Riportiamo il contributo dell’esperto Mariano Indelicato sulla figura del Professor Vittorio Cigoli, personalità di spicco nell’ambiente della psicologia, morto qualche giorno fa.
Un grave lutto ha colpito la psicologia italiana e internazionale con la scomparsa di una delle figure che è riuscita a dare un notevole impulso sia alla ricerca clinica sia ai modelli teorici di riferimento. Vittorio Cigoli, professore emerito dell’Università Cattolica “Sacro Cuore” di Milano, è stato autore di circa venti volumi tradotti in varie lingue. Oltre ad essere stato per tanti anni direttore dell’ASAG (Alta Scuola di Specializzazione Agostino Gemelli) all’interno della stessa università.
Egli, di cui mi pregio di essere stato amico ed allievo, insieme ad Eugenia Scabini hanno portato aventi studi e ricerche all’interno del Centro Studi della Famiglia dell’Università Cattolica di Milano. Grazie al loro contributo è stato possibile costituire un punto di riferimento sicuro per chi vuole lavorare con le famiglie. A loro appartiene il grande onore di aver costruito un modello, in un tempo in cui si producono solo teorie, di clinica applicabile in tanti contesti di lavoro. La psicoterapia senza la clinica perde la sua “anima” o per utilizzare un termine caro a Cigoli il suo “corpo”. La clinica costituisce la cornice in cui si inseriscono gli interventi psicoterapici e non è vero il contrario.
Morto Vittorio Cigoli / Un importante contributo alla psicologia
La psicoterapia si espone spesso a molte critiche e polemiche sulla sua efficacia ed efficienza. Essa muove da basi esclusivamente teoriche senza inserirsi all’interno di un modello clinico ed epistemologico che possa spiegare le ragioni delle sue applicazioni. La clinica, i modelli, come il relazionale simbolico, possono rendere più sicuri e tranquilli i terapeuti all’interno della stanza di terapia. Le storie, le tante narrazioni che gli psicologi ascoltano ogni giorno all’interno del setting terapeutico non possono essere comprese se non vengono contestualizzate in una cornice più grande. Se non vengono inseriti all’interno dei miti, con tutti i loro rituali simbolici, che si trasmettono di generazione in generazione.
Questa è la stupefacente scoperta del modello relazionale simbolico elaborato dagli stessi autori. Immettersi in questo modello vuol dire ricercare le proprie radici e tutti sappiamo che un albero senza radici muore. Non si può costruire un uomo senza storia, così come non si può spiegare una narrazione terapeutica senza inserirla in un quadro più grande. Il legame terapeutico, la relazione terapeutica in fondo è metafora del rapporto tra culturale e cultura. Dove per culturale si intende lo svolgersi della quotidianità e per cultura il luogo “altro” della storia antropologica. Il processo di narrazione e ri-narrazione che avviene in psicoterapia in fondo si specchia in questo semplice assunto.
Psicologia / Il concetto di famigliare
Il concetto di “famigliare”, che oltrepassa quello di famiglia, per legare tra di loro le generazioni costituisce la sintesi dell’intera teoria e pratica clinica. Esso parte dal principio del Talmud che per fare un figlio ci vogliono almeno tre generazioni: quella dei nonni, dei padri e degli stessi figli. Il famigliare, infatti, “lega tra di loro i vivi e i morti” ed è “la matrice simbolica del legame tra i sessi, le generazioni e le stirpi e dà sostanza simbolica alle singole famiglie e alle varie forme familiari. La famiglia come gruppo sociale primario che lega tra loro generi e generazioni e che produce incessantemente il passaggio tra natura e cultura può far luce sugli aspetti generativi-degenerativi delle strutture simboliche”. L’inconscio diventa “il sedimento e custode di tutto ciò che è accaduto nello scambio tra famiglie e stirpi”.
Principi fondamentali del modello sono il trasmettere, il tramandare e il trasgredire. Le famiglie, le coppie si formano su una base generativa “La trasmissione ereditaria dei beni e dello status è un caposaldo del famigliare. Trasmettere discendenza e trasmettere eredità di beni e status viaggiano accomunati e questa è la passione che coinvolge le famiglie”. Tramandare regole, valori, simboli, miti e rituali immette il soggetto all’interno di una storia antropologica e all’interno della singola storia familiare. È anche vero, però, che i passaggi generazionali comportano la nascita di nuove forme di soggettività e cioè “sia l’essere soggetto alla storia, sia l’essere soggetto di storia”.
Vittorio Cigoli / Il contesto famigliare
L’individuo, nell’ambito delle relazioni e dei legami generazionali e familiari, al fine di diventare protagonista della storia deve trasgredire Attraverso l’atto trasgressivo costringe il contesto a cambiare: “se esiste un vincolo generativo, nel senso che non ci è dato scegliere dove, quando, in che vicenda familiare e di che genere nascere [….] esiste anche un vincolo a decidere che fare della propria storia generazionale”. Nello svolgersi dei passaggi generazionali (trasmettere, tramandare, trasgredire), dunque, il trasgredire riscrive la trama, il copione dell’intero sistema familiare costringendolo a trovare nuove forme di equilibrio.
Il famigliare, con lo stesso Cigoli, trova la sua rappresentazione all’interno del corpo familiare che è il contenitore di tutte le relazioni familiari. Rifacendosi all’azione le “rel-azioni” vengono intesi come dramma. “Un dramma che si svolge al generare e all’essere generati e poi attorno ai temi che da esso dipartono, con particolare riferimento ai passaggi generazionali”. Il corpo familiare è un’immagine accompagnata da una storia che richiama “le corporazioni medievali, il corpo comunitario, il corpo della chiesa, etc. “. Il concetto di famigliare ha ormai preso corpo non solo all’interno della clinica ma, soprattutto, all’interno delle perizie peritali in termini di separazioni, divorzi, affidamenti e, in particolar modo, di adozioni.
Lutto per la psicologia / Morto Vittorio Cigoli
Esplicare i maggiori concetti teorici di Cigoli mi suona strano. Per me non era semplicemente un “maestro”, un professore. Era anche un amico con cui ho avuto la possibilità di interloquire fino al maledetto incidente che lo ha condotto alla morte. Sicuramente mi mancheranno le chiacchierate, i colloqui, sia in Sicilia sia a Milano, e quella straordinaria capacità e curiosità che mostrava per ogni aspetto del legame e della psicologia. Resto però fermamente convinto di quanto sostenuto da Sartre che “la presenza è al di là dell’assenza”. Il miglior modo per onorarlo, credo, è quello di continuare la sua opera e mettere in pratica i suoi insegnamenti.
Mariano Indelicato*
*Psicologo Psicoterapeuta; Docente a.c. di Psicometria delle Neuroscienze cognitive, Università degli Studi di Messina