Riflessione / Come modellare il futuro senza disuguaglianze

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festival sulle disuguaglianze

È ancora possibile immaginare un mondo senza disuguaglianze e una civiltà immersa nel liquido amniotico archetipale di equità? Si può dunque modellare come creta un luogo in cui le pareti imbibite di realtà siano uguali per tutti? Ed ancora, possono delinearsi sagome di opportunità e vita ove risaltino, in egual misura, economie buone assimilabili a specchi in cui si rifrange luce solare? Ebbene, i secoli raccontano una storia differente.
Il XXI secolo dibatte, come manetta alla porta, su narrazioni che, al contrario, riverberano a quella stessa luce tangibili disuguaglianze. Pare che occorra rievocare alla memoria Thomas More e la sua “Utopia” (1516), ossia un’idea di societas perfecta, (dal greco εὐ-, ‘bene’, e τóπος, tópos, ‘luogo’), così da identificare o “un buon luogo” o “un non luogo”.

Uguaglianza ed Utopia

A ben guardare, le disuguaglianze si percepiscono, come forte calura sulla pelle, in ogni latitudine. Il buon luogo rimane solo il non luogo, quello in cui “utopizzare” o meglio “fare utopie” di buon governo, pace, fratellanza, di politiche comuni, in grado di eliminare qualsiasi idea di mercato. Un luogo in cui la proprietà privata viene abolita e i beni sono in comune. Ma questo, si sa è pura utopia! Il tema delle disuguaglianze, invece, è sempre lì, seduto al tavolo dei decisori politici di turno. Tavolo di concertazione di governance mondiali che stabiliscono al primo punto dell’ordine del giorno le performance economiche planetarie.

laboratorio artistico sulle disuguaglianze
Oristano, Laboratorio sulle disuguaglianze

L’alter ego della disuguaglianza è, invero, competitività

In più, la diseguaglianza si istituzionalizza nell’uso/abuso del potere. Essa si scova, persino, nelle pieghe dell’innovazione e della concorrenza del più vile mercato economico. È chiaro che su questi binari corrono a piè pari la povertà e l’ingiustizia, unitamente alle varie/composite sfaccettature, che da esse scaturiscono. Forme di diseguaglianza, per l’appunto, appese al chiodo dell’umanità.

L’altra faccia della disuguaglianza collima con progresso, sviluppo e crescita

A prima vista, pare che si tratti di buone cose, innocue, cose che non deturpano che migliorano la qualità della vita, ma a quale prezzo, e si perché c’è sempre un prezzo. In un mondo che si muove seguendo e perseguendo i canoni dell’orchestra appellata economia, ciascun uomo non è semplicemente un essere vivente. Bensì, l’uomo è un individuo codificato che deve conseguire il certificato di homo oeconomicus. Per restare sulla ribalta è necessario rendersi appetibili per il mercato, per darsi e dare valore economico alle cose del mercato. Tutto ciò si traduce in plusvalore e squilibrio sociale, nel panegirico economico. Al posto dell’uomo di Vitruvio, nel tempo della rinascita e dell’umanesimo, l’asse d’osservazione si sposta su altri valori e credenziali che denotano disparità d’accesso, anche a servizi primari per le varie fasce della popolazione. In tal caso, nell’asse delle ordinate, sono in fila disparità come istruzione, sanità, lavoro, genere ed etnia.

Ricette contro le disuguaglianze e buone politiche

Le ricette per invertire le rotte della disuguaglianza, ad effetto “pan”, saranno presto ascrivibili nella cerchia delle buone politiche. È il caso di dire “Volere è Potere”!  Detto ciò, il problema si riscontra nella volontà di fare che rima con l’applicabilità di schemi in grado di rendere plausibile l’uguaglianza a livello planetario. L’idea è rientrare nel recinto del buon luogo, dove le pratiche sono solo buoni esercizi sociali. E, il non luogo diviene finalmente luogo da vivere secondo canoni di buon auspicio, pace e condivisione.

Laboratorio sulle disuguaglianze
Oristano, “Desiderabili futuri”, laboratorio sulle disuguaglianze

“Desiderabili futuri”, un evento sulle disuguaglianze

Girovagando sul web al termine diseguaglianza, secondo indicizzazione, si associa un evento che tratta, guarda caso, il tema della disparità, dal titolo: “Desiderabili futuri”.  Approfondendo l’argomento si evince che l’evento, a carattere nazionale, apre scenari di dibattito sui temi della disuguaglianza, declinabili in caleidoscopici versi.

