Dio creatore dell’Universo
La fede biblica in Dio creatore affonda le sue radici nella esplicitazione della fede in Dio salvatore. Il popolo d’Israele, in tutta la sua storia, ha fatto esperienza di come Dio ha cura degli uomini e che di Lui ci si può fidare assolutamente. È il Signore della storia e dell’universo; è il Signore, perché è il creatore e tutto è posto nelle sue mani. Dio è pienamente libero nella sua azione creatrice: “Egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste”. Il mondo esiste perché Dio lo vuole. Il soffio dello Spirito avvolge e penetra le creature, le sostiene e le fa germogliare “In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”. Nella Bibbia la creazione è presentata come 1 Cf. Dt. 6,21 – 23;26,5 – 9, Sal. 105; 2 Sal. 33,9; 3 At. 17,28; I conflitti che offendono la dignità dell’uomo e del creato Letizia Franzone 18 Letizia Franzone l’inizio della storia della salvezza, la prima delle mirabili opere di Dio, ma allo stesso tempo come la sua attività continua. I due racconti biblici della creazione fanno parte della “storia primitiva”; essi non tramandano singoli avvenimenti accaduti e narrati da testimoni, bensì con una sequenza di scene simboliche presentano in forma narrativa una riflessione spirituale sull’uomo e la storia. Al redattore sacro infatti interessa trasmettere degli insegnamenti quali: la completa dipendenza da Dio, la bontà delle creature, la dignità della creatura umana, il valore del lavoro e del riposo e il valore della sessualità e del matrimonio. Al redattore preme riferire che Dio crea dal nulla l’Universo intero e quindi a Lui tutto è possibile, anche convertire il cuore più indurito e rigenerarlo a vita nuova. La fede nel Dio creatore e salvatore non è in contrapposizione col discorso scientifico. Anche se al redattore sacro non interessava segnalare le modalità fenomeniche del divenire cosmico, cosa invece che la scienza indaga e ricerca; tuttavia, discorso religioso e discorso scientifico non si oppongono, né si escludono. Il rilevare l’armonia esistente della natura da parte della scienza, infatti, ci rimanda logicamente a un Creatore sapiente. Anche la teoria dell’evoluzione del mondo data dalla scienza moderna non esclude la fede nel Dio creatore, ma presuppone, essa stessa, una favorevole base di appoggio per la riflessione filosofica che riguarda i vari passaggi dal “meno al più” che conducono alla loro causa originaria che è una causa trascendente: il Dio creatore è principio e il fine ultimo di ogni cosa, poiché il nulla non può generare l’essere: “ex nihilo”.
L’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio
Dio è in assoluto il principio creativo di tutte le cose, il Logos, ma allo stesso tempo è “un amante con tutta la passione di un vero amore” . Nel Cantico dei Cantici, i suoi canti d’amore descrivono il rapporto di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio; rapporto di amore e di ricerca reciproca. Ma cosa s’intende essere creati ad immagine e somiglianza di Dio? L’uomo è icona di Dio in quanto riproduce, anche se nell’ordine della creaturalità, alcune caratteristiche di Dio stesso “L’uomo è creato ad immagine e 4 BENEDETTO XVI, Deus Caritas Est, lettera enciclica,, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2006, 27; 19 I conflitti che offendono la dignità dell’uomo e del creato somigliaza di Dio nel senso che è capace di conoscere e di amare, nella libertà, il proprio Creatore…” . L’uomo è un essere in relazione, è persona; la Sacra Scrittura parla di un Dio Uno e Trino, tre Persone distinte ma essenzialmente della stessa sostanza divina, cioè l’Amore, in relazione tra loro nella modalità specifica delle tre Persone divine: il Padre vive l’intera realtà divina come Padre, fonte dell’Essere; il Figlio come Figlio che tutto riceve dal Padre; lo Spirito Santo come Amore tra il Padre e il Figlio. L’uomo, in quanto creato ad immagine e somiglianza di Dio, partecipa