Fedele da tante stagioni ad un appuntamento non scritto, il grande Umberto Orsini è tornato ancora una volta al Teatro Stabile di Catania, pronto a ricevere l’abbraccio e l’applauso del pubblico etneo. Innovativa interpretazione della commedia pirandelliana “Il giuoco delle parti”, riproposta nell’adattamento firmato dal regista Roberto Valerio, dallo scenografo Maurizio Balò e dallo stesso Orsini. Insieme a lui agiranno sul palcoscenico Alvia Reale, Michele Di Mauro, Flavio Bonacci, Carlo De Ruggeri e Woody Neri. Come si è detto, le scene sono firmate da Balò, i costumi da Gianluca Sbicca. L’allestimento, prodotto dalla Compagnia Umberto Orsini s.r.l, andrà in scena alla sala Verga fino al 23 marzo.
L’attore novarese già a metà degli anni Novanta aveva vestito i panni di Leone Gala: a dirigerlo in quell’occasione Gabriele Lavia, mentre Roberto Valerio è il metteur en scene di questa nuova produzione.
«Il mio primo incontro con “Il giuoco delle parti” – racconta il regista – accadde nell’ormai lontano 1996 quando venni scritturato da Lavia per il ruolo di un signore ubriaco. Essendo impegnato in scena solo per una manciata di minuti, trascorrevo la maggior parte del tempo dietro le quinte ad ascoltare tutte le sere quelle battute così articolate e complesse recitate dai miei colleghi; in particolare Orsini e il suo Leone Gala catturavano la mia attenzione e facevano volare la mia fantasia. Ecco – prosegue Valerio – posso dire che questa mia regia ha inizio in quei giorni, mentre ammiravo quello splendido spettacolo pensavo a come lo avrei realizzato io. A distanza di anni, il caso tanto caro a Pirandello, ha fatto sì che potessi metterlo in scena, oltretutto nel modo che avevo sempre desiderato: con Umberto Orsini come interprete di Leone Gala».
La vicenda della commedia è nota, i soliti tre: il marito, la moglie, l’amante. Lui, Leone Gala, s’è separato amichevolmente da lei e continua ad esserle ufficialmente legato mentre in realtà vive per conto proprio. Ogni sera, tanto per salvare le apparenze, passa dal portinaio della signora, domanda se c’è niente di nuovo e se ne và. Mentre l’uomo si diletta in cucina, la donna sceglie nuovi amanti e si annoia: la libertà di cui gode, infatti, le è concessa dal marito e ciò la irrita. Se almeno si disperasse per essere lontano da lei! Ma no, egli è tranquillo! La signora Gala, indignata, vuole farlo diventare attore e quando le si presenta una fortuita occasione – l’involontaria ma gravissima offesa fattale da un gentiluomo – progetta di mettere a repentaglio la vita del consorte, trascinandolo in un duello.
L’adattamento curato da Orsini, Valerio e Balò, cerca di andare oltre la commedia per ritrovarne il vero cuore nella novella “Quando si è capito il giuoco”, da cui il drammaturgo girgentano trasse il testo teatrale. Come spiega il regista, «è nei racconti brevi che troviamo il vero, intimo laboratorio artistico di Pirandello, è lì che egli crea i suoi personaggi – impiegatucci, piccoli funzionari statali, contadini – immersi nella realtà sociale “bassa” della Sicilia rurale, è lì che troviamo il Pirandello più genuino e diretto».
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