Riportiamo la riflessione del professor Francesco Pira che si interroga sul problema devianze che colpiscono la nostra società generando violenza senza limiti.
Le devianze sono entrate nell’agenda di una campagna elettorale dove guerra, consumi e lavoro sono stati i temi più gettonati e lo saranno fino alla fine della campagna elettorale. Parlare di devianze non è semplice soprattutto farlo dal punto di vista di chi studia come me la società e la sua evoluzione. Bisogna considerare sempre che l’avvento delle nuove tecnologie ha portato un cambiamento davvero epocale anche nella legittimazione di certe devianze. Devianze che fino a qualche tempo fa, erano soltanto catalogate rispetto a quelli che erano problemi legati all’uso di stupefacenti o di violenza di vario tipo.
Riflessione / Violenza senza limiti: le devianze
Non voglio soffermarmi sulla definizione di devianze e su come affrontare il tema delle devianze. In questi ultimi giorni, psicologi, pedagogisti, politici e studiosi si sono confrontati per capire quello che la politica ha fatto, sta facendo e farà per contrastare le devianze. Io voglio entrare nel merito del cambiamento della società, dell’era del Metaverso e a cosa può portare una devianza. Voglio anche sottolineare che partecipando a convegni in Sicilia, in Italia, in Europa e in altre parti del mondo, mi sono ritrovato a discutere su quelli che sono i dati dell’aumento di queste devianze attraverso la rete.
La crescita esponenziale, negli ultimi mesi, riguarda i minorenni. La pandemia ci ha costretti, chiusi in casa e isolati, a collegarci con il mondo soltanto attraverso le tecnologie e i ragazzi hanno trascorso on line circa 5/6 ore. Emergono dati molto preoccupanti come l’aumento del 200% di reati legati alle devianze attraverso le nuove tecnologie che ci devono far pensare che è stato superato il livello di guardia. Parlo dei bambini, dei ragazzi e dei giovani adulti molto fragili che vivono disagi dovuti ad una situazione sociale che non è delle migliori.
Riflessione / Le devianze e nuove tecnologie: generatrici di violenza
Questo non succede solo in Italia, ma anche a livello europeo e mondiale. Bisogna concentrarsi su una serie di dati particolarmente rilevanti che riguardano l’odio sul web, il body shaming, il cyberbullismo, il sexting, il revenge porn, le challenge e molto altro ancora. Due i casi che stanno facendo discutere, in questi ultimi giorni, l’opinione pubblica e sui social non mancano i commenti degli utenti. Il primo riguarda la morte del giovanissimo Alessandro di Gragnano, comune in provincia di Napoli, che a soli 13 anni si è tolto la vita. Le indagini conducono alla pista di istigazione al suicidio.
L’ANSA riporta la notizia che sono sei, cinque minori e un maggiorenne, i soggetti identificati come presunti autori dei messaggi di insulti e minacce inviati sul telefonino di Alessandro. “Stiamo facendo tutti gli accertamenti e le verifiche sui siti e sui messaggi, da cui trarre notizie”, ha detto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese nel suo intervento al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Alessandro, prima di lanciarsi dall’appartamento di famiglia posto al quarto piano, ha inviato un messaggio alla sua fidanzatina che oggi suona come un addio.
Quello che sembrava un incidente si è trasformato in qualcosa di inquietante perché, probabilmente, è stato spinto ad uccidersi. Le chat presenti sul suo telefono contengono insulti e minacce che avrebbe subito da un gruppo di cyberbulli. Uno dei messaggi è esplicito: “Ucciditi”. Gli investigatori immaginano che il ragazzo fosse angosciato dalle continue pressioni. Un dramma che sconvolto la famiglia di un adolescente, descritto come educato e rispettoso.
Riflessione / Devianze e violenza: i rischi del web
Ma non è tutto. L’altro caso di cronaca riguarda una ragazza quattordicenne costretta ad avere rapporti sessuali per strada che il fidanzato diciassettenne filmava e pubblicava sui social. La Repubblica riporta la testimonianza della giovane: “All’inizio era bravo, poi ha iniziato a diventare violento. Era geloso e mi obbligava a non andare a scuola se no mi menava per gelosia”. E ancora: “Il mio ragazzo mi ha picchiata, ha provato a strozzarmi mettendomi le mani al collo, mi ha dato dei morsi in faccia. Mi diceva di stare zitta se no mi menava”. Dopo la denuncia il giovane è stato arrestato a metà agosto per stalking, violenza sessuale e lesioni.
Il ragazzo nega ogni accusa. L’avvocato del diciassettenne, Guido Pascucci, ha dichiarato a La Repubblica: “Un contesto di disagio sociale e genitoriale ed è amplificato dalla estrema precocità delle esperienze avute e da una dipendenza maniacale, di entrambi i giovani, dall’uso dei social. Ogni esperienza doveva passare attraverso quella protesi emotiva che sono i cellulari la cui sospensione dell’uso, dovuta all’intervento di assistenti sociali e tribunale sembra la maggior forma di sanzione subita da vittima e carnefice”. I pm hanno trovato all’interno degli smartphone dei ragazzi foto erotiche, accuse e insulti inviati anche nelle chat con gli amici.
Riflessione / Devianze: educare ai sentimenti
Una storia davvero incredibile che mette in luce, ancora una volta che troppe sono le devianze di questo nostro tempo. Si è discusso molto su come compensare queste devianze. Tuttavia è fondamentale comprendere che c’è un’emergenza legata all’educazione, ai costumi, ai valori su cui è necessario intervenire prepotentemente. Il tentativo deve essere quello di ristabilire un ordine nell’approccio educativo che deve cambiare rispetto a quello attuale.
È vero che oggigiorno quando si parla di devianze si affronta l’aspetto repressivo. Ma stiamo trascurando l’aspetto più importante che è quello della prevenzione, della forza che dobbiamo trovare per modificare la tendenza e alcuni atteggiamenti. Ecco, il modo migliore è partire dal basso. Bisognerebbe iniziare con dei processi educativi che coinvolgano tutti: le istituzioni, la politica, le famiglie, la scuola, l’Università, l’associazionismo. Non possiamo più parlare e soffermarci su che tipo di devianze vive la nostra società.
Non è più il momento per teorizzare, ma servono risultati concreti ed effetti efficaci. Infatti, è essenziale educare ai sentimenti, ai valori, al rispetto dell’altro, all’impegno che ognuno di noi deve avere per migliorare la società. Ma soprattutto per trasmettere ai bambini e ai ragazzi contenuti completamente diversi rispetto a quelle che possono essere le sirene che arrivano, in maniera continua e incontrollata, tramite la rete e giungono a casa nostra senza che noi ce ne accorgiamo e ce ne rendiamo conto.
Francesco Pira
Delegato del Rettore alla Comunicazione all’Università di Messina, dove insegna comunicazione e giornalismo ed è coordinatore didattico del master in social media manager del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne.