“Negata la Comunione a una donna disabile di Riposto”. “Non è vero. Si tratta di un equivoco”.
Il caso è di qualche giorno fa e si è verificato alcuni giorni fa. Noi abbiamo approfondito e raccolto le diverse posizioni.
“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Matteo 4,3-6). Da secoli la Chiesa e il Cristianesimo, in particolare, sono spesso vittime di situazioni estreme che, invece di far crescere, al suo interno, nella fede il popolo di Dio, vengono sottoposti alle più crudeli maldicenze frutto di cattive interpretazioni e prive di qualsivoglia riflessione. Il risultato non è certo edificante, al punto che, le chiacchere, in un’era di alta tecnologia anche e soprattutto nel campo della comunicazione, allontanano sempre più giovani e meno giovani dalla pratica religiosa.
Anche le vicende a sfondo religioso amplificate dai social
A testimonianza di ciò, le diverse vicende che, quotidianamente, emergono sui nuovi mezzi di comunicazione telematica, sui social che sono più seguiti specie dai giovani, dalle testate cartacee e online.
All’attenzione di giovani e meno giovani sono anche così i dissensi che emergono fuori e dentro le comunità parrocchiali. Al centro della “notizia” religiosa, nel bene e nel male, il parroco, chiamato a prendersi cura delle anime dei fedeli della comunità affidatagli.
La convinzione di molti fedeli che tutto ciò che riguarda la comunità debba essere seguito e curato dal parroco, o dal suo vicario, senza considerare il proprio ruolo, è radicato nella maggior parte dei cattolici praticanti. Dimentichi che “i fedeli sono coloro che essendo stati incorporati a Cristo mediante il Battesimo, sono costituiti popolo di Dio. E perciò resi partecipi nel modo loro proprio della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo. Chiamati ad attuare, secondo la condizione propria di ciascuno, la missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel mondo” (Canone 204 del Codice Canonico).
Il laico affianca il sacerdote nell’annunciare la Parola di Dio
E’ opportuno ricordare che al laico è affidato il compito di affiancare i sacerdoti nell’annunciare la Parola di Dio. E renderla “Pane di Vita” nel quotidiano vivere, attraverso uno stile di vita corretto, sacro e sano. A ragion d’essere, il Diritto Canonico investe di parziale autorità ecclesiale i fedeli laici, come quelli chiamati a svolgere diversi servizi o ministeri all’interno della Chiesa in modo stabile o occasionale, pur non essendo sacerdoti. A loro il compito di svolgere la funzione di lettore, di accolito, di Ministro straordinario dell’Eucaristia.
Ciò premesso, sarebbe necessario rivolgere una particolare attenzione alle notizie che spesso vengono “lanciate” in prima pagina sui social o nelle testate giornalistiche, online e cartacee, allo scopo di “suscitare” quanti più lettori e like possibili. Offrendo spunti di considerazioni e non di riflessioni non sempre affidabili e veritieri.
Suscita scalpore la notizia dell’Eucarestia negata ad una disabile
Dei giorni scorsi una notizia che ha destato non poco scalpore nell’hinterland ionico – etneo. I titoli sono eclatanti, la notizia “sparata”. Da una semplice inferma ad un giovane sacerdote, da un ministro dell’Eucarestia ad un familiare deluso e amareggiato! I fatti? Ad interpretazione. A ciascuno, comunque, è data la possibilità di esprimere il proprio punto di vista.
“Sono molto addolorato per quanto successo alla mia mamma – spiega Maurizio Buscemi, figlio della fedele ripostese inferma che, nella domenica della Divina Misericordia, afferma di avere visto negata la Santa Comunione alla genitrice ammalata. – Non mi aspettavo proprio che potesse succedere una cosa tanto grave in danno di una inferma. Nonostante la gravità fisica di mia mamma, – aggiunge – di cui mi prendo cura, la domenica in questione, avendo notato in lei uno stato di lucidità maggiore, rispetto ad altre giornate, ho contattato il ministro straordinario, chiedendogli di portare la particola consacrata”.
“Preparo l’accoglienza con la gioia di sempre, coinvolgendo mia mamma, particolarmente entusiasta che sarebbe venuto Gesù, nel ricordo, forse, della sua lontana Prima Comunione. Quando, improvvisamente, suona alla porta il ministro straordinario che mi comunica il diniego del parroco a consegnargli l’ostia per mia mamma. Ci resto malissimo, chiedo cosa fare. Il ministro mi dice solo che il sacerdote non ha voluto consegnargli la particola. Non mi dà spiegazioni. Chiedo se devo chiamarlo o si farà sentire lui, mi risponde che avendolo chiesto al parroco, questi non gli ha dato alcuna risposta”.
