La sera del 12 marzo del 1998 moriva improvvisamente ad Acireale don Giuseppe Cristaldi, sacerdote, filosofo, docente di Storia e Filosofia nei Licei prima e successivamente professore di Filosofia della Religione presso l’Università Cattolica del “Sacro Cuore” di Milano.
Egli costituiva un punto di riferimento per tutti. Chi aveva l’opportunità di conoscerlo trovava un cuore pronto a dilatarsi nella comprensione e nella condivisione. Con uno stile di assoluta affabilità, con una edificante modestia, accompagnata da uno spiccato senso dell’humor.
Padre Cristaldi, da buon maestro, radicato nella fede cristiana autenticamente vissuta e fortemente investigata, stimolava gli altri ad una adesione matura della religione. Al riparo da tentazioni clericaliste e da suggestioni irrazionali. Da sempre impegnato nel fitto dialogo tra la sua anima filosofica e quella cristiana, sapeva ben distinguere il crinale tra l’essenziale e l’effimero. E rimase del tutto immune dalla seduzione del potere.
Furono tre le traiettorie o gli stili su cui agevolmente don Giuseppe ebbe a muoversi. Lo stile del dialogo, con le diverse scuole del pensiero moderno e contemporaneo e un ascolto attento e vigile ai fermenti del nostro tempo, è la prima traiettoria del suo insegnamento.
Un’ attenzione particolare nella sua ricerca è data da una intensa, ragionata meditazione sul male, nella frequentazione puntuale ed assidua del grande romanziere F. Dostoevskij. E infine la ferma persuasione che la risorsa della fede e dell’esperienza cristiana è una riserva aurea in ordine al ben-pensare.
Credere pensando
“Credere pensando” è il titolo dato ad un libro che raccoglie gli atti di un Convegno, svolto in Acireale nell’aprile 2008. Libro per ricordare a dieci anni della morte, la figura e l’opera di don Giuseppe Cristaldi. E curato magistralmente da don Antonino Franco e dall’ing. Pippo Rossi.
L’eredità che Cristaldi ci ha lasciato, si disse sinteticamente in quel Convegno, fu che la ricerca appassionata della Verità e l’Intelligenza della fede esigono uno spirito attento all’ascolto. Uno spirito capace di stupirsi, di amare e di non chiudersi in una autoreferenzialità senza senso.
C’è in padre Cristaldi una esigenza insopprimibile di dare all’annuncio della fede una intensità razionale, secondo le parole contenute nella prima Lettera di Pietro: “rendete ragione della speranza che è in voi”.
In un libro di Lewis, l’autore parla de “I quattro amori”. Il nostro aveva più di quattro amori e con essi instaurò una frequentazione molto forte: Tommaso d’Aquino, Rosmini, Hegel, Marx, Kierkegaard, Dostoevskij, Husserl, Newman, Pirandello, Guardini, Gratry.
Nel connubio fede e conoscenza il pensiero di padre Cristaldi
Concludo questo mio grato ricordo di Padre Cristaldi con una annotazione, che colgo da una storiella chassidica: “Benjamin seppe che Yohanan stava per partire; andò a trovarlo e, informandosi delle sue intenzioni, gli disse: “Vai dunque laggiù? … Come sarai lontano!”. Rispose Yohanan: “Lontano da Chi, lontano da dove?”
Questa storiella chassidica contiene un grande insegnamento: non c’è più un luogo, né ci sono persone da cui sentirsi lontani.
Padre Cristaldi è vicino a noi e lo sentiamo vicino. Nel mistero della vita, nel mistero della Pasqua cristiana soprattutto, niente viene distrutto e cancellato, ma ricapitolato.
Il messaggio di don Giuseppe Cristaldi è diretto a quanti, come lui, sono partecipi del Sacerdozio ministeriale e a tutti i cristiani laici. Non è possibile separare la fede dalla conoscenza, né la conoscenza dalla fede. Proprio credere pensando e pensando credere.
Nella conclusione del suo libro “Dostoevskij o la scommessa della fede”, si legge: nella scommessa della fede il cristiano trova il nuovo significato e il nuovo destino della sua esistenza.
Significato e destino hanno un volto e un cuore: quello di Gesù Cristo. La fede è perciò, nel suo attuarsi “esercizio” secondo l’espressione di Kierkegaard, è “sequela” secondo l’espressione di Bonhoeffer.
E la fede si traduce nell’oblazione dell’amore. Una continua vicenda di Fede e Carità, come si esprime Rosmini. Con la scommessa della fede nella risurrezione della carne, si chiude, con le parole di Alesa, nel gesto della riconciliazione e dell’amore, l’ultimo grande romanzo di Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”.
Don Orazio Barbarino
Arciprete di Linguaglossa