Dobbiamo la bassissima partecipazione alla Messa domenicale (19% secondo l’Istat) alla pressoché scomparsa consapevolezza che la religione cristiana è l’Epifania di un Dio incarnato (vero Dio e vero Uomo), dimensione sovrannaturale che solo con un atto di puro abbandono di Fede possiamo intuire (“intus”) se il nostro cuore è anelante.
Mistero immenso: “l’Infinito che si fa Finito, l’Infinetezza che si riduce per puro Amore delle sue Creature” (Pietro Citati).
Pur velato nei primordi della Tradizione universale, lo “Spirito di Dio“ informava di Sé l’Umanità e il Creato. Nella pienezza dei Tempi, Gesù Cristo l‘Inviato divenne figlio dell’Uomo e si manifestò nel mondo per rivelare il Mistero smarrito dalla dispersione del sacro e dal fariseismo della‘“osservanza”.
E sommamente umana è la sua Parola, sempre vissuta come capovolgente Segno di contraddizione (seméion antilegómenon) della realtà che mediante la conversione (metanoia) ritorna ad essere il Rimedio sacro per la fragilità, il dolore, lo smarrimento, il peccato.
Per ristabilire questo Ordine sacro è necessario il Sacrificio. Nei primordi dei Tempi nelle antichissime tradizioni sulle are venivano immolati gli animali. Le loro parti cotte dal fuoco, se distribuite a pezzi, si mangiavano e se ne beveva il sangue per “trovare”, rivolgersi a un Dio. La Rivelazione ha mostrato che la divina presenza, nel mondo dall’alba dei tempi, con il Sacrificio dell’Agnello-Cristo e con il suo Sangue versato, avrebbe riscattato l’Unità del legame infranto dal peccato della lontananza dal Principio Creatore.
La distribuzione del suo Corpo cancella ogni colpa e indegnità. Il Calice del suo Sangue viene attinto (per voi e per tutti) a Lavacro, il fumo del l’agnello sacrificato sull’ ara diventa incenso che, oltre al Cielo, si rivolge alla Comunità non per una “particolare“ benedizione ma perché essa è com-partecipe del Sacrificio .
“…Nel mistero della Consacrazione, a rappresentare l’Epifania mistica del Signore sono le parole pronunciate in prima persona a dimostrare che Egli è vivo nel “corpus mysticum” del sacerdote, della comunità, del pane del vino… Il mistero della trasformazione del pane e del vino non è un atto di “magia” rituale dell’Officiante, bensì la rinnovazione della distribuzione del Corpo spezzato perché tutti compartecipino a quel Sacrificio… Nell’Eucaristia Cristo ha voluto offrire se stesso come “Vittima” per mezzo del sacerdote ogni volta che si celebra la Messa. E’ dunque inequivocabile che l’atto sacrificale non è compiuto dal sacerdote ma da Cristo stesso. Ciò che effettivamente agisce è la presenza viva di Cristo che ha luogo, sua sponte, per libera decisione della grazia divina.
La sua presenza non è una riapparizione… né ripetizione… bensì il manifestarsi di un fatto che permane nell’eternità. Uno squarciarsi del velo della relatività temporale e spaziale… avvenimento necessariamente un mistero (mysterium fidei) poiché si trova al di là della umana capacità di comprendere… (C. G. Jung, “Il simbolismo della Messa”).
Questa profonda sconvolgente Manifestazione appare assolutamente inconsapevole ai “fedeli” di oggi. Anzi è sconosciuta per la pressoché totale assenza di una pastorale costante e adeguata che restituisca la Messa alla sua dimensione drammatica che, da se stessa, cancellerebbe la vana retorica abitudinaria, superficiale, talvolta attenta ma distaccata dalla Presenza di Cristo, in quell’Eucaristia Testamento eterno nella quale “idem ille Christus continetur et incruente immolatur“ (quello stesso Cristo vi è contenuto e offerto in modo incruento“ (Concilio di Trento).
E’ ormai assente da tempo la voce di sacerdoti e vescovi che, nel momento centrale della riflessione sul Vangelo (Parola del Signore) e delle Scritture quasi le trasformano, riducono ad enfasi o stucchevole ripetitività ”narrativa”, pretendono di interpretarla dicendoci “ciò che voleva dire Gesù“ (sic !).
“… tante omelie sono astratte, e invece di svegliare l’anima l’addormentano … Impoveriscono la Parola di Dio, scadono nel moralismo o in concetti astratti. Presentano il Vangelo come se fosse fuori dal tempo, lontano dalla realtà. Ma una parola in cui non pulsa la forza dell’oggi non è degna di Gesù e non aiuta la vita della gente”. (Papa Francesco)
“… La Chiesa deve avere il coraggio di sciogliere gli ormeggi. Uscire dal quieto vivere e dalla falsa pace di liturgie senza carne e senza sangue“ (Beato don Tonino Bello). “Dobbiamo chiederci se il nostro cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca. Se è sempre in tensione: un cuore che non si adagia…” (Papa Francesco)
” … Perché io temo per i cuori appagati“ (Saint Exupèry, “Cittadella”, cap. 47).
Rosario Patanè