Seduta nella sala pranzo, con il suo tavolinetto che Le faceva da leggio, Maria trascorreva molte ore delle sue giornate, con il quotidiano “La Sicilia”, il breviario e libri di recente pubblicazione. Teneva accanto a sé fogli di carta riciclata e penne di vario colore e matite, sempre utili per prendere appunti. La stanza, benché attorniata da balconi e terrazza ricca di piante sempre in fiore, a seconda delle stagioni, era adorna anche dei vasi che le giungevano spesso in regalo. Non mancavano mai i fiori freschi del suo giardino.
Il giornale e la Bibbia erano le fonti primarie della sua informazione quotidiana e le suggerivano continue riflessioni, da cui estraeva instancabilmente progetti di formazione.
Aveva ereditato da un incontro prezioso con P. Agostino Gemelli, alla giovanissima età di 22 anni, questo legame tra la storia sacra e quella contemporanea.”Non si può vivere bene il presente se non si radica sull’esperienza millenaria dell’umanità. Traiamo saggezza anche dagli errori del passato. Dobbiamo essere sempre aggiornati e saper leggere criticamente gli eventi per poter intervenire e guardare al futuro”, diceva ogni qualvolta la s’incontrava.
La cultura era il cuore vitale di Maria B. e per diffondere conoscenza e formazione non ha smesso mai di sognare e progettare, dalla giovinezza fino agli ultimi mesi dei suoi 103 anni di vita.
Questo impegno, assunto come scopo fondante della sua vita, la teneva fuori dalle “distrazioni” che potevano interrompere il suo pensiero, da farle “decidere” di non rispondere al telefono o ricevere visite, che lei stessa non programmasse o che non fossero utili a perfezionare e portare a termine i piani di formazione a cui lavorava instancabilmente.
Educata alla fede sin dalla prima infanzia, aderì all’ACI e fu Presidente Diocesana della Gioventù Femminile, quando Armida Barelli, percorrendo l’Italia, la incontrò e l’attirò nel suo progetto culturale di emancipazione femminile, attraverso l’evangelizzazione e l’impegno civile.
Crocerossina e abile infermiera si affiancava ai medici per gli interventi chirurgici a soldati e civili feriti che giungevano all’Ospedale e, per molti anni, ricevette lettere di gratitudine e di fraterna amicizia da parte di molti sopravvissuti.
Nel 1950, quando sempre più forte si faceva l’esigenza di ricostruire il tessuto sociale e recuperare le forze valide per rimettere in piedi l’Italia, a guerra finita, cominciarono a sorgere Scuole di formazione specializzate per affrontare le problematiche che colpivano le fasce deboli della società. Tra le prime in Sicilia e in tutta Italia, Acireale ebbe la Scuola Superiore di Servizio Sociale e Maria Barbagallo fu chiamata dal Vescovo del tempo a fondarla e a dirigerla.
Ho avuto il privilegio di affiancarmi, per oltre 50 anni, alla vita e alle attività che ella ha portato avanti con determinazione e lucidità di pensiero. La conobbi nell’autunno del 1965, quando le chiesi se potevo essere ammessa nella Scuola Superiore di Servizio Sociale, da lei fondata e diretta. Era la Direttrice e selezionava con colloqui personali lei stessa gli allievi, prima di accogliere ufficialmente la domanda di iscrizione, a cui seguivano le prove selettive e le successive ammissioni al 1^ Anno del Corso Triennale, se si era già in possesso del diploma di Maturità di una scuola quinquennale. Avevo 22 anni e quel colloquio segnò per me l’inizio di un cammino, vicino a lei e alle sue attività che si è protratto fino alla fine dei suoi giorni terreni. La ricordo elegante, affabile, sorridente, decisa. Mi accolse, mi osservò e mi scrutò con vivo interesse fino a farmi parlare di me come se ci conoscessimo da sempre.
Quando la riforma universitaria, nel riconoscere giuridicamente il titolo di Assistente Sociale,ne assorbì anche la formazione (DPR n. 14 del 14/01/1987) lei volle intraprendere un’altra linea formativa più ampia e complessa, che comprendesse un servizio permanente di formazione per ogni tipo di professione, stato sociale e interesse culturale, tale da coinvolgere i partecipanti e renderli protagonisti diretti di un cambiamento culturale nel loro ambiente, capace di dare ad ogni attività un di ”più” di professionalità e di umanità.
In collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, che ha messo a disposizione i migliori Docenti delle varie Facoltà, lei ha realizzato tutti i programmi messi in atto dal Comitato Scientifico del Centro di Cultura di Acireale I programmi, compresi quelli in corso per l’anno 2017/2018, sono stati elaborati sulle proposte formative pensate e formulate da Maria.
Lei stessa racconta la storia di 65 anni di attività ininterrotta a servizio della formazione nel libro “Una storia coraggiosa per un domani migliore”, a cura dell’EAS, Ente Attività Sociali, istituito per dare forma e vita alla Scuola Superiore di Servizio Sociale e che oggi sostiene il Centro di Cultura per lo Sviluppo, uscito nel 2015, in segno di gratitudine verso l’instancabile sua collaboratrice, Dottoressa, Graziella Brex, dopo la sua morte.
Per dire chi è stata Maria Barbagallo e di quanti professionisti e persone semplici è stata silente e nascosta formatrice, non ci potrà bastare né una pagina di giornale né un volume storico. Molti, come me, a lei e al suo stile austero, coerente, forte e inoppugnabile dal punto di vista dei valori e degli ideali di vita e della serietà nello svolgimento dei piani di studi e dei contenuti, dobbiamo la formazione professionale e l’amore al lavoro. Lei sapeva attrarre a sé e dialogare anche con chi non condivideva le sue idee, perché sapeva offrire stima e fiducia, quando riconosceva nell’altro onestà intellettuale e vero e interesse culturale, rispettandone la libertà di opinioni e di scelte.
All’annuncio della sua morte, di lei è stato detto che é stata “esemplare la Sua testimonianza di rigore intellettuale, profonda fede cristiana, generoso sforzo per migliorare la società attraverso la formazione professionale” e “memorabile la sua dedizione per costruire dalle fondamenta una società profondamente cristiana e ispirata al bene comune”.
Lei stessa, quando, malgrado la sua ritrosia a pubblici elogi ed apprezzamenti, ebbe dal Rotary il premio “Paul Harris Fellow”, nel 2001, nel suo intervento di ringraziamento, indicava tre obiettivi prioritari nelle attività in corso: la promozione dei giovani, della famiglia e la formazione permanente.
Il giorno della sua morte, nel suo libro di preghiere di ogni giorno, volendo pregare per lei, ho trovato scritto nel retro di una immaginetta alcuni suoi appunti degni di un programma di vita: “Vivere in pienezza la vita, Ci vuole vita per amare la vita ,Coraggio di ben operare, Gioia di vivere, Vivere giocando e lavorare godendo la vita …”
La mia vuole essere un semplice segno di gratitudine per la fiducia e la stima con cui mi ha permesso di starle vicino fino al suo ultimo viaggio.
Ora, cara Direttrice, nella SS. Trinità, troverà quello Spirito Santo, da Lei sempre invocato, prima, durante e dopo ogni progetto, che potrà colmarLe quella insaziabile sete di conoscenza e di sapere; ma potrà anche intercedere per noi che restiamo ancora qui, desiderosi di continuare e perfezionare quel progetto formativo da Lei avviato, per cui ha speso tutte le sue energie vitali, perché sia ancora lo Spirito Santo a suggerire, sostenere e sviluppare sempre meglio quella preziosa eredità di valori che ci ha lasciato. E, ”, come qualcuno ha detto il giorno del suo funerale: “Siamo certi che dal Cielo in un modo a noi del tutto misterioso continuerà la sua opera”.
Grazie, Direttrice!
Teresa Scaravilli
Leggo adesso con immensa commozione il decesso della nostra amata Direttrice. Ho avuto la gioia di aver potuto parlare con lei al telefono uno o due anni fa. Quest’anno ho tentato di telefonare ma non è stato possibile. Ha risposto una collega assistente sociale che mi ha fatto capire che non stava molto bene.
Il ricordo della nostra Direttrice è stato per me sempre vivo per la sua bontà e generosità!
Sebastiano Motta
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