Riportiamo la riflessione del prof. Francesco Pira: “predichiamo la pace… ma siamo in guerra!”
Gli altri hanno bisogno del nostro aiuto e noi abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri, perché da soli non siamo niente. Essere superiori non ci aiuta ad essere vincenti, ma ci fa perdere quasi sempre. Speriamo che questa Pasqua, e il periodo che seguirà, sia di risurrezione per noi e soprattutto per gli ultimi. “Il giorno in cui il potere dell’amore supererà l’amore per il potere il mondo potrà scoprire la pace” con queste parole il politico, filosofo e avvocato indiano, Mathama Gandhi, ha descritto la pace. Una pace che tarda ad arrivare e di cui abbiamo bisogno.
Francesco Pira: predichiamo la pace… ma siamo in guerra!
Quest’anno abbiamo vissuto un’altra Pasqua dove la guerra continua a riempire le cronache dei giornali e le pagine del web. Un’altra Pasqua in cui continuano ad arrivare nelle nostre coste migranti disperati che cercano un futuro e una loro quotidianità. Un’altra Pasqua in cui i valori della solidarietà e del vivere insieme vengono messi in grande discussione. E’ cresciuto l’individualismo, il cattivismo e la voglia di prevaricazione. Abitiamo in un ambiente rumoroso dove le nostre ore sono scandite dallo scorrere dei messaggi continuo e incessante ed è costituito al contempo da quelli che riceviamo e quelli che noi stessi produciamo, dove conta il potere del click.
Immersi in questo universo, dove il fluire di parole e immagini ci sovrasta, abbiamo perso la capacità di andare in profondità, il tempo della razionalizzazione, dell’intellettualizzazione. Nella società dominata dalla comunicazione affrontiamo il paradosso della disconnessione. La non comunicazione che continua a generare esclusi che sfuggono ai fondamentalismi, alla povertà, alle guerre e allo sfruttamento economico. La migrazione ci mostra molteplici aspetti critici, un livello di complessità elevato della sua narrazione, la sua stessa cronaca se non accurata e approfondita può generare visioni del mondo alterate o parziali.
Siamo tutti lontani
Quando prevale l’informazione parziale, o falsa, la rappresentazione della migrazione rimane qualcosa altro da noi, non promuove interrogativi, non ci fa superare la barriera costituita dall’immaginario dell’immigrato e ce lo rende persona reale. Non ci mostra le interdipendenze che ci legano a loro, non ci spiega che l’aumentare del divario economico tra nord e sud del mondo è il fattore scatenante dei flussi migratori, che lo sfruttamento economico di cui la nostra società occidentale beneficia ne è causa, che la stessa tecnologia che ci ha aperto a possibilità quasi infinite è la stessa che mostra il divario e che motiva gli esclusi a cercare di non esserlo più.
La pandemia ci ha allontanato (gli uni) dagli altri, allentando i legami personali e sociali. E ha cambiato il nostro rapporto con le istituzioni, con la politica e la democrazia. nel frattempo, abbiamo assistito all’irruzione della guerra. All’invasione russa in Ucraina, si tratta di luoghi non molto lontani dai nostri confini e ciò ha alimentato il nostro senso di insicurezza. Siamo, quindi, passati da una paura all’altra. In pochi mesi. E, a maggior ragione, in pochi anni.
Stiamo assistendo all’assottigliarsi della linea di confine tra uomo interiore e i suoi comportamenti sociali che sono lontani dai messaggi che Papa Francesco continua a veicolare con tanta forza, nonostante la sua salute e il suo recente ricovero in ospedale. Tante persone stanno pregando per lui e sono preoccupate per le sue condizioni.Un uomo che riesce a trasmettere valori importanti che dovrebbero diventare il nostro patrimonio comune.
Le significative parole del Papa che ci devono far riflettere
Il Papa durante l’udienza generale di mercoledì 5 aprile ha consigliato un esercizio da fare: “Qui, quindici giorni fa, a Santa Marta, dove io abito – che è un albergo per tanta gente – si è sparsa la voce che per questa Settimana Santa sarebbe bello guardare il guardaroba e spogliare, mandare via le cose che abbiamo, che non usiamo… Voi non immaginate la quantità di cose! È bello spogliarsi delle cose inutili. E questo è andato ai poveri, alla gente che ha bisogno. Anche noi, tante cose inutili abbiamo dentro il cuore – e fuori pure. Guardate il vostro guardaroba: guardatelo e fate pulizia lì. (…) Guardate il guardaroba dell’anima: quante cose inutili hai, quante illusioni stupide”.
L’esempio di Gesù deve farci ragionare sui nostri dolori che dobbiamo accogliere e abbracciare, affinché diventino “fori di luce”. E ancora: “Chi non porta le cicatrici di scelte passate, di incomprensioni, di dolori che restano dentro e si fatica a superare? Ma anche di torti subiti, di parole taglienti, di giudizi inclementi? Dio non nasconde ai nostri occhi le ferite che gli hanno trapassato il corpo e l’anima. Le mostra per farci vedere che a Pasqua si può aprire un passaggio nuovo: fare delle proprie ferite dei fori di luce”.
Le nostre ferite, afferma Papa Francesco, possono diventare fonte di speranza, una virtù che riesce a metterci in piedi e che nasce e rinasce nei buchi neri delle nostre attese deluse. Parole bellissime e significative che ci devono far riflettere e far pensare, perché in fondo la Pasqua è un momento di meditazione. Basta pensare al percorso cristiano-cattolico che vede Gesù sacrificarsi per gli altri e per la salvezza del mondo intero. Una passione che diventa risurrezione ed è un mistero immenso, ricco d’amore e di carità.
Francesco Pira: predichiamo la pace, ma siamo in guerra!
Non è facile tradurre la grandezza di queste azioni e contestualizzarle nel nostro presente, visto che non riusciamo nemmeno più a relazionarci con dolcezza e con tenerezza. Dobbiamo comprendere che il mondo è veramente in difficoltà e soffre per quanto sta accadendo. Cosi come ha scritto il grande scrittore Lev Tolstoj: “Come una candela accende un’altra e così si trovano accese migliaia di candele, così un cuore accende un altro e così si accendono migliaia di cuori”. L’indifferenza non cambierà le sorti del mondo. Proprio per questo motivo è necessario imparare a condividere con l’altro ed è necessario nutrirsi della felicità altrui.
Gli altri hanno bisogno del nostro aiuto e noi abbiamo bisogno dell’aiuto degli altri, perché da soli non siamo niente. Essere superiori non ci aiuta ad essere vincenti, ma ci fa perdere quasi sempre. Speriamo che questa Pasqua, e il periodo che seguirà, sia di risurrezione per noi e soprattutto per gli ultimi.
Francesco Pira, delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social mediamanager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.