Non appena settembre ha fatto il suo ingresso, qualora lo avessimo momentaneamente rimosso, i vari mezzi di comunicazione ci hanno ricordato una scadenza incipiente. Ovunque, infatti, non si parla d’altro che dell’imminente primo giorno di scuola.
Un tormentone che, nella più negativa delle sue accezioni, rimbomba e crea una sorta di lavaggio del cervello. Si innesta un meccanismo che rispecchia in qualche modo, le dinamiche dei tempi moderni. Siamo già stanchi e tartassati ancor prima di iniziare.
Dal canto nostro, siamo stati tutti studenti, dunque come non ricordarlo? Ma il nostro primo giorno di scuola era tutt’altra cosa, era portatore di un fascino sempre nuovo, perchè anno dopo anno ci mostrava una diversa avventura.
Ai miei tempi si iniziava la scuola in un giorno uguale per tutti, da Nord a Sud e, di norma, era pressappoco il primo di ottobre. Era un momento magico perchè suggellava un appuntamento comune in cui i genitori avvertivano il pathos dei figli che percepivano il senso di un percorso che ricomincia dopo che l’estate aveva ceduto il testimone alla successiva stagione.
Non c’è più il rito collettivo dell’inizio
Oggi non si conosce esattamente quando inizia la scuola. Giustificata da un’ anomala concorrenza, ogni scuola decide per sè. E così è sparita quella celebrazione collettiva dell’inizio, non si estende quella liturgia che proclamava con solennità: “Dai, si ricomincia!”. Considerato che già da luglio si reclamizzano zaini di ultima generazione, quadernoni, colori, penne classiche e glitterate e chi più ne ha più ne metta, si torna tra i banchi con la sensazione di non aver mai interrotto.
Comunque sia, la scuola inizia ed io, docente, sono chiamato a vivere con i miei alunni una nuova sfida. Sì perchè puntare su quella posta in gioco, è quasi un azzardo. Bisogna sorprendere sempre gli alunni senza necessariamente ricorrere a strategie progressiste che, appena nate, il più delle volte, hanno già stancato.
La novità, che in sostanza è un meccanismo talmente antico, si perde nella notte dei tempi. Essa in pratica si concretizza nell’instaurare empatia, nel creare una specie di ponte tra l’esperienza e il sogno.
Un cammino insieme che comincia il primo giorno
In un’ ottica di equilibrio, non bisogna demonizzare, pertanto, le opportunità che i tempi moderni offrono. E non dimenticare che l’apprendimento passa anche e soprattutto attraverso l’ impegno e nel provare uno stato di fisiologica stanchezza.
Bisogna fare spazio dentro di sè per la riflessione personale e trovare il gusto per l’approfondimento culturale. Si cresce bene con questa modalità!
Pertanto il mio primo giorno di scuola sarà, come già avviene da tempo, il momento in cui inizia una relazione tra me e i ragazzi. Uno scambio destinato a durare un anno intero, un’ interazione in cui gli alunni si affidano a me ed io li guido in un percorso sorprendente.
Sarà un viaggio in cui ho il dovere di riempire di esperienze i loro bagagli. Un viaggio in cui, una volta accompagnati alla stazione e timbrato con loro il biglietto di partenza, lascerò che si entusiasmino sul treno delle conoscenze. Li osserverò sfrecciare verso nuovi itinerari, mentre raggiungono nuovi traguardi. Sarò il loro compagno di viaggio, discreto ma presente. E sarà il viaggio che comincia proprio qui: il primo giorno di scuola.
Marcello Distefano