Premessa. Quello che propongo a voi lettori, con questa rubrica, é semplice: esplicare il contenuto delle immagini sacre. “Le immagini siano per chi è analfabeta, per chi non é in grado di leggere le Scritture”, diceva San Nilo il Sinaita. Le immagini, dal greco eikon (icona), quindi hanno secondo gli antichi Padri della Chiesa un contenuto catechetico: esse aiutano la predicazione del Vangelo. Il percorso che per il momento seguiremo non sarà secondo i periodi storici ma “liturgico” cioè proporremo di spiegare le opere secondo i tempi e le feste della liturgia.
«Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: “Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”» Marco 1, 6-8
L’OPERA – Questa miniatura risale al 1490-1500 e si trova nel Breviario posseduto dal cardinal Domenico Grimani (1461-1523). È conservato nella Biblioteca Marciana a Venezia. Raffigura Giovanni Battista seguito dalle folle che indica Gesù. Possiamo dividere l’immagine, secondo le tonalità del verde, in 2 scene: la prima popolata da Giovanni e le folle con sfondo verde scuro, nella seconda con sfondo verde chiaro troviamo Gesù. Sulla destra è rappresentato il giordano. Con queste due tonalità-differenze di colore l’autore ha voluto indicare la differenza tra il Battesimo nell’acqua del Battista e il Battesimo di Gesù.
IL VANGELO – “Viene dopo di me uno più forte di me […] vi ho battezzati con l’acqua, ma Egli (Gesù) vi battezzerà con lo Spirito Santo” (Mc 1,7-8). Il Battista indica alla folla che il meglio deve ancora venire. Questo lo rende l’uomo del desiderio. L’uomo è desiderio… di affetto, di confronto, di comunione con l’altro, di pace, di Dio. Bisogna far attenzione alla parola forte: la fortezza di Gesù non è una fortezza politica o economica: “Gesù è il più forte perché l’unico che parla al cuore, si rivolge al centro dell’umano” (E. Ronchi).
Riccardo Naty