nella sua dimensione creaturale di “essere persona” capace di ricevere e di donare amore, capace di comunicare e di entrare in relazione con gli uomini e con Dio. L’uomo è immagine e somiglianza di Dio anche riguardo al suo essere libero in quanto capace di amare; l’amore autentico è libero. La libertà è la capacità di portare a pienezza le proprie potenzialità, attuando il disegno di Dio nella propria vita, realizzando pienamente se stessi. L’uomo è immagine e somiglianza di Dio in quanto è un essere che cerca la Verità. Dio che è Verità ha messo dentro l’uomo questo anelito, questa sete che ha bisogno di essere appagata. Verità che l’uomo cerca con la mente e con la sua volontà. Ma è immagine e somiglianza di Dio anche perché è stato creato come essere dotato di corpo e anima, un’anima immortale che ha avuto origine ma non avrà fine: essa vivrà eternamente. Anche Dio è Essere, puro spirito eterno che non ha però avuto un principio. Infine, l’uomo è immagine e somiglianza di Dio per la sua “responsabilità” di governare il patrimonio della creazione affidatogli da Dio. L’uomo è chiamato ad essere il custode di tutto ciò che lo circonda e non il dominatore. L’uomo, in quanto creatura creata da Dio e somigliante a Lui, porta in sé una sua singolare dignità personale e particolare. La Chiesa ha sempre promosso il valore dell’essere umano e della sua dignità dedicando diversi documenti a questa tematica: l’Enciclica “Pacem in Terris” (1963) di Papa Giovanni XXIII, rivendica l’appartenenza della terra a tutti gli uomini ed il primato della dignità della persona umana e della sua ricerca del bene; la Costituzione Pastorale “Gaudium et Spes” (1965) emanata dal Concilio Vaticano II, documento che ricorda all’uomo la grandezza e la dignità della sua vocazione ed allo stesso tempo della sua profonda responsabilità affinchè i valori della vita, della pace, del bene nelle sue diverse forme, non vengano offesi.
Il Creato quale “Vestigia Dei”, assume una propria dignità
L’opera della Creazione è opera di Dio e come tale ne porta traccia. La Bibbia afferma tale verità in diversi passi, tra i quali il versetto del Salmo 33,6: “Dalla parola del Signore furono fatti i cieli”, e tra gli scritti del Nuovo Testamento leggiamo nel Prologo del Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio …Tutto è stato fatto per mezo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste…e il mondo è stato fatto per mezzo di lui”.6 Si può affermare che la rivelazione presenta dell’intero universo, una struttura logica, da Logos, cioè il Verbo, e una struttura iconica da eikon, in quanto il Verbo immagine del Padre. Tutta la creazione porta in sé le vestigia Trinitatis, in quanto creata dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Le singole creature portano anch’esse questa struttura logica-iconica in quanto create da Dio ma le singole creature non sono soltanto parole del Verbo con il quale Dio si rivela alla intelligenza dell’uomo, ma sono anche doni, doni fatti per l’uomo. La Creazione non rivela soltanto l’onnipotenza e la sapienza di Dio, bensì ne rivela soprattutto il suo Amore che, creando dal nulla, dona l’esistenza ad esseri differenti da lui e tra loro. Creare significa donare e dona colui che ama. Tutto il Creato prende parte al piano di salvezza operato da Dio. Tutta la creazione, infatti, possiede la sua propria bontà e perfezione, ma non è stata creata da Dio interamente compiuta ma è creata in “statu vitae”, verso cioè una perfezione ultima alla quale Dio l’ha destinata, ma che ancora deve essere raggiunta. Le singole creature, volute nel proprio modo d’essere, riflettono, a modo proprio, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio. Per questo l’uomo è chiamato a rispettare tutto il creato e a usarne in modo appropriato e ordinato per evitare disordini e conseguenze nocive agli altri uomini e all’ambiente. L’ordine e l’armonia risultano dalla diversità degli esseri