Riflessione / La speranza ossigeno della vita

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gregge

Per chi vive in ambienti urbanizzati, imbattersi in un gregge di pecore che, placido e compatto, procede verso il pascolo, è impensabile che succeda. E’ sostanzialmente impossibile. Sarebbe come ritrovarsi catapultati in una situazione tra l’immaginifico e la realtà. I ritmi frenetici a cui si è assoggettati e a cui ci si deve adeguare giornalmente, non si allineerebbero facilmente con i tratti anacronistici e distesi di una vita tutta al naturale.

Risiedendo da qualche tempo in un comune pedemontano, a me è capitato, invece, di incontrarlo!
In uno stradone di periferia, al confine tra il paese dove vivo ed un altro ad esso limitante, l’altra mattina mi si è aperto dinanzi uno scenario dai contorni fortemente bucolici.
A catturare maggiormente la mia attenzione è stata, però, la vista di una certa pecorella. Avvolta nel suo folto vello brizzolato, procedeva lenta e sfiduciata. Senza alcun compagno accanto, si staccava sempre più dal gruppo. Forse voleva perdersi.logo Pellegrini di speranza

E’ a questo punto che il pastore, impegnato nella guida e giammai distratto, se ne accorge. Le va incontro, si china e l’accarezza. Le sussurra qualcosa con la premura di un padre. Non so cosa abbia fatto di così magico, ma quella pecorella, con rinnovato “sprint”, si è lasciata convincere. Si è accorpata volentieri alla compagine.

E mentre il gregge progressivamente si dissolveva in una nube di intenso polverone, pensavo a quanto importante sia stato, in quella situazione, infondere speranza. Nell’ordinario, invece, siamo talmente abituati a muoverci dentro schemi preconfezionati e rigidi, che fare spazio all’ascolto e metabolizzare cambiamenti, è un’impresa quasi inconcepibile.

La speranza ossigeno della vita

E’ in questo contesto che la speranza, in punta di piedi e con delicata concretezza, si fa strada nella storia personale. Vuole che gustiamo i vantaggi della sua portata. Sembra smontare le nostre false certezze, affinchè ci alleniamo a chiedere aiuto ed accettare il conforto di chi ci sta accanto.
Rivalutare la speranza non è roba da perdenti. Piuttosto ci apre le porte per riscoprire il desiderio di avere un’altra possibilità, di trovare insieme una via d’uscita che conduce al bene.
È la linea di demarcazione tra le presunte sicurezze e le fragilità che si frappongono nel nostro cammino. E’ lo spartiacque tra il superfluo e l’essenziale.buon pastore

Come ci ricorda Papa Francesco:” La Speranza non delude. E’ il desiderio e attesa del bene, pur non sapendo cosa il domani porterà con sè”. Non è mai l’ultima spiaggia, è invece la giusta ricarica di ossigeno nel grigiore della quotidianità. Anche quando ciò che aspettiamo non arriva o non raggiunge i livelli previsti, essa resta sempre un punto fermo nel nostro “andare”.

La speranza è figlia dell’amore

Perchè la speranza è figlia dell’amore. E’ nel suo humus che essa si radica e fiorisce. Ma non basta essere solo amati. Come quella pecorella prima smarrita e poi rincuorata, è necessario accorgersi di essere voluti bene. È importante percepirlo! Ecco il potenziale della speranza.
Questa consapevolezza ci fa sentire detentori di un valore che va oltre le apparenze e ci dona   preziosità. Ci fa capire che siamo fatti per camminare insieme, mai da soli.

Il Giubileo 2025 appena avviato, ci coinvolge tutti con l’appellativo di “Pellegrini di Speranza”: è la certezza che l’ultima parola non è riservata ai nostri errori. C’è sempre l’occasione di azzerare tutto e di ripartire.
Ci pone nelle condizioni di riempire pagine sempre nuove, di mettere nero su bianco. Con la speranza in circolo, tracceremo i confini di un’alba nuova. Lasceremo la sua impronta sul cuore e, così, ricomincerà la nostra storia.

 

Marcello Distefano