La salute è un diritto di tutti (articolo 32 della Costituzione) ed il Sistema Sanitario Nazionale è nato nel 1978 allo scopo di tutelare la salute di tutti secondo principi di universalità, uguaglianza e equità. Una grande conquista di civiltà, che il mondo ci invidia. Questi i principi. Ma da parecchio tempo, nella vita reale, chi ha necessità di rivolgersi al Servizio Sanitario Nazionale si trova spesso di fronte a grandi difficoltà. Non occorreva certo l’accorato appello di decine e decine di scienziati, su cui rifletteremo a seguire, per ricordare le lunghe liste di attesa per le prestazioni specialistiche e per la diagnostica, che costringono spesso il cittadino a rivolgersi al professionista privato, a pagamento. Attese a volte interminabili al Pronto Soccorso, come anche carenza di strutture e di servizi sul territorio per gestire situazioni croniche che non richiedono ricovero ma semplice assistenza.
Anche il personale è in gravi difficoltà. Chi può si dimette e si dedica all’attività privata, certo più remunerativa, o va in pensione. Col risultato che nelle strutture pubbliche mancano medici e soprattutto infermieri (6,2 per 1000 abitanti in Italia, a fronte di una media di 9,2 per 1000 abitanti nei Paesi dell’OCSE), e quelli che restano devono garantire turni di servizio massacranti e lavorare in condizioni spesso disagiate. Elementi gravi e preoccupanti, sottolineati peraltro proprio recentemente anche ad Acireale da Carmelo Agostino nel suo intervento a nome di Azione Cattolica e MEIC nell’ambito di un importante incontro relativo al dibattito sull’Autonomia differenziata.
Situazione sempre più difficile che legittima le preoccupazioni sulla futura sostenibilità del SSN. Come ci siamo ridotti in questo modo?
La recentissima relazione della Corte dei Conti al Parlamento sulla gestione dei Servizi Sanitari Regionali, approvata il 14 marzo 2024 e riferita all’esercizio 2022-2023, fornisce in proposito numerosi spunti di riflessione. Dall’esame del documento si deduce che le risorse destinate alla Sanità Pubblica sono in Italia molto ridotte in confronto con quanto avviene in altri Paesi europei, anche se negli ultimi anni si è assistito a una certa inversione di tendenza. Il confronto è impietoso: la spesa sanitaria in Italia è pari a circa 131 miliardi mentre in Germania si spendono 423 miliardi e in Francia 271 miliardi (2022). La spesa per ogni cittadino è in Italia meno della metà rispetto alla Germania. E cresce la spesa privata per la salute, più che negli altri Paesi europei. Il finanziamento insufficiente della spesa sanitaria costringe le famiglie italiane a integrare per il 21,4% con risorse proprie la spesa sanitaria rivolgendosi al privato; questo fenomeno si limita il Germania all’11% della spesa e in Francia all’8,9%. Dunque in Italia il Sistema Sanitario Nazionale è sottofinanziato, e c’è veramente da meravigliarsi nel constatare che nonostante tutto continua a reggere. Per quanto tempo ancora?
Dagli scienziati, evidenza dei problemi di gestione del Servizio Sanitario Nazionale
Bisogna aggiungere che non vi è solo un problema di sottofinanziamento, ma anche di appropriatezza nell’uso delle risorse disponibili. Porre fine agli sprechi, basare le scelte gestionali e cliniche sulle evidenze scientifiche, combattere il fenomeno della “medicina difensiva”, implementare la medicina del territorio che se funzionasse adeguatamente ridurrebbe il carico di lavoro delle strutture sanitarie, e specie del Pronto Soccorso, garantendo una migliore qualità, accentrare la gestione delle situazioni complesse e ad alto consumo di risorse negli ospedali di riferimento, rinunciando alla comodità dell’”ospedale sotto casa”: sono solo alcuni aspetti di una necessaria rivoluzione culturale.
Bisogna inoltre considerare che il finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale deriva in gran parte dalla fiscalità generale; e questo è un problema in un Paese in cui vi è grande evasione fiscale (si calcola circa 100 miliardi l’anno), che pare un problema davvero irrisolvibile. E’ difficile tollerare senza indignarsi che tanti incalliti evasori fiscali possano attingere alle risorse del SSN, a spese di chi paga le tasse.
L’appello arriva anche dal mondo della scienza
Le preoccupazioni sul futuro del Sistema Sanitario Nazionale hanno indotto alcuni fra i più importanti scienziati italiani a pubblicare un accorato appello a difesa della sanità pubblica. L’appello è firmato da personalità quali Silvio Garattini, il premio Nobel Giorgio Parisi, Ottavio Davini, Enrico Alleva, Luca De Fiore, Paola Di Giulio, Nerina Dirindin, Franco Locatelli, Francesco Longo, Lucio Luzzatto, Alberto Mantovani, Carlo Patrono, Francesco Perrone, Paolo Vineis; un appello che proviene dal mondo della scienza, ma che dà voce alle preoccupazioni di tutti i cittadini. La premessa è che non possiamo fare a meno del Servizio Sanitario pubblico, che in Italia ha contribuito a creare, dal 1978 al 2019, il più marcato incremento della aspettativa di vita (da 73,8 a 83,6 anni) tra i Paesi ad alto reddito; ma “oggi i dati dimostrano che è in crisi: arretramento di alcuni indicatori di salute, difficoltà crescente di accesso ai percorsi di diagnosi e cura, aumento delle diseguaglianze regionali e sociali”.
Appello degli scienziati: le cause della crisi del Servizio Sanitario Nazionale
La crisi è dovuta a vari fattori: i costi dell’evoluzione tecnologica, i mutamenti epidemiologici e demografici, le difficoltà della finanza pubblica. Tutto ciò ha determinato il sottofinanziamento del SSN, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil, cioè percentualmente meno di quanto avveniva vent’anni fa. Continuare su questa china “ci spinge verso il modello Usa, terribilmente più oneroso (spesa complessiva più che tripla rispetto all’Italia) e meno efficace (aspettativa di vita inferiore di 6 anni)”. Per correggere questa situazione molte sono le possibilità di intervento sul piano organizzativo; “ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del Pil). Ed è urgente e indispensabile, perché un SSN che funziona non solo tutela la salute, ma contribuisce anche alla coesione sociale”.
Appello degli scienziati: necessità di un piano straordinario di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale
Motivo di particolare preoccupazione è rappresentato dal tema dell’autonomia differenziata: “La spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute”. “E’ dunque necessario – aggiunge il documento – un piano straordinario di finanziamento del SSN e specifiche risorse devono essere destinate a rimuovere gli squilibri territoriali. La allocazione di risorse deve essere accompagnata da efficienza nel loro utilizzo e appropriatezza nell’uso a livello diagnostico e terapeutico, in quanto fondamentali per la sostenibilità del sistema”. Senza dimenticare la necessità di implementare la ricerca, che non va vista come un onere, ma come una opportunità.
E, a proposito di appropriatezza nell’uso delle risorse, bisogna mettere al centro la prevenzione, autentico investimento e garanzia di risparmio di risorse per il futuro: “molto va investito, in modo strategico, nella cultura della prevenzione (individuale e collettiva)”. Una sanità pubblica efficace, cioè attenta ai risultati, e efficiente, cioè attenta all’uso appropriato delle risorse. E’ questo l’invito pressante e preoccupato che il mondo della scienza rivolge a tutti: politici, amministratori, operatori sanitari, cittadini.