viventi e dalle loro relazioni che sono lette dall’uomo come le leggi della natura. Nel creato infatti vi è una gerarchia che va dal meno perfetto al più perfetto che è per l’appunto l’uomo. L’uomo è al vertice di tale gerarchia ma, come già detto, tale superiorità non lo abilita a spadroneggiare e dequalificare il creato, bensì lo responsabilizza a custodirlo e condurlo a pienezza. L’uomo è il custode della belleza, della bontà e della verità del creato, ne è il cultore ed il cantore per eccellenza. Accolto come un dono e contemplato nella sua bellezza, bontà e verità, il creato diventa per l’uomo luogo di meraviglia e di amore. Si guarderà alle 6 Gv. 1,1-2. 10; Letizia Franzone 21 cose come si guarda a ciò che fa vibrare il cuore: il sorgere maestoso e timido del sole al mattino…il suo chinarsi nel vespro della sera…, l’allegria dello sbocciare dei fiori tra il quotidiano degli uomini…il loro profumo inebriante che sembra sorridere alle loro fatiche…, il festante canto degli uccellini al mattino che ricordano di lodare il Creatore…mentre alla sera ne salutano dolcemente il giorno…, si gioirà della brezza sottile del vento che ti racconta dell’infinito mare…mentre il suo luminoso orizzonte ti apre lo sguardo all’infinito Amore… Tutte le creature si accoglieranno come esseri creati dallo stesso Signore. Con questa consapevolezza come non potranno amarsi e rispettarsi? Ogni cosa creata ci parla di Dio e del suo Amore per ognuno di noi: come un appassionato amante che compie prodigi per la sua amata…così è Dio per noi.
Il male: assenza del bene
La questione del male in tutte le sue manifestazioni: dolore, malattia, violenza, ingiustizia ecc. è una delle realtà che più interroga l’uomo credente e non, lasciandolo perplesso di fronte alla sua illogicità. Il male infatti non lascia nessun uomo indifferente poiché è una realtà che turba il cuore e l’intelligenza ponendoci di fronte agli estremi interrogativi: “Perché il male?” “Da dove viene?”. Di fronte a questi e simili altri interrogativi, l’uomo di ogni tempo si è posto e si pone in diversi atteggiamenti per cercare di dare una possibile risposta e, ancor più, un senso. Tra gli atteggiamenti classici emergono quelli di accusa contro Dio, come se ne fosse il responsabile o comunque ne rimanesse indifferente di fronte alla sofferenza del mondo, soprattutto di quella degli innocenti. Altro atteggiamento classico che nasce in contrapposizione al primo, è quello apologetico che a difesa di Dio esordisce con la categoria della permissione: Dio non vuole il male ma lo permette. Vi è la posizione filosofica della teodicea che, più di cercare la risposta alla domanda, è preoccupata di chiarire la realtà di Dio in sé. Diverse le posizioni e opposte tra loro ma paradossalmente accomunate da un eguale errore: parlano di Dio, magari in terza persona, Egli, ma non parlano con Dio. La questione del male con i suoi interrogativi non è competenza della Filosofia o della Apologetica, bensì della Teologia. Non è sbagliato o colpevole porsi la questione del perché, ma bisogna tener conto di un dato fondamentale. La filosofia è più preoccupata a cercare un Dio in sé, la teologia invece parla di I conflitti che offendono la dignità dell’uomo e del creato 22 un Dio con noi. La Bibbia ci presenta un Dio che dialoga con l’uomo, ci presenta episodi nei quali l’uomo grida il suo dolore a Dio, vedi Giobbe, e lo stesso Gesù. L’errore, di molti uomini credenti e non, è proprio quello di opporre la questione del male al discorso di Dio e non invece affrontarlo con Dio. Prima che sia l’uomo a scandalizzarsi del male è Dio stesso che se ne scandalizza! L’errore non è gridare a Dio il dolore ma è quello di rimanere in silenzio senza Dio. Il Dio della fede è il Dio che non resta ai margini del dolore umano, come spettatore magari commosso, ma Lui stesso ne attraversa la via: la Croce, Dio scende nell’umanità prendendo su di sé il male, frutto di una libertà