La frenesia delle vacanze – marine o montane – la dice lunga: esito del lockdown che, negli ultimi mesi, gli italiani hanno dovuto accettare.
Divertirsi, svagarsi, cancellare dal proprio quotidiano tutto il peso della reclusione fisica ed associativa sembra l’imperativo odierno più urgente ed impellente.
A ben osservare la realtà, quanto ribolle nel profondo non smette di ribollire e, prima o poi, Covid-19 permettendo o Covid-19 ostacolando, riemergerà come interrogativo tagliente ineludibile.
Chi siamo? Dove stiamo andando? Non vogliamo rispondere perché la conclusione ci attanaglia ed allora ci diamo alla movida sfrenata.
Siamo preoccupati, giustamente, del nostro futuro tanto da dimenticare di vivere il nostro presente con uno sguardo di affidamento e di rispetto per quanto ci viene indicato come misura precauzionale.
Quando le feriae Augusti furono istituite, proprio dall’Imperatore Augusto nel 18 a.C., comportavano la celebrazione della fine del raccolto, quindi di un lavoro intenso e gravoso, ed offrivano un periodo di meritato riposo e …svago.
Per il mondo cristiano il 15 di agosto porta il sigillo di Maria che, concluso il suo percorso terreno e portato a termine il disegno di salvezza del Padre entrava …in ferie… in quel meritato riposo nel Giardino, cioè nel Paradiso dove avrebbe contemplato per sempre l’amore trinitario e ritrovato il Figlio glorioso.
Oggi siamo inclini a pensare che Maria sia morta, abbia cioè accettato di condividere con il Figlio quel passaggio che, prima o poi, attende ogni persona.
Lo visse però nel Figlio e con il Figlio che l’accolse nelle sue braccia mentre gli angeli cantavano e la introducevano nell’eterno presente.
Non abbiamo testimoni oculari, narrazioni accolte dalla Chiesa quale sua Scrittura.
Dalla Pentecoste fino a quel giorno, detto dell’Assunta, tutto e tutti tacciono.
Asserzione però solo parzialmente reale: ci vengono donati gli occhi della fede, la grande tradizione del popolo credente.
Giovanni Damasceno, nell’VIII secolo, poneva un interrogativo: “Come mai colei che nel parto passò sopra tutti i limiti della natura, ora si piega alle sue leggi e il suo corpo immacolato viene sottoposto alla morte?”.
Ed ecco la risposta: “Bisognava certo che la parte mortale venisse deposta per rivestirsi di immortalità, poiché anche il padrone della natura non ha rifiutato l’esperienza della morte. Egli, infatti, muore secondo la carne e con la morte distrugge la morte, alla corruzione elargisce l’incorruttibilità e il morire lo fa sorgente di risurrezione”.
Canta la liturgia: “Beata sei, Maria, perché oggi sei stata assunta sopra i cori degli angeli e trionfi con Cristo in eterno”. Fa eco la tradizione ortodossa: “Nella nascita, tu hai preservato la tua verginità; nella morte, tu non hai abbandonato il mondo, o Theotokos. Come madre della vita, tu sei partita verso la sorgente della vita, liberando le nostre anime dalla morte per mezzo delle tue intercessioni».
Il Concilio Vaticano II afferma: “L’Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in corpo e anima” (LG 59).
Il silenzio riverente sulla sua morte, su di un mistero che ci supera, ci indica qualche cosa di più: fu intriso e pervaso da un unico impeto, lo asserisce San Francesco di Sales, perché Maria morì “nell’amore, a causa dell’amore e per amore”.
Quale il nostro destino, non solo in tempo di Covid-19? Non significa accelerarlo, neppure ottundersi ritenendosi immortali. Neppure Maria lo fu. Compì la sua Pasqua:
La Madre non è superiore al Figlio, che ha assunto la morte, dandole nuovo significato e trasformandola in strumento di salvezza. Parole di Giovanni Paolo II che aggiunge:
L’esperienza della morte ha arricchito la persona della Vergine: passando per la comune sorte degli uomini, Ella è in grado di esercitare con più efficacia la sua maternità spirituale verso coloro che giungono all’ora suprema della vita.
Il Covid-19 farà riflettere?
Cristiana Dobner