“Un popolo che non ha memoria, non ha futuro. Non perdete la memoria”. San Giovanni Paolo II pronunciò queste parole nella Città di Catania, durante la sua visita pastorale il 4 novembre 1994.
Le stesse mi sono venute in mente sabato 26 giugno, mentre nel maestoso Duomo di Enna si svolgeva una cerimonia commemorativa in ricordo di monsignor Francesco Petralia (1925 – 2020), per cinquant’anni (1967-2017), parroco priore dell’insigne Collegiata di Enna.
Non entro nei meriti di monsignor Petralia, perché non ho avuto il privilegio di conoscerlo. Quanto ho appreso lo devo alle commosse parole udite sabato dal parroco priore, successore di monsignor Petralia, e caro amico, monsignor Vincenzo Murgano e da quelle ancor più commosse della nipote.
Il senso della memoria
E’ il senso della memoria, invece, quello su cui desidero soffermarmi. Il quadro, dipinto con acume di intelligenza, competenza, attenzione e precisione, dall’artista Antonio Pulvirenti di Catania, da sabato è stato esposto nell’antisacrestia del Duomo, insieme a quello di tanti, venerati, parroci priori. Esso sta ad indicare una storia, ininterrotta, che ognuno è chiamato a custodire e rivisitare.
Oggi si corre il rischio di “perdere la memoria” e, si ha quasi la sensazione, che tutto inizi con noi. La storia, invece, che è maestra di vita, ci insegna che ad ognuno è dato di gestire un pezzo di essa, finito il quale non ha da ritenersi né insostituibile, né indispensabile. Così, la memoria di chi ci ha preceduto, diventa gratitudine. Ma anche fonte a cui attingere, perché dal passato si apprendano le lezioni, da vivere nel presente, per proiettarci nel futuro.
Confucio ama ripetere: ““Studia il passato se vuoi prevedere il futuro”. Solo così ci sentiremo parte di una umanità che ci ha preceduto e, anche, con quelli che verranno dopo di noi.
Don Roberto Strano