bisognosa di redenzione, e sulla Croce lo combatte e lo supporta, vincendolo con la Resurrezione. Il dato fondamentale da chiarire, di cui sopra si accennava, consiste proprio in questo, la prospettiva della questione cambia, non si va in cerca del perché, senza Dio: contro di Lui, o in difesa di Lui, o parlando di Lui…ma si affronta la realtà del dolore con Lui. Nelle sofferenze degli uomini, in tutte le varie forme, Dio soffre con l’uomo e attraversa insieme a lui la via del dolore con lo stesso suo sentire. Il grido dell’uomo a Dio con tutte le sue domande deve trasformarsi in un dialogo con il Tu di Dio, coinvolgendolo nella propria vicenda, chiedendogli di portare insieme il peso. Il luogo del dialogo con Dio nel dolore diventerà luogo di conoscenza maggiore di Dio, accadrà come accadde per Giobbe di scoprire più chiaramente il volto di Dio: “Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno visto” (Gb. 42,5). Dentro lo spazio di questo silenzioso dialogo si comprenderà che non bisogna abituarsi al male; il male in tutte le sue manifestazioni va combattuto, ma non con le sue stesse armi e nemmeno da soli, esso va vinto con l’arma invincibile dell’Amore Crocifisso, l’Unico capace di cambiare il male in Bene.
Il valore della Pace
La radice del termine pax, pak, significa: fissare, legare, unire, saldare, contrapponendosi al termine bellum, guerra. ll termine “Pace” per la concezione biblico – cristiana, non significa solo non violenza, bensì assume un significato più completo intendendo per pace la pienezza d’Amore per l’altro. Letizia Franzone 23 Il valore della Pace non riguarda solo l’ambito religioso bensì è un valore connaturale alla persona in quanto tale. La Costituzione italiana, evidenziando il valore della dignità umana, rileva tutti gli altri valori ad esso connaturali, quali quello dell’Unità, della Pace, ecc. Il ripudio della guerra citato nell’articolo 11 della Costituzione italiana, costituisce un principio fondamentale anche nel diritto internazionale attuale. Esso è sancito nella Carta delle Nazioni Unite all’art. 2 par. 4, in cui si afferma che “I membri devono astenersi, nelle loro relazioni internazionali, dalla minaccia o dall’uso della forza”, un principio universalmente riconosciuto tanto nei trattati internazionali quanto nella prassi degli Stati successiva alla seconda guerra mondiale, con l’annesso obbligo di “risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici” (ex art. 2 par. 3). Il valore della Pace, dunque, è ribadito ed esortato nei diversi ambiti della vita dell’esistenza umana: culturale, politico, sociale. Tuttavia, anche se oggetto di riflessione in ambiti laici, la Pace in prima istanza, nel suo pieno significato, è oggetto di riflessione teologica in quanto essa è dono del Cristo Risorto. Gesù Risorto si presenta agli apostoli la sera di Pasqua e dice loro: “La pace sia con voi”7 . Questa pace è la piena comunione con Dio, frutto del sacrificio redentivo di Cristo. Soltanto accogliendo e vivendo questo dono di Dio l’uomo potrà essere un autentico uomo della pace, altrimenti potrà divenire, al massimo, una persona che evita i conflitti, ma che non saprà perdonare… La diversità sostanziale, che poi fa la differenza consiste per l’appunto in questo punto nodale del concetto di Pace. L’autentica pace non è soltanto il frutto dell’astensione alla violenza, bensì è quel valore per cui si ama e si ama sempre e comunque…quel dono di Dio che ti dà la forza di amare anche i nemici e di saperli perdonare. Questo concetto non dà adito certo alla violenza o alla deresponsabilizzazione dei cristiani nella ricerca della giustizia e del bene, bensì realizza quello stato di maturità personale dal quale emergerà un certo stile di vita, di pensare e di agire che distingue l’operatore di pace. “Se è possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti… Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm 12, 18. 21).
Letizia Franzone