“La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo … In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazareth, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l’interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto” (S. Paolo VI, discorso a Nazareth, 5.1.1964).
Queste parole, che ogni anno la liturgia delle ore ci fa meditare come seconda lettura dell’Ufficio, la seconda domenica di Natale, risuonano profetiche anche oggi, a quasi 58 anni da quando furono pronunziate.
Troppi rumori ci circondano, troppi ne facciamo. Nell’ambito della nostra casa per evitare il silenzio accendiamo la tv, lo stereo e giustifichiamo il fatto dicendo: “mi fa compagnia”, non volendo ammettere che è il silenzio, forse, a metterci paura. Sì, perché il silenzio interroga, ammonisce, esorta e ci pone in quella ”atmosfera ammirabile ed indispensabile dello Spirito”.
Il valore del silenzio
Un aforisma recita: “Se la tua parola non supera il valore del tuo silenzio, taci!”, proprio ad indicare come il silenzio sia scuola di vita. Non è vero che chi “tace acconsente”! chi tace, chi fa silenzio, elabora, progetta, studia, produce. San Benedetto dedica il sesto capitolo della regola “all’amore per il silenzio” e tutte le costituzioni delle varie Congregazioni religiose lo indicano come priorità nel proprio cammino di discepolato.
Estraniarsi dal rumore, fare silenzio, non significa evadere dal mondo, tutt’altro! Il silenzio non è mutismo, il silenzio aiuta ad elaborare il pensiero, limandolo dalle sue imperfezioni; evita di essere frettolosi ed immediati, ma ad agire con senso di ponderazione e attenzione; aiuta nella fase della progettualità perché elabora i calcoli e consente la realizzazione di qualcosa di stabile e sicuro; ci permette di entrare in sintonia con Dio in quella dimensione del “cor ad cor loquitur” cara a S. John Enry Newman; ci permette di “entrare nel segreto della propria camera” per leggerci dentro, scoprire le nostre imperfezioni e le nostre belle qualità, per migliorare le prime e mettere a frutto le seconde; ci permette di cogliere quel passaggio di Dio nella nostra vita, come lo percepì Elia nel sibilo del venticello (1Re 19,9-13).
“Tutti abbiamo bisogno del silenzio per scoprire l’altro, umano o divino che sia. È un linguaggio necessario. Quando due persone si vogliono veramente bene, riescono a trasmettere il loro amore anche solo guardandosi negli occhi, avvicinando i loro volti. Non parlano. Ma quella comunicazione misteriosa, fatta appunto di sguardi, genera vita, voglia di stare insieme, condivisione di un pezzo di strada. Con il divino è la stessa cosa” (https://www.nonsprecare.it/comunicare-con-il-silenzio-papa-francesco?refresh_cens ).
Oh! Se rinascesse in noi la stima del silenzio.
Don Roberto Strano