C’è chi lo fa per lavoro, chi vuole eliminare nomi o ricordi legati all’ex partner oppure chi desidera cancellare le tracce di un vecchio disegno ormai sbiadito. I pentiti del tatuaggio in Italia non mancano: secondo i dati raccolti dall’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) – che informa con questo comunicato – solo nel 2014 le rimozioni di tatuaggi sono state 12mila.
«Togliere un tatuaggio è molto più difficile che farlo, e non sempre è possibile riuscirci – afferma Luca Siliprandi, chirurgo plastico vice presidente di Aicpe -. I tatuaggi si fanno spesso da giovani senza pensare che è un segno che ci accompagnerà per sempre. Molti si stufano, cambiano gusti e passioni e quindi decidono di cancellare il disegno o la scritta. Alcuni lo fanno per lavoro: non avere tatuaggi o piercing è obbligatorio per chi decide di entrare nell’esercito o corpi di polizia, carabinieri, finanza».
Ci sono alcune cose che chi decide di rimuovere un tatuaggio deve sapere: punto primo, la completa scomparsa non è sempre possibile. «Il laser non sempre cancella del tutto il tatuaggio, così come la gomma cancella il segno di una matita; l’efficacia del trattamento dipende da colore, profondità, densità e tipo di pigmento e dal fototipo del paziente, cioè dal colore della sua pelle (bianca, olivastra, nera)» afferma Siliprandi.
Secondo, rivolgetevi solo a professionisti esperti del settore, in grado di proporre tecniche moderne. «Al momento la tecnica più efficace è rappresentata dai laser q-switchati (laser Q-S), strumenti che producono un impulso laser di brevissima durata (nanosecondi, alcuni miliardesimi di secondo) – dice il vicepresidente di Aicpe -. Questo distrugge le cellule entro le quali sono accumulati i granuli di pigmento, spezzandoli in frammenti più piccoli (diametro variabile da 10 a 100 millesimi di millimetro) che vengono smaltiti nei liquidi corporei o da cellule migranti nel corso dei giorni e delle settimane successive. Ripetuti trattamenti, distanziati da un congruo periodo di tempo (in genere 45 – 60 giorni) per consentire la spontanea rimozione dei pigmenti, consentono di perseguire la progressiva scomparsa del tatuaggio».
Terzo, calcolate bene i tempi, perché rimuovere un tatuaggio è un processo lungo: sono necessarie diverse sedute distanziate di circa 6-8 settimane. L’esposizione della cute trattata al sole o a lampade abbronzanti dev’essere evitata almeno per un mese, avendo cura, nelle corso delle prime esposizioni, di utilizzare creme a filtro solare ad alta protezione (filtri 30+-50+).
Quarto, è difficile sapere in anticipo quante sedute serviranno per rimuovere un tatuaggio. Nei casi più facili variano da 3 a 5, mentre in quelli più difficili si arriva a 8-12 sedute. In una minima percentuale di casi il trattamento può essere insoddisfacente. Dipende da diversi fattori: il tipo di tatuaggio (quelli professionali sono normalmente più difficili da rimuovere a causa della maggior profondità del pigmento e della sua elevata densità); il colore (il verde, l’azzurro e soprattutto il giallo, sono molto difficili (a volte impossibili) da rimuovere, mentre il rosso, in alcuni casi, può scurirsi, per effetto di eventuali materiali ferrosi presenti nel pigmento). I tatuaggi più vecchi sono più facili da eliminare rispetto a quelli più recenti, perché il corpo ha già eliminato una parte del pigmento.>
Quinto punto, la durata di ogni singola seduta dipende dalla superficie del tatuaggio da rimuovere. Una superficie di 4 centimetri di lato viene trattata in una decina di minuti.
Sesto, i tatuaggi cosmetici (sopracciglia, labbra, areole, camouflage di cicatrici) di colore rosa-marron-arancio, devono essere trattati con molta prudenza, effettuando test su piccole aree prima di procedere al trattamento completo, in quanto «contengono zinco e ossido di titanio e se trattati con il laser Q-S possono annerirsi irreversibilmente» dice lo specialista di Aicpe.
Settimo, il paziente può interrompere il trattamento di rimozione in qualsiasi momento, consapevole però che in questo modo il lavoro non è completato.
Ottavo, il trattamento con laser Q-S è doloroso. Per ridurre il dolore viene di norma applicata della crema anestetizzante 30 minuti prima della seduta e durante il trattamento applicato del ghiaccio sulla cute.
Nove, la rimozione è più problematica per chi ha la pelle scura. «Chi ha la pelle olivastra, mulatta o nera o comunque di colore più scuro del tatuaggio da rimuovere corre un forte rischio di alterare la pigmentazione – spiega Siliprandi -. La rimozione è sconsigliata anche a chi ha la tendenza a sviluppare cicatrici ipertrofiche o cheloidee, a chi presenta infezioni attive della pelle. Attenzione invece a terapie farmacologiche o con farmaci foto sensibilizzanti.
Decimo, dopo il trattamento si formano sulla pelle delle bollicine. È indicato trattare la pelle con unguenti antibiotici e applicare una medicazione occlusiva con garza vaselinata per uno o due giorni, fino alla formazione delle croste.
Infine, si deve sapere che, in corrispondenza del tatuaggio rimosso, potrebbe rimanere una sorta di ombra chiamata “fantasma del tatuaggio”. Può durare alcuni anni o anche per sempre.