Ci sono delle persone che incontriamo nel nostro cammino, apparentemente per caso, ma poi ci si accorge che sono “inviati” da Dio, per farci comprendere che nonostante il male del mondo, possiamo sempre sperare nel bene e nella bellezza del Vangelo. Uno di questi, senza dubbio, è stato Nunzio Roccamena, della comunità parrocchiale Maria SS.ma del Carmelo di Riposto.
L’ho conosciuto più da vicino durante il mio decennale servizio di Assistente spirituale del consiglio centrale della San Vincenzo dé Paoli. E ho avuto modo di apprezzarne la genuinità umana e la sincerità di fede.
In lui sembravano realizzarsi le parole con cui la Lumen Gentium esorta tutti a realizzare la vocazione universale alla santità: “È dunque evidente per tutti, che tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità e che tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano” (n. 40).
Nunzio Roccamena, esempio di fede e carità cristiana
Formatosi tra le file dell’Azione Cattolica (è morto da Presidente parrocchiale, nonostante i suoi 87 anni), aveva fatto suo il trinomio formativo dell’associazione preghiera-azione-sacrificio, vivendolo nella quotidianità fatta di “gioie e speranze, tristezze e angosce” (GS, 1).
La quotidiana partecipazione all’Eucarestia lo rafforzava nella fede. “Dda c’è u Signuri”, amava ripetere. E, cibandosi del pane del cielo, traeva forza e alimento per la sua vita di fede, vissuta pienamente nella sua amata comunità parrocchiale.
Il servizio ai poveri, attraverso la Conferenza di San Vincenzo, non si limitava al semplice assistenzialismo. Bensì ad un accompagnamento e ascolto delle esigenze di quanti solevano rivolgersi a lui. Non semplice filantropia, ma vera carità!
La corona del rosario l’ultimo conforto
Una tenera, filiale, devozione lo legava alla Madonna del Carmine. Dal letto dell’ospedale, nella piena solitudine a cui sono costretti in questo periodo i degenti, egli chiese di avere la corona del rosario. E guardando quella corona, elevando gli occhi al cielo, con le parole della supplica avrà anch’egli recitato le seguenti parole: “O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo d’amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora di agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne.”. Sono certo che in quella stanza dell’ospedale, Maria sarà stata il conforto supremo del caro Nunzio. E annodandolo nel suo scapolare lo avrà condotto in cielo.
La presenza nutrita di tante persone al suo funerale ha attestato l’affetto e la stima verso questo nostro fratello, umile, sincero, vero, che della sua vita aveva fatto un dono da condividere.
Grazie caro Nunzio della tua testimonianza genuina di fede e grazie perché più che un maestro, sei stato un testimone. Grazie per ciò che hai seminato in ciascuno di noi. Canta in eterno, insieme alla tua amata sposa, la misericordia di Dio e ricordati di noi, ancora pellegrini e impegnati nell’annuncio del Vangelo.
Don Roberto Strano