Salute / Chi e perché può assumere cannabis terapeutica (prodotta dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze)

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L’impiego della cannabis per scopi terapeutici è da diversi anni, ormai, anche in Italia, una realtà. All’inizio è stato poco chiaro a chi fosse riservato e come poterla ottenere. Durante una primissima fase era possibile, esclusivamente, ritirare dall’estero alcuni farmaci sotto forma di spray orale. In un secondo momento  fu resa possibile la commercializzazione del farmaco anche in Italia, sebbene con le opportune cautele. Venne in seguito reso possibile anche allestire farmaci a base di cannabis nelle farmacie aperte al pubblico, previa prescrizione da parte di centri ospedalieri o specialisti e solo per curare un ridottissimo numero di patologie.

Solo nel 2014, però, è stato firmato, dal ministro delle Salute e dal ministro della Difesa, l’accordo finalizzato all’avvio di un progetto pilota, della durata di 2 anni, per la produzione nazionale di sostanze e preparazioni a base di cannabis. I 24 mesi decorrono a partire dal 30 novembre 2015, data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge.

Senza perderci in tecnicismi inutili, proviamo ad analizzare la situazione attuale grazie all’attuazione delle novità introdotte. Innanzi tutto va chiarito che, attualmente, il medico, può prescrivere la cannabis terapeutica soltanto per un numero limitato di patologie e purché queste non abbiano risposto ad altre terapie. Tra i principali impieghi troviamo: analgesia in patologie che provocano spasmi muscolari associati a dolore (sclerosi multipla); analgesia in dolore neurogeno cronico; trattamento della nausea e del vomito di natura chemioterapica e trattamento dell’anoressia e della cachessia in pazienti oncologici o affetti da Aids. In queste circostanze, il medico ha facoltà di prescrivere la cannabis terapeutica, che verrà preparata in farmacia. Per evitare abuso del farmaco, la prescrizione medica che il paziente dovrà presentare in farmacia sarà una ricetta “non ripetibile”, ossia una ricetta con la validità di una sola volta, che verrà conservata dal farmacista. La cannabis che si trova nelle farmacie, ed è questa la grande novità, viene coltivata, in Italia, presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Il farmacista, quindi, attenendosi pienamente al dosaggio e alla posologia prescritti dal medico, allestisce la preparazione e consegna al paziente una copia della ricetta, firmata e timbrata, grazie alla quale egli possa dimostrare la liceità della detenzione della sostanza stupefacente.

La cannabis potrà quindi essere assunta dal paziente con due modalità: per via orale, sotto forma di decotto, o per via inalatoria, mediante l’ausilio di un vaporizzatore. Gli effetti collaterali del farmaco, per quanto emerso fino ad ora, sono limitati e “trascurabili” rispetto ai benefici del trattamento. Tuttavia, qualora si presentassero effetti collaterali, il paziente stesso, il medico o il farmacista, dovranno redigere la scheda di segnalazione per le reazioni avverse che dovrà essere inviata all’Istituto Superiore di Sanità. Per poter fare il calcolo dell’incidenza delle reazioni avverse è necessario anche conoscere il profilo dei pazienti che hanno assunto il farmaco; per tale motivo, è stata redatta un’apposita scheda per la raccolta dei dati. In tale scheda, fondamentalmente, andranno riportati età, sesso del paziente e indicazione per la quale ne è stato fatto uso.

Al momento, l’Agenzia Italiana del Farmaco, Aifa, sottolinea come l’impiego della cannabis terapeutica sia un trattamento sintomatico e non una terapia risolutiva per nessuna delle citate patologie. I dati disponibili sono troppo pochi e ancora molto c’è da fare per avere un quadro preciso sul profilo di sicurezza ed efficacia.

Ad oggi, febbraio 2017, possiamo affermare che il progetto pilota ha avuto diversi risultati fondamentali. Innanzi tutto quello di garantire la produzione nazionale dei quantitativi di cannabis terapeutica sufficienti a soddisfare le esigenze dei concittadini malati. Importare la cannabis dall’estero, comportava una maggiore spesa per il paziente, notevolmente superiore a quella attuale. Inoltre, è stato reso più semplice l’approvvigionamento da parte dei malati poiché, fatta chiarezza sulla normativa, un numero di farmacie molto maggiore rispetto a prima allestirà la cannabis.

Annamaria Distefano

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