Con la salute non si scherza e il paziente ha diritto di ricevere cure scientificamente valide, parola di Rosario Brischetto. Questi i contenuti di un interessante incontro-dibattito, promosso dal Movimento ecclesiale di impegno culturale lo scorso 12 luglio nel salone delle conferenze della parrocchia San Paolo di Acireale. Stefano Figuera, responsabile del gruppo MEIC di Acireale, ha introdotto i lavori salutando i partecipanti e sottolineando l’importanza del rapporto medico-paziente e la necessità di curarne sempre più e meglio le singolari interazioni. A moderare l’incontro, la dottoressa Gaetana Sciuto, medico anestesista che, nel presentare i relatori dell’incontro, ha posto l’accento sul valore della salute come bene inestimabile da tutelare, per l’elevato impatto personale e sociale.
Salute / La testimonianza di Rosario Brischetto
Al centro di tutto il sistema bisogna porre il paziente, anello debole di una società che tende a fare della malattia un problema individuale. Lasciando altresì sempre più solo il malato come persona che soffre e che, invece, ha invece bisogno di essere ascoltata, compresa, curata. Proprio da questa necessità si sono sviluppati gli interventi dei due relatori: il dr Rosario Brischetto, medico internista, e il professor Carmelo Musmeci, presidente del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva di Acireale.
Il dottor Brischetto, nel suo magistrale intervento, ha sottolineato la necessità di puntare su una medicina basata su evidenze cliniche e prove di efficacia. Supportata da studi clinici solidi, trasparenti e condivisi con la comunità scientifica. Quindi dati scientifici metodologicamente inoppugnabili e non basati su semplici opinioni o sul semplice consenso di sedicenti esperti. Ricordando il giuramento di Ippocrate, ha sottolineato che il paziente ha il diritto di ricevere cure scientificamente valide e il medico ha l’obbligo di prescrivere cure validate dalla ricerca scientifica.
Salute / La testimonianza di Rosario Brischetto: la medicina e la scienza posseggono la verità?
La risposta è no. Citando Bertrand Russel, il relatore afferma che “la conoscenza umana è incerta, inesatta e parziale”. La certezza assoluta e definitiva è estranea alla scienza, ma il metodo sperimentale ne garantisce la plausibilità. La ricerca scientifica percorre un sentiero stretto e difficile e avanza per congetture e confutazioni basate sul metodo sperimentale: problemi, teorie, verifica sperimentale. Il metodo scientifico di Galilei – osservazione di un fenomeno, formulazione di una teoria per spiegarlo, progettazione di un esperimento per verificare la teoria, conferma o smentita dell’ipotesi – consente di distinguere le opinioni dalle evidenze grazie alla verifica sperimentale. In sostanza, come affermava William Osler, “la medicina è una scienza incerta e fa della probabilità un’arte”.
Salute / La testimonianza di Rosario Brischetto: come uscire dall’incertezza?
Ancora una volta ci viene incontro Galilei. Tramite il metodo scientifico applicato alla medicina attraverso l’osservazione, la formulazione di una ipotesi, la verifica sperimentale, l’elaborazione di una teoria. Verifica sperimentale che deve essere ripetuta, ripetibile e controllata. Musmeci ricordava la lezione di Augusto Murri: dubbio sistematico e ricerca delle prove. Nello stesso tempo il dovere della verità è da accompagnare al dovere dell’empatia. “Vieni per essere guarito, se non guarito almeno curato, se non curato almeno consolato”.
Ma nella buona medicina basta l’empatia?
L’empatia è importante, ma non basta. L’umanità e la solerzia del medico non sono sufficienti, da sole, a fare la buona medicina: è indispensabile la competenza. Oggi si parla di medicina personalizzata: il farmaco giusto per la persona giusta al momento giusto. Da qui una medicina basata sulle evidenze, una medicina interpersonale, una medicina personalizzata, una medicina di precisione. Porre la massima attenzione alla disinformazione medica su internet e ai rischi reali che il paziente corre quando va incontro a false notizie (fake news), consigli interessati, medicinali miracolosi, opzioni terapeutiche che allontanano il paziente dalle cure adeguate. Il professor Musmeci, partendo dall’esperienza della pandemia da COVID 19, che a tutt’oggi stiamo vivendo, sottolinea gli insegnamenti e le raccomandazioni:
- Il Sistema Sanitario, nelle sue accezioni costituzionali fondanti (art. 32 della Costituzione Italiana), deve tornare ad essere unico.
- Il territorio deve essere potenziato; ove necessario si riaprano gli Ospedali di Comunità.
- Si deve tornare ad una medicina di prossimità attraverso cui il paziente , esaurito il periodo di acuzie in ospedale, venga effettivamente seguito nel suo domicilio, o comunque in strutture appositamente assistite.
Citando Silvio Garattini, si ricordava che il primo compito della medicina è “evitare le malattie” e, invece talvolta la Medicina ha tradito le sue finalità diventando commerciale. La frettolosa modifica del titolo V della Costituzione (anno 2001) ci ha regalato 21 sistemi sanitari diversi dove non sempre il LEA (livelli essenziali di assistenza) vengono garantiti.
Cosa è successo in Sicilia e a livello del comprensorio di Acireale?
Alla domanda posta dal Tribunale dei Diritti del Malato (TDM) se la “medicina produca più salute”, la risposta amara è che produce salute solo per chi può pagarsela. La fotografia che Musmeci palesava per la Sicilia sottende un disequilibrio tra il sistema sanitario pubblico e quello privato. Quest’ultimo molto favorito a scapito del primo. Ciò si evidenzia in particolare attraverso due nodi: la tendenza ad accreditare strutture private, convenzionate, per erogare gli stessi servizi del pubblico e il costante indebolimento delle strutture pubbliche attraverso tagli e chiusure. A livello del comprensorio di Acireale, Musmeci ha ricordato come, prima del Covid, il bilancio non era certo positivo. Rilevando un CUP (sistema di prenotazioni visite) inesistente, attese estenuanti solo per prenotare un esame, una visita specialistica o anche un intervento, con ritardi che nei casi più fortunati sfioravano i tre mesi.
Le alternative per i pazienti: il privato a pagamento o l’intramoenia (anch’essa a pagamento)
Esplosa la pandemia anche in Sicilia, nell’ottobre del 2020 l’ospedale di Acireale diventa COVID. Di fatto, vengono sospesi tutti gli altri servizi. Nonostante le posizioni contrarie del TDM di Acireale e dei sedici sindaci del territorio della zona jonico/etnea, la decisione viene resa esecutiva dall’Assessorato regionale alla salute. Purtroppo, sottolinea Musmeci, a distanza di tempo si evidenzia che il Covid Hospital di Acireale è stata e rimane una scelta inutile e dannosa. Tanto che dopo cinque mesi si parla di dismissione. Tra l’altro, i servizi promessi stentano a partire. Un esempio eclatante: in radiologia giace negli scatoloni l’ecografo che serve per completare l’indagine mammografica.
Tutto negativo?
No. Va senz’altro evidenziato in positivo l’iter relativo al piano di vaccinazione anti COVID e il servizio tamponi nell’HUB Tupparello. Positivo il riscontro delle persone che hanno usufruito di tali servizi. L’incontro, che ha visto la partecipazione di numerose persone, si è chiuso con una nota di speranza che, come diceva Pietro Metastasio (Zenobio, atto II) “mantien in vita qualche infelice almen”.
Carmelo Agostino