La denuncia dell’accaduto alle autorità religiose
“Quanto successo – riprende – non nego, mi ha sconvolto, al punto da lasciarmi senza parole. Ripresomi, nel pomeriggio, dopo aver metabolizzato i fatti, non avendo ricevuto nessuna chiamata dal parroco utile a capire, decido di informare prima il Vescovo della nostra Diocesi di Acireale, il quale mi dice che il parroco è momentaneamente fuori, poi la Santa Sede, perché episodi simili non si ripetano più nei confronti di nessuno, specie se infermi”.
L’episodio suscita commenti di ogni genere, creando non pochi schieramenti da una parte e dall’altra. Da sei anni alla guida della comunità parrocchiale Maria SS. Del Carmelo di Riposto, e da un anno parroco della locale chiesa di San Giuseppe, don Daniele Raciti è apprezzato nelle comunità che lo hanno accolto. Così come è stimato per il suo ministero dai fedeli della attuale Comunità ripostese. Nonostante l’amarezza che l’evento gli ha suscitato, don Raciti esprime con grande garbo il suo dispiacere per quanto e per come riportato su diverse testate giornalistiche, nonché sui social, circa l’episodio della “Santa Comunione negata”.
La spiegazione del parroco Don Daniele
“Quanto accaduto mi amareggia tanto – spiega don Daniele. – Desiderare di svolgere con umiltà, rispetto, gentilezza e onestà il proprio ministero, infatti, non credevo potesse suscitare un tale dissenso. Raggiungere gli ammalati della nostra Parrocchia è stato sempre fatto con massima disponibilità e affetto, mai nessuna proibizione verso nessuno. Per un parroco – prosegue – desiderare di recarsi da tutti i parrocchiani infermi è, certamente, positivo. Ma non sempre si riesce ad assolvere tutto il lavoro che una Parrocchia richiede. Questo ci porta ad essere collaborati dai ministri straordinari, autorizzati”.
“Lo scorso anno – prosegue padre Daniele – in occasione della benedizione delle famiglie, sono stato anche a casa della mamma del signor Buscemi. E mi sono messo a disposizione per ulteriori visite così come per portarle la Santa Comunione. Anche quest’anno, dopo la Pasqua, avrei voluto fare lo stesso. Per questo, quando il ministro straordinario Orazio Croce, tra l’altro al momento non ufficializzato nel ruolo, mi chiede l’Ostia, da portare a casa del Buscemi, rispondo che, non vedendola da tempo, desideravo recarmi personalmente a casa loro.
Nessun diniego, dunque, solo il desiderio di incontrare, da sacerdote, una fedele nel bisogno, per farle sentire tutto l’amore di Dio per noi”.
Gli “attacchi” al parroco
Le delusioni di padre Daniele, però, non riguardano solo i recenti fatti accaduti. Poche settimane fa, infatti, lo stesso parroco, è stato “attaccato” per l’organizzazione di alcune attività legate alla Santa Pasqua. Autorizzazioni concesse, dal Comune, poi revocate… Lettere anonime minacciose, post offensivi lasciati sui social. Che dire, certo, l’attacco ad un sacerdote è quanto di più deleterio possa esistere. Ma se da un lato c’è un familiare addolorato per un torto subito, a suo avviso, dalla sua mamma, dall’altro c’è un presbitero amareggiato!
Tra le parti, tuttavia, un ministro dell’Eucaristia che non intende rilasciare dichiarazioni, incurante del grave equivoco innescato. Oltre le parti? “Gesù”, vivo e presente nella Santa Eucarestia, conteso tra chi ha tutto il diritto di riceverlo a domicilio, in quanto infermo, e chi, Ministro di Dio, ha il compito di curare personalmente, le anime dei propri fedeli.
Il ministro straordinario dell’Eucarestia collegamento
tra gli ammalati e il parroco
Ma se ad un parroco viene data facoltà di avvalersi dell’aiuto di fedeli laici nel servizio alla Comunità, quali i ministri straordinari della Santa Comunione, quest’ultimi non devono dimenticare di essere subordinati al presbitero, devono possedere una buona formazione cristiana, buona capacità di incontro, di dialogo e di servizio con i malati e gli anziani loro affidati e i rispettivi familiari. Ai ministri il diritto – dovere di svolgere una funzione di collegamento tra gli ammalati e il parroco, tra le famiglie visitate e la comunità parrocchiale. A loro anche il compito di ricordare al parroco l’esigenza della Confessione agli infermi.
A ciascuno dei protagonisti abbiamo dato la possibilità di esprimere il proprio pensiero, il proprio rammarico, di esporre il “proprio” punto di vista sui fatti. Dalla persona inferma, nel pieno diritto di ricevere la Santa Comunione al proprio domicilio, come avveniva ormai da anni, al Parroco, responsabile della Comunità Parrocchiale, al fedele laico chiamato a collaborare con il sacerdote.
La famiglia attende la Comunione a domicilio, il parroco vorrebbe vedere l’ammalata, confortarla, parlarle, prima della somministrazione dell’Eucaristia. Considerato l’importante periodo post pasquale, il ministro straordinario pensa che il suo ruolo è “illimitato”. Così è scoppiato un caso che non c’è.
. Rosalba Azzarelli