Pubblichiamo con piacere il ricordo che il cinefotoreporter acese Marcello Trovato ha scritto di Clemente Cucuccio, grande artista dell’immagine, scomparso qualche giorno fa. Di Menti (così era conosciuto ai più), nel tempo su “La Voce dell’Jonio”, abbiamo pubblicato diverse fotografie tutte concesse gratuitamente.
Figlio di una città “proibita”, proibita o proibitiva a chi con animo gentile e nobile ha voluto regalare la propria arte, la propria cultura. Il volume, che racconta le bellezze architettoniche di questa Barocca Acireale, porta la sua firma, fotografie di Clemente Cucuccio.
Scritto dal prof. Cristoforo Cosentini, dell’Accademia degli Zelanti, l’opera editoriale è presentata nel 1986. Dopo almeno 8 anni di lavoro fotografico e di camera oscura, con il perverso artista dell’immagine Restuccia che insieme all’alchimista Menti, hanno elaborato quello che oggi chi è sapiente esprime con il computer.
Grande impaginatore Restuccia, ha dedicato il suo lavoro alle bellissime fotografie di Menti.
A riserva della tecnica, nota a pochi a quei tempi, le immagini sono perfettamente decentrate e bascullate. La sua Hasselblad è ben governata dalle poderose mani, che generosamente ne sorreggono l’apparecchio, mentre il dito medio, dalla larga e ben curata unghia, ne fa partire lo scatto. Un rumore inconfondibile, della grande tendina che si muove per scoprire la pellicola.
Quando conobbi Clemente Cucuccio, avevo poco più di quindici anni, e tutto mi sembrava fantascienza. Tra l’altro, lui mi raccontava di questa straordinaria macchina, che sulla Luna aveva il compito di inviare immagini sulla Terra.
Un mondo immenso, nelle sue mani e nel suo cuore, tutto da registrare e rubare.
Lui lo faceva con molta apertura, disponibile a spiegare, ma dovevo essere io a rubare e sperimentare.
Finito il servizio di leva, nel 1981, Menti m’ invita per un lavoro. La sera rientrati, mi volle pagare per quello che avevo appreso, e mi invitò a frequentare lo studio, che da poco aveva messo su ad Acireale. Da quel giorno, trascorsi ben 40 anni della mia vita in quel tempio della fotografia. Negli anni appresi molto, e lui mi fece cresce come figura professionale.
Da li a poco arrivò l’accredito della Presidenza del Consiglio dei Ministri come cinefototelereporter.
Anno dopo anno crescemmo insieme, due forze che governavano la fotografia e l’immagine filmata nazionale, grazie alla Giacomino Anfuso, agenzia fotogiornalista di Milano.
Lui mi metteva sempre alla pari, ma io ho sempre mantenuto il rispetto che si deve ad una persona così. E il rivolgermi a lui, con il lei, suonava strano, per tanti anche più piccoli di me, che subito entravano in confidenza.
Per un periodo lo studio si trasformò in un laboratorio di falegnameria, per la realizzazione minuziosa di un plastico della bellissima Piazza del Duomo di Acireale.
I rilievi fotografici, realizzati con sapienza ingegneristica, furono la base per la realizzazione in scala dell’intera Piazza.
Lui lavorava il legno con maestria, e quello che realizzava lo regalava, pupi siciliani compresi.
Oggi 26 gennaio 2023, io non perdo un amico, un padre, un maestro. Perdo una parte di me, che non potrà più sorridere come faceva con lui, che non potrà più criticare l’operato fotografico, come facevamo insieme.
Mai mi disse bravo, complimenti, hai fatto bene. Ma i suoi occhi brillavano, quando apprezzava i miei lavori, perché li c’era anche lui, ed io ho lasciato sempre un suo spazio, in un vissuto per l’immagine irripetibile.
I suoi reportage sono chiari, aveva il cuore nella pellicola, come lo sguardo di quella bambina in India, che chiede cibo, che chiede aiuto. E lui le dà aiuto, con quello scatto che ha fatto il giro del mondo, a testimoniare una realtà esasperata, allora, bisognosa delle assistenze primarie, che non saranno quelle arrivate con la globalizzazione.
Questa Città si veste di nero, in un giorno piovoso come le lacrime che solcano il viso di tutti gli intervenuti ai funerali, recitati in Cattedrale, la sua chiesa preferita, dopo la Basilica Collegiata di San Sebastiano, a cui ha dedicato le fotografie custodite nel volume su Paolo Vasta.
Non esiste un argomento che non sia stato trattato da lui, dal punto di vista fotografico, come anche i personaggi grotteschi, i dimenticati di questa città, a cui lui ha dato dignità nei suoi ritratti.
Nè una lastra di pietra lavica, che non sia stata raccontata nel suo vissuto fotografico, come nel libro che ho fatto personalmente pubblicare dal titolo Pagine di Pietra.
Non esiste un’immagine Sacra che non sia stata catturata dal suo otturatore.
Io c’ero, ci sono, e ho goduto tutto questo con grande emozione. Così ho potuto sviluppare la mia professione, oggi tutta mia, sapientemente coltivata. Ma in ogni angolo ci sei tu, Maestro, con il tuo immenso sorriso e con il tuo grande cuore.
Marcello Trovato