Riflessione / Siamo gente di mare: scriviamo con il cuore le regole dell’accoglienza

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migranti

Si è sempre detto che al cuor non si comanda e che ci sono dei gesti radicati nel cuore dell’uomo che nemmeno la morte può annullare.
Noi che viviamo nelle isole, noi che per confini abbiamo il mare aperto davanti a noi, e il cielo sconfinato sopra di noi, siamo gente che vive di ali. Siamo come gli uccelli acquatici e volatili. Anzi, ancora meglio, siamo come gli angeli, che, visibili o non visibili agli occhi, possono esistere ovunque, vivi e veri.

Noi siciliani non siamo musoni, diffidenti, sospettosi, egoisti, gelosi, … siamo gente di mondo, gente che ama la vita e che rispetta la vita di ogni essere vivente. Noi amiamo la natura in tutte le sue forme, la terra, il mare, i monti, l’arte, la musica, la poesia, il canto, la melodia. Ma anche la baldoria, la festa di popolo, l’allegria, il gioco, il teatro. Non ci manca niente, abbiamo tutto e apprezziamo tutto quel che abbiamo.

E non ci lamentiamo perché il poco ci basta, perché ce lo facciamo bastare, e quel che avanza lo sappiamo condividere, non lo sprechiamo. Noi raccogliamo perfino i cocci che avanzano oggi per ridistribuirli domani, al bisogno. Non sprechiamo niente, sappiamo apprezzare anche le cose da nulla per farne oggetti preziosi, utili, opere d’arte. Come i nostri mosaici, frutto di scaglie, di scarti, che diventano opera d’arte, apprezzati da tutto il mondo. Da noi non esiste lo scarto, perfino la lava per noi è un prodotto da apprezzare e non da sprecare. Con la lava noi creiamo opere utili e necessarie.

Siciliani, gente di mare..

Perché noi siciliani, noi gente di periferia, noi gente di confine siamo molto sensibili e attenti. Siamo allenati a scrutare l’orizzonte lontano e immaginare cosa ci può accadere se sopraggiunge una tempesta, quando qualcuno dei “nostri” è in preda alle onde. Ecco perché noi siamo ospitali. Anche perché noi siamo imparentati con i nostri vicini che vivono di fronte a noi, lungo le coste del continente africano. E tra vicini ci si conosce,  ci si scambiano i favori.

Abbiamo perfino parenti in comune. Quanti dei nostri nonni, antenati, anche loro migranti, sono stati accolti nelle terre e nelle case di Tripoli, di Bengasi, di … perfino imparentandosi con i loro figli e mettendo al mondo nuove generazioni di “sangue misto”, italiani e africani. E non ci vergogniamo di questa mescolanza. Ci siamo dimenticati che nei pubblici concorsi c’erano riservati un certo numero di posti per i profughi della Turchia, della Libia e degli altri Paesi confinanti?

migranti in mare
(foto Open Arms)

Noi, gente di confine, siamo gente dal cuore grande, che ama, ama tutto. Amiamo gli animali, quelli domestici e quelli addomesticabili, quelli che ci aiutano a vivere, a lavorare e quelli che abbelliscono l’universo terrestre. Amiamo le scoperte, amiamo le avventure, amiamo le novità, tutto per noi isolani è motivo di attrazione, suscita in noi interesse.

La gente del mare Mediterraneo è frutto delle stesse civiltà

Noi che viviamo nel Mediterraneo, sappiamo che Mare Nostrum, è Mare di tutti, non è proprietà privata né dei siciliani che abitano lungo la costa, né dei Paesi che sono bagnati dalle stesse acque.
Da questo UNICO mare a noi siciliani sono giunte tutte le civiltà, quelle più antiche. Quando il mondo era circoscritto alle colonne d’Ercole, da noi è giunto Ulisse, nel racconto di Omero. Quell’eroe dei miti, della storia, dell’immaginario umano, é il sogno di ogni uomo. Noi siamo il succo di molteplici civiltà perché non abbiamo confini, non abbiamo mura, non abbiamo divieti.

Siamo figli del mondo intero, i nostri antenati sono venuti da tutti i continenti, nella nostra terra hanno messo radici, hanno formato famiglie, hanno sviluppato talenti, di cui noi oggi siamo fruitori, imitatori, eredi. I nostri dialetti, la nostra cucina, i nostri mestieri, la nostra vegetazione, sono simili. Possibile che sappiamo riconoscere tutto questo e non vogliamo riconoscere che anche noi siamo uguali a loro, come loro, siamo ”loro”. Siamo semplicemente NOI, UOMINI! O vogliamo negarci il distintivo di umani?

O lo siamo solo quando ce ne dobbiamo vantare? Vogliamo tradire la nostra identità, dopo millenni di storia che ci ha forgiati, educati, allenati, resi fieri della nostra civiltà?

Attrezziamoci, piuttosto, popolo europeo, attrezziamoci ad essere “gente nostra”, cioè, popolo di uomini, adulti, solidali, capaci di rendere il proprio villaggio, casa aperta ad ogni uomo, e fare di ogni uomo un cittadino del mondo. Lasciamo che sia il cuore a scrivere le regole di sana e pacifica convivenza.

Teresa Scaravilli

 

 

 

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