Nel corso della mia lunga vita, ho conosciuto ben sette Papi e di ciascuno ho un ricordo speciale. Avevo soltanto 15 anni, quando è morto Pio XII, il Papa della mia infanzia e della mia adolescenza. Frequentavo la mia Parrocchia e dal 1950 avevo la tessera di Piccolissima della Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica, che la beata Armida Barelli aveva avviato in tutta Italia. L’Azione Cattolica ci educava ad amare il Papa e vederlo come il “dolce Cristo in terra”.
Le attenzioni che i Papi hanno avuto verso l’AC e nei confronti di Armida Barelli, mi ha educato ad avere verso di loro una speciale attenzione. E a vedere in loro dei maestri di vita, degli educatori e dei formatori per ogni uomo che vuole curare la vita spirituale.
Sette Papi: Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II
Quando fu eletto Papa Giovanni XXIII, subito detto “buono”, il mio cuore si aprì a quella figura di nonno e a quello slancio di entusiasmo che provocò in me l’annuncio del Concilio Vaticano II. A quell’età, le mie attese per un conclave che apriva un dialogo con migliaia di persone, provenienti da tutto il mondo, per confrontarsi sul significato della fede e sul ruolo delle religioni nel mondo, era una vera esplosione di novità.
La terra incontrava il cielo. Tutti i pensieri dell’uomo si concentravano nella ricerca di una vita più a misura dello spirito che a quella materiale del corpo. Le attese erano tante e sapere che si erano create tante commissioni di lavoro, con la presenza di esperti e studiosi, selezionati per competenze e per capacità di dialogo e di confronto, mi faceva sperare in un futuro ricco di novità e di esperienze inedite.
Mi ricordo che, seguendo le notizie che giungevano dai lavori dei Vescovi, aspettavo insieme al gruppo parrocchiale della Gioventù Femminile nel mio paese, Leonforte, nell’entroterra della Sicilia, i documenti, che presto sarebbero giunti anche a noi, per studiarli e diffonderli.
Vivevo nel desiderio di mettere in pratica quanto era emerso da quegli incontri speciali. Immaginavo come lo Spirito avrebbe illuminato le menti e sparso semi di novità, utili ad interpretare i contenuti della fede. E come avremmo sperimentato modalità nuove di culto, per meglio vivere e comprendere la liturgia e i riti.
Sette Papi: La prima conoscenza dei Papi Ratzinger e Wojtyla
Scoprimmo presto che avremmo potuto leggere la Parola di Dio, vecchio e nuovo Testamento, nella nostra lingua e celebrare i riti in lingua italiana. E perfino noi donne potevamo leggere dall’ambone le letture bibliche durante le celebrazioni. Facevamo le prove di lettura in sagrestia prima di decidere chi di noi dovesse leggere quel giorno. Perché la lettura fosse chiara e comprensibile a tutta l’assemblea.
Abbiamo appreso che tra gli studiosi ed esperti ai lavori del Concilio erano stati invitati giovani sacerdoti e teologi, tra cui anche il giovane Joseph Ratzinger e Karol Wojtyla e tanti altri, per rendere sempre più ricca l’esperienza e il confronto. E queste presenze ci sono diventate in breve tempo sempre più familiari a amabili.
I documenti che il Concilio Vaticano ha prodotto, hanno anticipato quello che sarebbe stato il Magistero dei Papi che si sono succeduti. Perché erano stati loro stessi a pensarli e a scriverli, con l’approvazione plenaria dei partecipanti. Così a partire da Papa Montini, Paolo VI, che succedette a Papa Roncalli e portò a termine il Concilio. Ricordo che ebbi modo di visitare la salma di Paolo VI in San Pietro e ricevere la prima benedizione di Papa Giovanni Paolo I. Ciò in occasione di un mio viaggio con una breve sosta a Roma, per un cambio di treno, che mi doveva fare rientrare in Sicilia.
I testi sacri alla base della formazione dei fedeli
La lettura della Dei verbum, della Gaudium et Spes, ci fece comprendere che la Chiesa tutta è il popolo di Dio. E che la conoscenza dei testi sacri sono alla base della formazione dei fedeli. Senza conoscenza delle Sacre Scritture non ci può essere conoscenza di Dio, ci dicevano i Padri della Chiesa.
Dicevano che la fedeltà al Vangelo di Cristo consiste nell’imitarne la vita e vivere in unione intima con il Figlio di Dio fatto uomo. Che Dio è Amore e che la Verità non è una parola astratta, ma è la ricerca continua che ogni uomo fa durante tutta la sua vita, come esigenza di penetrare il mistero, nel quale può incontrare Dio e dove Dio stesso si fa incontrare.
