suoi sessanta anni di sacerdozio, lo invitai nella Parrocchia di San Filippo, in quella celebrazione – a cui parteciparono cinque vescovi e diversi confratelli, oltre a tanti amici di Giarre e di altri luoghi – al temine del suo lungo discorso, in cui ripercorse le tappe della sua vita, m chiamò accanto a sè e con un gesto di squisita amicizia mi fece dono del suo prezioso “rocchetto” (sopravveste liturgica) che aveva ricevuto nel giorno della sua ordinazione sacerdotale. Un passaggio di “testimone” che ho gradito tanto, non solo per la preziosità del manufatto, quanto e soprattutto per ciò che significava.
Grazie, carissimo Saro, per la tua vita interamente donata. Grazie del tuo affetto che hai avuto per tutti noi sacerdoti. E grazie per l’esemplare ministero sacerdotale.
Goditi il cielo, meta e premio dei buoni e, ogni tanto, guardaci da lassù con il tuo rasserenante sorriso e spronaci, consigliaci, guidaci, come solo tu sapevi fare.
A – Dio, fratello e amico carissimo.
Don Roberto Strano