Ricordo / Vescovo da 41 anni: monsignor Pio Vigo scrive in cielo le sue poesie

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Il 14 febbraio 1981, festa dei Santi Cirillo e Metodio, la cattedrale di Acireale si presentava in festa per un avvenimento insolito: uno dei figli del presbiterio acese, monsignor Pio Vittorio Vigo, Vicario generale e Prevosto del Capitolo Cattedrale, veniva costituito successore degli Apostoli mediante l’ordinazione episcopale.

Ordinante principale della celebrazione era l’Arcivescovo di Palermo e Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana,  il Cardinale Salvatore Pappalardo. Vescovi co-ordinanti furono mons. Giuseppe Malandrino, Vescovo di Acireale e mons. Domenico Picchinenna, Arcivescovo di Catania, di cui il novello Vescovo veniva costituito Ausiliare, dal Santo Padre Giovanni Paolo II. Sull’altare, tra Vescovi e sacerdoti celebranti era presente pure il vegliardo mons. Michele Cosentino, fondatore e direttore dell’OASI “Maria SS.ma Assunta”, che aveva avuto, in monsignor Pio Vigo, un raro e insostituibile fidato collaboratore.

Iniziava così il ministero episcopale di monsignor Vigo che lo avrebbe visto impegnato dal 1981 al 1984 Ausiliare dell’Arcivescovo di Catania; dal 1984 al 1985 Amministratore Apostolico della Diocesi di Nicosia; 1985 / 1997 Vescovo di Nicosia; dal 1997 al 2002 Arcivescovo – Metropolita di Monreale (la metropolia fu soppressa nel dicembre del 2000) e, infine, dal 2002 al 2011 Arcivescovo- Vescovo di Acireale.mons.Vigo vescovo

L’autentico servizio di Monsignor Pio Vigo alla comunità

C’è chi, nel tempo, ha insinuato – da approssimato osservatore – che monsignor Vigo non fosse adatto a “fare” il Vescovo, perché esageratamente buono. Mi chiedo: si è bravi vescovi solo quando si afferma la propria autorità (che il più delle volte si riduce a sterile autoritarismo), o quando ci si pone in un atteggiamento di autentico, spassionato e incondizionato servizio alla comunità? Monsignor Vigo più che “fare” il Vescovo, ha scelto la strada “dell’essere”,  rifuggendo tutti quegli inutili orpelli ed evitando che la figura del Vescovo fosse posta eccessivamente in mostra (come ebbe a dire del papato il venerabile, prossimo Beato,  Papa Giovanni Paolo I: “la figura del Papa è troppo locata, c’è il rischio di cadere nel culto della personalità e io non voglio assolutamente. Il centro di tutto è Gesù Cristo e la Chiesa”).

Fedele al suo motto episcopale In simplicitate cordis, monsignor Vigo ha incarnato nel quotidiano l’immagine nitida del Buon Pastore, che offre la vita per il suo gregge. L’ascolto, in tempi in cui ancora non si parlava di cammino sinodale, è stata la sua prerogativa.  Un ascolto che maturava nella sua quotidiana preghiera, in una lettura sapienziale della storia e degli avvenimenti. Nel porsi davanti all’altro percependo le sofferenze, le fragilità ma anche i doni e i carismi.vescovo Pio VigoMonsignor Pio Vigo buon pastore e poeta

Questo ascolto trovava , poi, nella sua poesia, il luogo dove potersi manifestare. L’ascolto si faceva prossimità, in ogni situazione personale e comunitaria, non è mai mancata la presenza, confortante e rassicurante, del Vescovo che esprimeva, anche con il pianto, la sua attenzione e la sua solidarietà. Anche i suoi richiami erano sempre mitigati da tenerezza paterna.

La sua semplicità traspariva nel  suo ministero di predicazione e di annuncio e soprattutto in quello di poeta.  Bene ha scritto di lui il comune amico Italo Spada: “Non tutti i lettori sanno che Pio Vigo ha una consistente preparazione filosofica; e non lo sapranno mai se, al di là della semplicità della forma, non saranno in grado di leggere la profondità del suo messaggio. Scegliendo di parlare a tutti e di farsi capire da tutti (chi ha difficoltà a capire il linguaggio dei fiori, dell’erba, dei frutti, dell’acqua, delle stelle, del cielo?) egli ha coscientemente optato per una poesia comunicativa e fruibile dalla massa”.

Non ci sarà a festeggiare questo anniversario

Il quarantunesimo anniversario di ordinazione episcopale, quest’anno, è segnato dalla sofferenza di non avere più tra noi monsignor Vigo. Ha fatto appena in tempo, l’anno scorso, a celebrare il quarantesimo, poi come Mosè, che per quarant’anni ha guidato il popolo di Israele nel deserto, avrà ripetuto: “Dio di misericordia che perdoni. Dio, questo popolo io l’ho amato. Aver portato i suoi vizi e i suoi peccati e aver scorto la sua salvezza, questo mi basta. Il mio bastone s’incurva, preparami la tomba fedele Iddio” (D. Bonhoeffer).

Lo scorso30 aprile  egli è entrato nella vita vera. Come un cero,  aveva cantato in una sua poesia, ha consumato la sua vita donata a Dio e ai fratelli: “Tra gli ultimi aromi / di una preghiera succhiata dai muri / appresi / di un cero / stanchezza e lamento. / Lacrime mute / gemeva/ solo / nell’ombra. / Gocce di vita / donata / meste giacevano insieme. / Confortai col mio / il suo pianto / tacendo. / Ignorava / quanta ricchezza da esso / cadeva. / Morire / gli dissi / è l’unica arte/ di amare” (Pio Vigo, Gocce di vita donata, in  Ancora è giorno, ed. Ila Palma, Palermo 2003).

Don Roberto Strano

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