Pertanto, la curiosità di interpretare e comprendere la Parola di Dio non é puro esercizio dell’intelligenza che chiede le ragioni del suo essere credente. Ma è l’esigenza del cuore che vuole capire fino in fondo il mistero che la fede gli offre.
Così ho imparato che non devo rinunciare alla ricerca. Devo approfondire fin dove la mia intelligenza, la mia sensibilità e la mia esperienza umana mi offrono elementi di conoscenza e poi lasciare posto al mistero.
Dove la mia umanità non riesce più a scrutare devo abbandonarmi con fiducia a quel mistero d’amore che mi viene offerto.
Dio è Amore
L’abbandono è fiducioso, perché non è un tuffo nel vuoto e nel nulla, ma è la fiducia nella promessa d’amore smisurato, infinito, che Gesù di Nazareth ci conferma: Gesù ci presenta il Padre, che solo Lui conosce e che a noi è accessibile solo attraverso il Figlio.
Tra il Figlio e il Padre, per me, creatura alla ricerca, s’inserisce la “grazia”, il “soffio” dello Spirito, che è Amore.
Amore che penetra nel cuore dell’uomo e lo rende disponibile, non solo a lasciarsi amare come Dio ama, ma a desiderare di amare come Dio ama.
Perciò, possiamo dire anche noi che “Dio è Amore” e siamo resi capaci di carità operosa, di abbandono fiducioso, di speranza certa. Nell’essere Amore, Dio si palesa come Verità assoluta benché insondabile alle nostre limitate risorse umane. Ma in Lui, anche noi possiamo comprendere e vivere di Amore e di Verità.
Solo attraverso la conoscenza di Gesù piano piano il nostro cuore si apre al divino. Incomprensibile alla ragione ma sensibile all’intuizione dell’Oltre che si rivela come compagnia. Come dialogo tra l’uomo e il suo creatore, tra l’io e il suo bisogno di trascendenza.
In me – piccola cellula dell’universo – s’inserisce la “grazia”, Infinito Essere dello Spirito, che penetra nella mia vita e la trasforma nutrendomi di Amore, di trascendenza. E’ l’abbandono filiale all’Amore sconfinato del Padre, che, produce questo cambiamento nella natura umana. E mediante il Figlio, fatto uomo come me, mi insegna a vivere da uomo per diventare come Lui, divino.
Grazie a questi Maestri di Teologia, quali sono stati Joseph Ratzinger e Karol Wojtyla, oltre che testimoni dell’Amore di Dio, annunciatori della Parola, che è verità e carità. Se li ascoltiamo e seguiamo i loro insegnamenti, anche noi possiamo diventare evangelizzatori e testimoni tra gli uomini del nostro tempo.
Sette Papi: Paolo VI e Benedetto XVI
Con il Concilio Vaticano II si sviluppa il ruolo centrale del Laicato, si evidenzia il Sacerdozio Comune, accanto al Sacerdozio Ministeriale. Perciò mi chiedo quale compito si addica al laicato, quale popolo di Dio in cammino anche nelle forme associative e gruppi ecclesiali in formazione.
Paolo VI chiedeva all’Azione Cattolica, oltre all’entusiasmo, lo Studio finalizzato all’Apostolato. C’è bisogno di un laicato che sia ponte tra Chiesa e Società, una presenza di laici formati, capaci di tradurre il Concilio nella pratica quotidiana.
Papa Benedetto XVI, in occasione dei 140 anni dell’Azione Cattolica invitava tutti ad essere annunciatori del Vangelo, di essere profeti nell’agire dell’uomo nella storia civile, tra Piazza e Campanile, dando un contributo da cittadini alla storia del proprio Paese.
Oggi, Papa Francesco c’invita a relazionarci da fratelli vivendo come una unica famiglia umana. A ciascuno di noi, il compito di vivere da fratelli.
Tutte sollecitazioni che spingono il laicato a prendersi cura della vita dello spirito e ad approfondire il loro essere Chiesa, popolo di Dio in cammino verso il Regno. Un Regno già preparato, come ci è stato promesso, ma al quale dobbiamo giungere spinti dal desiderio di volerne essere parte. Perché l’amicizia con Gesù, il Figlio di Dio, cambia la nostra vita già ora nel nostro pianeta terra.
Grazie ai nostri Pastori, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco, e ai tanti testimoni ed evangelizzatori, che ancora oggi continuano a stimolarci all’ascolto della Parola di Dio. E a viverla nel nostro quotidiano.
Teresa Scaravilli