Un oggetto tanto funzionale quanto detestato dalla maggior parte dei suoi fruitori, è la sveglia. Ma a casa mia, nel passato, di sveglie non ce ne sono mai state.
Ricordo che trovandomi dai nonni, dagli zii o presso amici di famiglia, invece, ne vedevo tante e di diversa fattura. Dalle classiche con tanto di campanelle pronte a destare anche il più affezionato pupillo di Morfeo, passando per l’imprevedibile cucù, fino ad arrivare alle più sofisticate radiosveglie.
Mi chiederete, allora, come facessi a svegliarmi la mattina, senza fare tante storie, specie nella fase del mio studentato. Eppure a quei tempi, io e mia sorella ci si svegliava seguendo una tempistica da fare invidia ai più ricercati orologi svizzeri.
Grazie ad una strategia messa in atto da papà, il fine di buttarci giù dal letto, ogni primo mattino, era praticamente raggiunto. Era un efficace stratagemma che, “democraticamente, ci invitava a lasciare volentieri la nostra cameretta.
E noi, con atteggiamento misto tra la semicoscienza da un lato e con la determinazione di chi sa dove andare dall’ altro, eravamo attirati in cucina, seguendo la scia di un ammaliante profumino. Sì, perché nel momento in cui la moka cominciava a brontolare e l’odore del caffè torrefatto invadeva la casa, era arrivato il momento di alzarsi.
Al mattino il caffè entra nell’intimità della famiglia
Era l’ istante preciso in cui i sogni si congedevano da noi e la nuova giornata prendeva vita. Il tutto tra quell’ l’aroma e la consapevolezza che una nuova avventura bussava alla porta della nostra quotidianità. Il profumo del caffè mattutino preparato in casa, è stato ed è unico e inimitabile.
È un concentrato di sentimenti che si fonde dentro l’intimità della famiglia. È proprio il caffè che le dà il buongiorno non appena si mette in moto. E mentre essa ancora ermetica, quasi robotica e presa di molta fretta si avvia ad affrontare nuove esperienze, in quel lasso di tempo, inconsapevole, assorbe emozioni destinate a rimanere a lungo.
Chi pensa che il caffè sia semplicemente una bevanda, è decisamente fuori strada. Quello del caffè è da sempre un vero e proprio rito che ci permette e ci promette di dare colore alle nostre giornate. Parla di noi, della nostra vita, delle nostre speranze, dei nostri sogni. Dare un’occhiata dentro la tazzina del nostro caffe, può esserci di aiuto per assaporare anche l’aroma dei nostri progetti e delle nostre sfide.
La liturgia del caffè
Mi si potrebbe dire: Ma una “tazzina” è capace di trasmettere tutto questo? Sì, tutto questo sa fare un caffè …ed anche di più. Ed è per questo che io continuo ogni mattina a preparare la moka, celebro una liturgia sempreverde. Poi sorseggio il mio caffè ancora bollente, mentre scorrono nella galleria del mio smartphone tante belle fotografie precedentemente salvate.
Lì ci sono pezzi di storia, ci sono impresse tutte le persone del mio mondo: e quando del mio caffè, ormai quasi tutto sorbito, rimane solo un evanescente profumo, osservo, con lo stupore di un ragazzino, quei preziosi scatti. Un colpo d’occhio ancora, come se da essi non volessi più staccarmi. E non mi ricordo, così, che tante di quelle persone non ci sono più. Ma stringendo tra le dita il manico della mia “tazzina”, mi sento coccolato o semplicemente felice!
Marcello Distefano