Salute / Il morbillo in Italia in aumento del 230% da gennaio 2017. Il ministro Lorenzin: “Occorre più responsabilità da parte di tutti”

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Il Ministero della Salute ha richiamato l’attenzione sul morbillo in Italia. Sono stati segnalati, infatti, dall’inizio di quest’anno più di 700 casi di questa malattia e si è stimato un aumento del 230% rispetto ai casi segnalati durante lo scorso anno.
I giovani con età compresa tra i 15 e i 39 anni sono quelli più colpiti e a rischio. Le regioni che hanno segnalato più casi di morbillo sono state il Lazio, La Lombardia, il Piemonte e la Toscana.
Secondo il Ministero della Salute questa diffusione immediata della malattia è dovuta al numero sempre in crescita di genitori che rifiutano di vaccinare i propri figli nonostante ormai sia diventata una cosa indispensabile per evitare la contaminazione. Sono stati presi dei provvedimenti in alcune regioni ma senza risultati, dato che sono sempre maggiori i casi di morbillo.
Milena Lo Giudice, pediatra e componente del tavolo tecnico per le vaccinazioni dell’assessorato alla Salute di Palazzo d’Orleans, afferma che in Sicilia le “sacche di resistenza” più forti sarebbero collocate nelle aree del messinese e del catanese.
I medici raccomandano da sempre la vaccinazione contro il morbillo perché è ritenuto un virus molto pericoloso e se non preso in tempo e curato con i dovuti medicinali può diventare letale.

La vaccinazione contro il morbillo è annoverata tra le vaccinazioni gratuite e regolata da un Piano nazionale specifico già varato due anni fa. Il ministro Beatrice Lorenzin sottolinea come già nel 2015 la copertura vaccinale contro il morbillo nei bambini a 24 mesi sia stata dell’85,3% (con il valore più basso pari al 68% registrato nella PA di Bolzano e quello più alto in Lombardia con il 92,3%), ancora lontana dal 95% che è il valore soglia necessario a fermare la circolazione del virus nella popolazione.
Di conseguenza, la Lorenzin afferma che ci vuole una maggiore responsabilità a tutti i livelli da parte di tutte le istituzioni e degli operatori sanitari per rendere questa vaccinazione fruibile, aumentandone l’accettazione e la richiesta dei vaccini da parte della popolazione. Le amministrazioni regionali e le aziende sanitarie, così come pediatri e medici di base devono promuovere una campagna affinché ci sia un’ulteriore responsabilizzazione da parte dei genitori e delle persone non immuni, di tutte le età, in modo tale da non rinunciare a questa importantissima opportunità di prevenire questa malattia.

Michela Abbascià

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