Siamo alla fine degli anni quaranta del secolo scorso. A Dagala del Re c’è un gruppetto di ragazzi che frequentano assiduamente la Gioventù di Azione Cattolica (Giac). I giovani che ne fanno parte si dedicano ad attività di vario genere e, naturalmente, allo studio del catechismo che, una volta concluso, prevede un piccolo esame. In quegli anni era parroco monsignor Salvatore Di Santo e presidente della Giac il professore Giuseppe Maccarrone. Alla fine del mese di aprile, il periodo in cui si dovevano svolgere gli esami, intervenne in qualità di esaminatore don Antonino Maugeri, sacerdote acese pastoralmente molto attivo e abile musicista di chiara fama.
Quel gruppetto di ragazzi esaminati si dimostrarono tutti ben preparati ma tra questi spiccò per perspicacia e prontezza un giovanotto di nome Alfio. Un ragazzo timido ma attento. Esile ma dallo studio robusto. Diligente e molto curioso di apprendere. Don Antonino Maugeri gli chiese, come argomento, quello dell’angelo custode e lui argomentò sul tema in maniera sorprendente. E non solo. Andiamo al cuore della storia.
“Hai detto che l’angelo custode ci segue dovunque andiamo; bene, facciamo conto che io vada sul campanile della chiesa, l’angelo custode viene con me?”, chiese don Antonino Maugeri. “Certamente”, rispose il fanciullo Alfio. “E se io vado sul cratere dell’Etna?” “Certamente”, ribatté Alfio. “Fra poco”, insistette l’esaminatore, “io farò ritorno ad Acireale con la mia lambretta; l’angelo custode mi seguirà? Questa volta il fanciullo un po’ infastidito, probabilmente imbarazzato, antepose alla solita affermazione positiva una raccomandazione che lasciò tutti di stucco: “Se lei lo merita, l’angelo la seguirà con la sua lambretta”. Tutti trovarono, compreso don Antonino Maugeri, questa riposta del fanciullo Alfio giusta sul piano dottrinale. E così fu promosso.
Piccolo particolare: mentre don Antonino Maugeri faceva ritorno ad Acireale andò incontro a una rovinosa caduta, per fortuna, senza gravi conseguenze! No, a seguirlo non fu certamente l’angelo dispettoso. Piuttosto lo inseguì lungo il rientro quello stupore appreso nel dialogare con quel giovanotto di quattordici anni: l’aspirante sacerdote Alfio Donzuso.
Tratto da: “Memorie di una vita” di Giuseppe Maccarrone