Riflessione / Francesco Pira: cos’è la comunità per gli italiani

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Ospitiamo la riflessione del professore Francesco Pira sul concetto di comunità, di come questo sia cambiato nel tempo e cosa il concetto di comunità significhi per gli italiani. 

In diverse occasioni, ho concentrato la mia attenzione allo studio dei legami e alle motivazioni del diffuso individualismo della nostra società. Un’epoca consumistica che continua a mettere alla prova le relazioni tra le persone. Purtroppo, sono tante le dinamiche comunicative che conducono alla “concentrazione di sé”. Ho molto apprezzato l’articolo scritto da Enzo Risso, pubblicato su Il Domani, in cui viene spiegato il bisogno di comunità degli italiani e i dati che ha riportato fanno ben sperare.

Il concetto di comunità secondo Bauman

Il senso e il valore di comunità è cambiato nel corso del tempo. In particolare, il sociologo polacco Zygmunt Bauman ha parlato di “comunità guardaroba” dove le persone diventano come gli oggetti: le usiamo e poi le  gettiamo perché non ci servono più. Tutto ruota intorno al concetto di “fluidità” delle relazioni e gli individui sono portati a muoversi nella comunità in modo scorretto. La violenza fisica e verbale hanno particolari retaggi socio-culturali e in diversi contesti sono ancora molto presenti. Questo “soggettivismo”, e l’assenza di regole, rende tutto  liquido e privo di freni inibitori. Il pensiero liquido riguarda ogni ambito della vita delle persone che sembrano vivere metaforicamente in una realtà di liquefazione.

L’dea di comunità per gli italiani: una visone esclusiva Francesco Pira Che cos'è la comunità per gli italiani immigrati

I dati analizzati da Enzo Risso mostrano delle percentuali davvero interessanti e incoraggianti. “La comunità è un concetto pendolo tra gli italiani e oscilla tra quanti hanno una visione localista e protettiva (48 per cento) e una visione più aperta e includente (52 per cento). La spinta serrante più arcigna, caratterizzata da quanti pensano che sia meglio vivere in comunità fatte da persone simili per cultura, tradizione, lingua, religione, senza stranieri sfiora, però il 45 per cento degli italiani”. Queste percentuali corrispondono alle mie analisi sociologiche relative all’indifferenza nei confronti dei migranti che, ormai quotidianamente, perdono la vita in mare. La disinformazione alimenta le paure degli italiani nei confronti degli stranieri.

La narrazione della migrazione non sempre avviene in modo chiaro e preciso, ma anzi sempre più spesso alimenta il rifiuto e l’odio. Continua ad essere utilizzato un linguaggio che descrive i migranti come una merce da sistemare da qualche parte. Tutto questo disumanizza gli individui e anche il racconto del fenomeno della migrazione.

La centralità delle comunità secondo lo studio di Risso 

Risso sottolinea come “a fronte di un quadro serrante, nostalgico, conservativo, si erge anche una spinta comunitaria orientata a riscoprire il valore della comunanza, dello stare insieme, dell’umanesimo”. Infatti, “il 65 per cento si dice intensamente interessato alle altre persone; per il 64 per cento comunità significa vivere in una realtà in cui si affrontano insieme le difficoltà per raggiungere una condizione migliore per tutti; per il 68 per cento soltanto le comunità contribuiscono a dare risposte ai bisogni delle persone e per il 67 per cento solamente le comunità sono in grado di limitare le ricadute negative delle differenze sociali”.

L’impatto della pandemia sulla comunità 

L’osservatorio Fragilitalia del centro studi Legacoop e Ipsos si stanno confrontando su due visioni della comunità. Prima della pandemia c’era una visione conservativa e dopo la pandemia si è sviluppato “il bisogno di nuove forme relazionali”. Di fatto, in quei mesi difficili, ogni Paese ha cercato di venire incontro alle persone. Abbiamo assistito a soluzioni che sono servite a dare un po’ di sollievo alla solitudine e alla tristezza, dovute all’isolamento forzato, e sono nate nuove strutture relazionali.

I dati della ricerca indicano che “l’89 per cento afferma di sentirsi bene quando collabora con gli altri; per l’81 per cento è un piacere passare del tempo con gli altri; per il 91 per cento è importante aiutare le persone che ci circondano e prendersi cura di loro; per il 58 per cento la collettività in futuro conterà sempre di più rispetto all’individualismo e, infine, per il 71 per cento in futuro le reti di prossimità si rafforzeranno”.

La cultura contemporanea tra rivoluzione digitale, valori e sentimenti

Quindi, sembra che la società tenda a recuperare valori importanti come la solidarietà, l’onestà e l’inclusione. Questi valori mirano a garantire soprattutto “un lavoro dignitoso e crescita per tutti, sostenere la salute e il benessere delle persone, ridurre le diseguaglianze e rendere le città sostenibili” e tanti altri obiettivi importanti.

Questa prospettiva dona fiducia nel futuro. La società contemporanea, nel tempo della rivoluzione digitale e della crisi dei paradigmi convenzionali, ha la necessità di riconquistare valori e sentimenti. In un’epoca in cui il progresso tecnologico e un diffuso atteggiamento scettico nei confronti della natura umana hanno profondamente scosso la visione globale della vita, l’emergenza educativa, di tutti gli attori della società, appare improcrastinabile.

Serve ritrovare concetti come verità, bellezza e bontà di cui tanto ha parlato anche lo psicologo statunitense Gardner. Il contributo innovativo di Gardner consiste nell’aver dato importanza all’esigenza della cultura contemporanea di confrontarsi con ciò che resta dei virtù fondanti della società umana; e questa è, secondo Gardner, una delle principali sfide della post-modernità.

Riflessione Francesco Pira / Come rendere il mondo una “vera” comunità

Occorre comprendere i nuovi bisogni e  i disagi delle nuove generazioni e anche del mondo degli adulti. Bisogna garantire spazio al dialogo e a rivoluzionarie forme di comunicazione che puntino al rispetto e alla comprensione dell’altro, alla collaborazione e alla cooperazione fra tutti gli uomini. Le aspirazioni di vita di ognuno devono essere rivolte alla socialità e alla buona convivenza.

Rendere questo mondo una “vera” comunità significa ascoltare gli altri e mirare alla gratitudine e all’amore, con i quali sarebbe possibile innalzare la qualità della vita dell’uomo contemporaneo, attraverso lo sviluppo di una visione umana più globale e relazionale.

 

Francesco Pira Che cos'è la comunità per gli italianiFrancesco Pira, delegato del Rettore alla comunicazione all’Università di Messina. Professore di Comunicazione e giornalismo presso l’Università di Messina e coordinatore didattico del master in Social Media Manager del Dipartimento di civiltà antiche.