Riflessione / Riscoprire all’Eremo Sant’Anna la forza di un dialogo interiore

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Eremo Sant'Anna

Uno degli scorsi pomeriggi, provenendo da Acireale e dovendo rientrare a Valverde, ho scelto la strada che attraversa i tornanti di Aci San Filippo.
Mentre percorrevo la salita, quasi divorando la sequenza di curve che si susseguono, rimanevo colpito da un’immagine: l‘eremo Sant’ Anna.
Un dettaglio silenzioso la cui esistenza si perde nel tempo, ma che l’abitudine di incrociarlo ne ha cancellato lo stupore e il fascino di sempre.

Abbarbicato su una rupe circondata da agrumeti e adagiato su una terrazza naturale che si affaccia sulla Riviera dei Ciclopi, pare raccontare magie di un tempo indefinito.
Ricco di una storia antica come le pietre che una sull’altra lo compongono, lì come un’ acquaforte vive la sua eterna favola.Eremo S.Anna

Eremo Sant’Anna, un luogo fuori dal tempo

Ciò che a primo impatto potrebbe sembrare anacronistico rispetto ai nostri tempi iperconnessi ed extrasocial, invece è straordinario.
Sparge un’onda di fede che si innesta in questo nostro mondo smarrito. In esso si fondono l’elemento esteriore con tutto ciò che coinvolge, insieme alla componente interiore con le strade dell’anima.

Non credo bisogna necessariamente addentrarsi all’ interno dell’ impianto monastico per scoprire il messaggio che un luogo così privilegiato invita a rivalutare.
Basta farsi accarezzare dalla sua discreta imponenza, per capire che il superfluo che ci circonda quotidianamente, è soffocante, ci stanca e crea insoddisfazione. Conta invece l’ essenziale!

Mi fermo sul piazzale antistante, mi viene spontaneo farlo. Penso a quante volte, stressato da piccoli inconvenienti mi sono ritrovato a dire: “Come mi rifugerei in un eremo!”
Se andarci equivale a isolamento, però, non è questa la soluzione giusta. Ho sbagliato formula. Di fronte a quel panorama mozzafiato capisco invece che devo fermarmi e riflettere.
Devo liberarmi dalla prigione dei miei clichè e recuperare il desiderio di solitudine, che non corrisponde affatto ad una fuga. È invece l’ opportunità di un incontro.Eremo Sant'Anna, luogo di quiete

Una sosta all’Eremo Sant’Anna aiuta a riflettere in solitudine

Così come il silenzio è un ininterrotto dialogo spezzato solo dalla mia autosufficienza, la solitudine è un’ esigenza continuativa. E non è fatta per stare soli. Essa aiuta a riscoprire in un modo diverso, la bellezza della relazione.

Mentre cerco di ripercorrere la mia posizione, arriva un’ utilitaria che si parcheggia sul piazzale. Scendono da lì un papà e una mamma. Li segue il loro pimpante figlioletto con due macchinette nelle mani.
Scattante come una molla, il piccolo mi si avvicina. Forse ha capito che sto pensando troppo. Mi chiede: “Fai una gara con me?” E mi porge uno dei suoi modellini. Continua:” Guarda che vinco io!”

E mentre i suoi genitori, discretamente divertiti, sovrastano la scena, mi lascio piacevolmente corrompere.
Inizia la competizione che si spiega sul perimetro dell’ intera balaustra dello spiazzale.
Il piccolo avversario, riuscendo a competere solo stiracchiando il suo braccio perché la sua altezza non supera quella del parapetto, terminata la gara proclama la sua annunciata vittoria.

All’Eremo Sant’Anna ho ritrovato me stesso…

Ma in quel singolare contesto il vincitore immateriale sono io.
La spontaneità e l’ esigenza di un dialogo che parte dal cuore, hanno attestato la mia vittoria sgretolando il muro intorno a me.
E se la forza che può generare un eremo con il suo paesaggio, prende respiro in questi piccoli traguardi, credo di aver sfruttato una giusta coincidenza.
Forse un giorno entrerò al suo interno per visitarlo, cercherò di scoprire bene dove conducono i sentieri che lo caratterizzano.

E mentre l’ultimo spicchio di sole ormai si perde sotto l’ orizzonte, è giunto per me il tempo di tornare a casa.
Sento però che ogni tramonto non è solo un punto di arrivo. È anche la speranza di una ripartenza, la promessa di una rinascita.
Se in quel fortunato pomeriggio, anche in parte, sono riuscito a ritrovare la mia giusta direzione, credo che quello scenario d’incanto sia stato il posto giusto per inseguirla e per raggiungerla.

Marcello Distefano

 

 

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