Per comprendere meglio i fondali decifrati, si sono individuati i caratteri distintivi dell’evento, svoltosi lo scorso giugno (dal 26 al 29) ad Oristano in Sardegna. L’evento “Desiderabili futuri. Senza disuguaglianze, per un mondo sostenibile” è stato ideato e partecipato in primis da importanti compagini associazionistiche come Legacoop Sardegna, Forum Disuguaglianze e Diversità e Dromos Festival. A queste realtà si è legata altresì Legacoop Nazionale e ASviS.

Il festival, così si declina l’evento anzidetto, propone un focus sulle disuguaglianze, mettendo a confronto chi studia e chi applica, nel quotidiano, pratiche in favore di inclusività e sostenibilità. Azioni che servono a identificare culture di integrazione e sviluppo all’insegna dell’equanimità.

Uno dei mondi che viene esplorato è quello del cooperativismo. Partendo, infatti, dal verbo “cooperare” si ritrova qui il filo di Arianna. Esso consente di districarsi nel labirinto dei soggetti che popolano la ribalta sociale copiosa di interessi collettivi ed occupazione lavorativa. Attori che cercano di far combaciare usi, metodi e strumenti per dar senso ad una riveduta/riorganizzata cultura di welfare e lavoro. Parola d’ordine è, dunque, cambiamento, in vista di riformulate logiche di valorizzazione e funzione economico-sociale di enti cooperativistici esistenti.

Chiostro del Carmine Oristano
Oristano, Chiostro del Carmine

Idee propositive per un lavoro buono e sicuro, cooperativo e sostenibile per individui e territorio

Il festival si è concentrato su specifici temi, ripartiti nei vari giorni. Sono stati trattati argomenti inerenti al lavoro buono e dignitoso, sicuro, cooperativo. L’idea propositiva si poggia sull’imago di mestieri “buoni e giusti” che hanno un riverbero positivo per chi li svolge e per il territorio in cui si svolgono.
Un lavoro, secondo standard rivisitati sotto l’egida della sostenibilità, s’intreccia con dialettiche di comunità, impatto ambientale, sicurezza e benessere collettivo e diffuso.

A seguire, un altro argomento si è improntato sui servizi fondamentali per garantire la piena espressione della persona umana. L’idea propulsiva è quella di contrastare le disuguaglianze territoriali con l’ausilio di politiche pubbliche e di rispetto ai luoghi.             Si fa spazio tra le riflessioni anche la “transizione ecologica”. Quest’ultima sarà attuabile unicamente se sarà giusta e se saprà ascoltare i bisogni delle persone, a partire dalle più vulnerabili.
In più, detta transizione ecologica deve concretamente rispondere all’urgenza della crisi ambientale e climatica e al tempo stesso costruire un sistema sociale più giusto. Il quadro di “Desiderabili futuri” si chiude con un approfondimento sull’Europa.

I partecipanti

Tra le varie voci ascoltate, si ricorda Andrea Morniroli, co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità; Ilaria Portas, assessore della Regione Sardegna; Fabrizio Barca, economista ed ex ministro; Andrés Rodriguez-Pose, princesa de Asturias professor & professor of Economic Geography, London School of Economics; Susanna Camusso, senatrice; Piero Ignazi, politologo; Simone Gamberini, presidente nazionale di Legacoop.
Tra gli intervenuti si menziona altresì Salvatore Corona, direttore artistico di Dromos Festival. E in più: Pierluigi Stefanini, presidente di ASviS; Riccardo Verrocchi, coordinatore nazionale Generazioni Legacoop e Luigi Di Cataldo, dottore di Ricerca in Scienze Politiche.

In chiosa il pensiero di Andrea Morniroli e Fabrizio Barca, co-coordinatori del Forum Disuguaglianze e Diversità. Essi affermano che “i luoghi, anche marginali, rappresentano dimensioni entro cui si sviluppano pratiche di responsabilità e (contro)potere, per ribattere alla stagnazione attuale di sistema, con l’ausilio di politiche buone e giuste dal punto di vista sociale e ambientale”.

Mentre, dal canto suo, Simone Gamberini riflette sul valore educativo di ‘Desiderabili Futuri’, che presta attenzione alle dimensioni localistiche, punto di forza da cui partire per redigere manifesti pronti a divulgare opere di rivalorizzare per l’intera nazione. L’altro strumento valoriale è, poi, la cooperazione, da preservare ed usare per combattere la buona battaglia e far arretrare di fatto le disuguaglianze nel Paese. In ultimo, si rende necessaria la promessa di un’azione concreta e determinata, per riaffermare virtù e valori di una nuova posologia sul ruolo della cooperazione.

 

                                                                                                     Luisa Trovato

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